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Wadi Al Dawasir, Arabia Saudita, 12 Gennaio 2020. La settima Tappa, Riyadh-Wadi Al Dawasir, quasi 750 chilometri, non è né quella della vittoria di Kevin Benavides e Carlos Sainz, né il passo avanti in classifica di Brabec e del Matador. È il giorno funesto della morte di Paulo Gonçalves. È il giorno in cui tutto conta un po’ meno e in cui sembra quasi futile parlare e pensare di corsa.
Non è il primo e, immagino, non sarà l’ultimo dramma. State tranquilli, c’è già chi è andato ad aggiornare la lunga lista delle tragedie alla Dakar. È il mesto contorno del Rally che un momento vorrebbe fermarsi, e poi va avanti, della passione che soverchia ogni altro tipo di freno, della serie di circostanze che ogni volta sembrano giocare per e contro, del materializzarsi del fantasma della morte, di elementi, episodi, circostanze che si sommano e si alternano in una sarabanda di gratuito, inutile cinismo. Se e ma… al solito.
Carlos Sainz mette il suo terzo sigillo sulla Corsa delle Auto. Seguendo un copione non troppo originale e avvincente precede, sul traguardo di Wadi al Dawasir, Nasser Al Attiya e Stephane Peterhansel. Due minuti ciascuno di distacco. Quanto basta per chiarire senza fare tanto chiasso. Se proprio si vuole cercare lo “scoop” del giorno potremmo rilevare il quarto posto di Bernhard Ten Brinke, Toyota, che torna finalmente farsi notare dopo una prima parte di Dakar non certo esaltante.
Allo stesso tempo dobbiamo allora dare a Cesare quel che è di Cesare, e riconoscere nelle belle gare di Yazeed Al Rajhi e di Fernando Alonso la conferma di due autentici upgrade. Il saudita ha fissato in positivo il proprio valore smettendo di distruggere macchine, e l’asturiano è entrato effettivamente nell’élite dei Piloti “dakariani” (nel contempo portando alla promozione anche Marc Coma in qualità di navigatore), con un’autorevolezza che giustificatamente inaspettata.
La classifica generale delle auto, parliamo dell’evoluzione del podio, vede in sempre maggiore difficoltà Peterhansel e Fiuza, al terzo posto e ormai a venti minuti, e la frustrazione di Al Attiyah e Baumel che non riescono a rimettere la Toyota detentrice davanti alla Mini JCW di Sainz e Cruz. Decisamene il livello di competitività della Macchina tedesca è ormai un riferimento fisso, soprattutto sui terreni più adatti alla “sveltezza” delle due ruote motrici. Sainz può contare su un “confort” di dieci minuti su Al Attiyah, poco se non fosse che si direbbe trattarsi di un vero e proprio trend.
La Gara delle Moto è in sospensione e lutto. Moralmente è un giorno perso, rappreso in uno status che incide sullo spirito e sul rendimento di tutti i Piloti, chi più e chi meno ma tutti. L’idea era quella di un bel lavoro di Squadra di Honda, a riscatto dei singoli e a supporto della corsa di Brabec, leader sicuro del Rally. Visti gli ordini di partenza era anche un programma relativamente comodo.
La Tappa quindi si è immediatamente sviluppata sugli attacchi a distanza di Barreda, che ha pur bisogno di far risalire le sue quotazioni in caduta libera, e di Kevin Benavides che, cambiato il motore alla giornata di riposo, apre un capitolo totalmente diverso della sua partecipazione. La scusa buona era ed è sempre quella di dare il massimo supporto alla gara dell’americano loro leader e in predicato di rompere, finalmente, un incantesimo e una serie.
Inizialmente dichiarato vincitore, Barreda si è visto poi retrocedere per la restituzione a Benavides del tempo trascorso vicino a Paulo Gonçalves. Pochi minuti, ma quanto basta per dare all’Argentino la soddisfazione del successo, pur in un giorno tristissimo, e per rimandare il giorno buono di Barreda.
Anche a Toby Price gli organizzatori restituiscono il tempo che l’australiano ha dedicato a rispondere all’appello d’aiuto di Gonçalves. Circa ottanta, inutili minuti, che la dicono lunga sullo spirito del Campione in carica incapace di mettere l’ipotesi di difesa del Titolo al di sopra di uno slancio dello spirito. Price, all’arrivo, è sconsolato e impotente, lontano anni luce dal contesto agonistico per cui è in Arabia Saudita. Lo stesso vale per Stefan Svitko, che per lungo tempo non è riuscito a ripartire inchiodato emotivamente sulla scena del dramma.
Price è alla fine classificato al settimo posto, otto minuti da Kevin Benavides e dietro anche, nell’ordine, a Barreda, Walkner, Luciano Benavides, Ricky Brabec e Ignacio Cornejo.
Ricky Branec è ormai solo in testa al Rally. A 24 minuti resiste Pablo Quintanilla, poi un pugno di Piloti sulla stessa linea a circa mezz’ora, Cornejo, Price, Barreda e Walkner. Difficile pensare che corrano per qualcosa di più di un posto sul podio finale.
Vittorie di Simon Vitse nella gara dei Quad, di Hildebrand tra gli SSV, di Karginov tra i Campion. Rispettivamente, lo Yamaha di Casale, il Can-Am di Currie e il Kamaz di Karginov in testa alla Dakar dopo sette tappe. Solo la classifica degli SSV non trova pace. Lopez è di nuovo all’inseguimento.
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