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Neom, Arabia Saudita, 11 Gennaio. È ancora un giorno dolce e amaro. L’11 gennaio 2005 Fabrizio Meoni perdeva la vita durante la Atar-Kiffa, 11ma Tappa della 27ma edizione Barcellona-Dakar. Ieri è scomparso Hubert Auriol, oggi siamo ancora tristi. Ancora ricordi epici. Il bivacco è scosso. Non lo da a vedere, è sempre così. Ciascuno vive intimamente la propria tristezza, la esorcizza nel silenzio. La Dakar va avanti. È sempre andata avanti, anche quando perse il suo creatore nel terribile incidente di elicottero, la sera del 14 gennaio 1986 ormai alle porte di Gourma-Rharous.
È finita la Tappa Marathon. Ha vinto Ignacio Cornejo, che rimane quindi in testa alla corsa delle Moto con la Honda ufficiale, e non ha ancora vinto una sola Speciale Stephane Peterhansel, che continua a doversela vedere con l’unica insidia residua alla sua leadership, quella di Nasser Al Attiyah. Mentre Carlos Sainz, ritrovata la pace di rendimento con la navigazione, si diletta a mandare in scena una piccola, personale Dakar nella Dakar e taglia il traguardo al secondo posto, a vincere è ancora una volta Al Attiyah.
L’azione d’attacco del Principe del Qatar è solida ma non “distruttiva”, e la sua classifica si muove di poco. All’attacco e in testa alla Speciale dall’inizio alla fine, con la quinta vittoria personale di tappa il… vice campione 2020 riduce gli otto minuti di ritardo della vigilia agli attuali cinque. Di fatto, la corsa trasformata in un duello all’ultimo chilometro, resta invariabilmente aperta. E interessantissima, ovvio.
Tolti dalla lista Peterhansel e Al Attiyah, a quattro tappe dalla fine della Dakar delle Auto resta ben poco. O per meglio dire una specie di armata Brancaleone che si lecca le ferite e va avanti alla ricerca di un lampo di giornata. Tutti i giorni ci prova Al Rajhi, per poi finire con qualche piccolo disastro, e non abbiamo più il piacere di un seguire un outsider in agguato, come Mathieu Serradori, o un fuoriclasse all’assalto caparbio della sua prima vittoria alla Dakar, leggi il partito ormai preso di Sébastien Loeb.
Emergono dall’ombra di Peter e Nasser la figura di Joan “Nani” Roma, determinato a concludere una bella Dakar del debutto BRX, è quinto, e quei “medio-livello di circostanza” che si stanno mettendo in luce grazie ad una grande attenzione e regolarità di gara, è il caso di Jakub Przygonski, di Khalid Al Qassimi, di Martin Prokop e anche e soprattutto di Cyril Despres, che in coppia con Mike Horn sta facendo valere l’enorme esperienza del 5 volte vincitore della Dakar in Moto.
Neom, dunque. Piloti, Equipaggi e Assistenti sono di nuovo riuniti idealmente in quella che sarà la città futuristica vicino al Mar Rosso. È l’ultimo cambio di direzione della 43ma Edizione, d’ora in poi è rotta Sud alla volta di Djeddah, dove tutto è iniziato il 2 Gennaio. La tapa è sostanziosa, 700 chilometri, ma la speciale più corta, 370. Il problema è che gli effetti dell’usura vengono dal giorno prima, partenza da Ha’Il. In particolare per il problema delle gomme, che a cose “normali” devono durare almeno due giorni per i motociclisti, ma anche per i danni accidentali, per esempio una caduta o un urto, o gli imprevisti tecnici, meccanica, elettronica, assemblaggi.
Ne sa perfettamente qualcosa Toby Price, che ha squarciato la copertura posteriore della sua KTM il primo dei due giorni Marathon, e che per riuscire a terminare l’impegno si è dovuto ingegnare come ai tempi degli “Originals”, tamponando il processo di distruzione del pneumatico. Soluzione semplice, e a quanto pare efficace, una bella “ingessatura” di fascette di plastica. Un buon lavoro, ne è sorpreso lo stesso neo “Bush Mechanic”, che non solo ha portato a termine la fatica con un filo di tensione, ma è riuscito a concludere addirittura al secondo posto e a mantenere la stessa posizione nella Generale provvisoria. In altre parole, un grande spavento, ma tutto a buon fine, cioè con un grande risultato.
La Dakar agonistica perde altri due protagonisti. Oltre a Franco Caimi, che ha perso il motore della sua Yamaha il giorno prima, oggi è la volta di Xavier de Soultrait, dapprima alle prese con un analo problema di gomme e quindi fermato definitivamente da una brutta caduta. Ora Xavier è ospedale, ma solo per il… conto delle botte rimediate. Peccato, De Soultrait era stato in testa ed era quarto assoluto.
Ignacio Cornejo è primo, Honda, Toby Price secondo a un minuto, KTM, Sam Sunderland terzo a sei minuti, KTM. Se la Dakar delle moto resta anch’essa completamente aperta e impossibile sa decifrabile, è pur vero che si cominciano a vede maggiormente delineati almeno i contorni del podio. Kevin Benavides, Joan Barreda e Ricky Brabec sono infatti ancora “a tiro”, soprattutto per il grande potenziale di competitività che si deve riconoscere loro, ma siamo ormai nel girone finale, e i grossi sommovimenti possono venire solo da un malaugurato colpo di scena.
Intanto siamo in attesa di potervi dare buone notizie sulle conseguenze degli incidenti a CS Santosh e Pierre Cherpin. L’indiano è ancora addormentato ma le sue condizioni si direbbero sotto controllo. Il francese, caduto rovinosamente durante la prima parte della Tappa Marathon e soccorso da Chaleco Lopez, è tenuto in coma famacologico dopo essere stato sottoposto a un intervento chirurgico in conseguenza di un forte trauma cranico. Non si hanno notizie ufficiali, ma le sue costanti sarebbero buone e stabili, al punto che si attende di poter valutare le condizioni di un rimpatrio entro le prossime 24-48 ore.
© Immagini: “Nani” Roma Media, BRX, Red Bull Content Pool, X-raid, Toyota Gazoo Racing, ASO Médiathèque - DPPI, DPPI-Soldano, KTM, Honda, Rally Zone, Francesca Gasperi