Dakar 2020. Nuove misure e democrazia

Pubblicità
La Dakar dell’uguaglianza è un buon motivo per crederci. David Castera sembra intenzionato a passare alla storia come un Direttore Giusto. Macchine a tutta forza per risvegliare l’interesse locale
5 gennaio 2020

Jeddah, 4 Gennaio 2020. E Buonasera. Prima sera. Lasciare il palco di partenza è un po’ come rompere il ghiaccio. Mesi e mesi di lavoro e di tensioni varie finalmente a un punto fermo: quello della partenza.

Attorno al podio del cerimoniale la gente si conta con le dita di poche mani. Troppo poca gente, neanche l’ombra ideale di quello che si scatenò al primo podio, e ai seguenti, della Dakar sudamericana. Nessuna scena di delirio. Pochi spettatori e curiosi è peggio che nessuno, perché potrebbe essere preso come il manifesto dell’indifferenza. Evidentemente gli interessi più eccitanti, da queste parti, sono altri, o forse bisogna aspettare che la platea si scaldi. Che capisca, che si renda conto.

 

Molto Nuova

Questa è una Dakar nuova sotto molti aspetti. Una Dakar molto nuova. A noi interessano molto di più gli aspetti non strombazzati di quelli che sono da tempo sulla civetta del Rally.

Per esempio che gli organizzatori sono gentili. Spendono più tempo, tutti, da Castera all’ultimo dei commissari o addetti, con chi della Dakar è l’anima, i Concorrenti. I francesi alla scuola araba imparano. E stanno attentissimi. Per quasi tutti è un’esperienza nuova e inedita, non di quelle che si fa presto a prenderci le misure. Solo capire è un problema…

 

Naviga su Automoto.it senza pubblicità
1 euro al mese

Pesi e Misure

È la Dakar della “giustizia”? L’onda nuova di David Castera, in parte sperimentata in Marocco, si basa su una potente azione “Antitruffa & Antifurbi”. Bello. Serve per livellare maggiormente, per non favorire o per ridurre al minimo i favori e i favoritismi. Gli onesti avranno vita più facile. Non perché portano in dote la Qualità ma perché, da onesti, sono abituati a soffrire e lavorare. Ecco alcune misure “vitali” della nouvelle vague Castera.

Telefoni in scatola. Non sul cruscotto o in tasca. Radio trasmittenti e satellitari banditi. No GPS indipendente. Quello ufficiale, installato dagli organizzatori. Basta. Il confine tra lecito e illecito è sempre la sicurezza. Basta anche Map Men. In molte delle 12 Tappe il road book verrà consegnato al mattino, pochi minuti prima della partenza. Va da sé che il libro delle note, di cui si è sempre parlato molto, è atteso a un ulteriore upgrade di edizione e precisione. Nessuno specialista di Google Map è più “conveniente”. Non è solo democrazia per la dignità dei non ufficiali o non ricchi, è anche sicurezza. Meno informazioni, meno velocità, è pacifico.

Basta anche con le “note accessorie”. L’anno scorso Kevin Benavides venne penalizzato pesantemente perché aveva la Moto coperta di “pizzini”. Se l’è cavata a cose fatte, mesi dopo, perché la sanzione aveva in qualche modo preceduto la ancora approssimativa norma di legge, e l’argentino è tornato al 5° posto. Da quest’anno la regola è chiara e le penalità saranno applicate alla prima. Nessun post-it su moto e auto, accessori e abbigliamento.

 

"Ricognizioni" Vietate

Una cosa importante. L’Arabia Saudita è nuova per quasi tutti, si diceva. E fino a poco tempo fa ottenere un visto turistico era roba da sognatori o petrolieri. Quindi si può ragionevolmente supporre che nessuno sia andato a provare nel deserto arabo. Meno “ricognizioni”, più giustizia. E più sicurezza. Ci sono stati “esploratori” sfacciati e schifosi, nel passato sudamericano. Talvolta l’hanno fatta franca, altre volte l’hanno pagata “indirettamente” cara. Adesso si parte tutti sullo stesso piano. Beh, a meno di non essere nati qui, tipo Al Rahji, o esserci venuti a giocare da piccoli, tipo Al Attiyah. Ecco due favoriti in ogni caso.

Neutralizzazione. Una volta voleva dire benzina e solo per le moto. Adesso tutti avranno il diritto, e prima ancora il dovere, di fermarsi e di ripartire nell’ordine di arrivo alla sosta obbligata. Più riposo, più sicurezza, è pacifico.

Controllo. Sulle auto “top” verranno montate delle video camere a uso e consumo degli organizzatori. Non per lo show, saranno i poliziotti on board, i segugi di Castera & Co. a caccia di furbastri.

La grande differenza, tuttavia, la farà ancora una volta il terreno e la navigazione, la sabbia e l’uniformità dei paesaggi dal punto di vista delle “rotte”. Immaginate che le prime tappe saranno un condensato di parametri da mettere bene a fuoco. Tante piste, percorsi sabbiosi. Già nei primi giorni sarà possibile assistere a qualche colpo di scena. E poi il freddo, l’abbiamo detto.

 

© Immagini ASO/DPPI/Delfosse/Flamand/LeFloch – X-raid – RedBull Content Pool

Argomenti

Ultime da Dakar

Pubblicità