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Riyadh, Arabia Saudita, 10 Gennaio 2020. Ecco un giorno in cui le acque della storia si separano abbastanza da lasciar passare una prospettiva verosimile, attendibile. La sesta e ultima tappa della prima settimana di Dakar numero 42 riserva un colpo di scena niente male, anzi due, di quelli che fanno gridare al verdetto. In questo caso alla sbarra c’è la Gara delle Moto.
Toby Price si è fermato a pochi chilometri dalla fine della veloce Speciale, al chilometro 425, cinquanta circa al traguardo. Per l’ufficiale KTM, che già aveva avuto vari rallentamenti nella seconda parte della Speciale lo stop, dovuto al cedimento della gomma posteriore, si è prolungato fino all’arrivo di Andy Short che gli ha passato la sua ruota. Tanto è bastato all’australiano per cedere allo scatenato Brabec, vincitore per la seconda volta di una Tappa, oltre un quarto d’ora.
È il colpo di scena che ridimensiona fortemente, ma non annulla certo, le ambizioni di Price, e di conseguenza quelle di KTM nella sfida lanciata da Honda. L’evento nasconde un altro stop clamoroso, quello di Kevin Benavides, Honda, che si è fermato poco più avanti di Price per la rottura del motore. Per l’argentino, che intendeva festeggiare il proprio compleanno in perfetta condivisione a 25 secondi da Brabec, la Dakar numero 42 diventa tabù.
Brabec, dunque, vince la Speciale della Tappa che si conclude a Riyadh dopo 830 chilometri, e batte nell’ordine Joan Barreda, tornato su un livello decente di competitività, Mathias Walkner e Pablo Quintanilla tornati anch’essi in lizza almeno per uno dei gradini inferiori del podio.
Disdetta per Giovanni Enrico, il cileno che era secondo nella gara dei Quad e che, analogamente a Kevin Benavides attende di essere rimorchiato.
Bella la gara di Gerini e Cerutti, abbondantemente nei 15 di giornata.
C’è ora un intero giorno per gioire moderatamente, per leccarsi le ferite e confermare o ripensare le strategie da mettere in atto nella seconda e ultima settimana di Dakar. Certo è che la situazione si delinea piuttosto nettamente in favore di Ricky “Rocky” Brabec, l’americano che si incarica ufficialmente di interrompere la serie di KTM, che dura da 18 anni, e di centrare l’obiettivo che Honda insegue faticosamente dal suo ritorno, 2013, sulla scena del Rally-Raid più duro del Mondo.
Poi, secondo la prima regola aurea della Dakar, resta ancora tutto da vedere.
Continua, invece, ritmata, sensuale e senza capriole la danza della Corsa delle Auto. Sembra un film di Almodovar, quieto e intenso. Il trenino inverte l’ordine dei suoi vagoncini e procede spedito verso metà Corsa, continuando a premiare la competitività delle Mini JCW Buggy aggiornate e la determinazione di Carlos Sainz.
Il Matador si era preso a cuore la faccenda e, proprio lui che aveva avuto l’onore di chiudere il ciclo di monopolio delle Peugeot, aveva digrignato i denti all’idea di un nuovo turno prolungato di dominio Toyota. Forte di una incomparabile esperienza nello sviluppo dei due ruote motrici, Sainz si era messo al lavoro sulle Mini con l’obiettivo di replicare e riproporre la superiorità delle francesi nel frattempo ritirate. Risultati a parte, è bastato vedere come si comportano nell’herbe à chameaux per rendersi conto di quanto sono avanzate le cavallette di Sven Quandt, e di che vantaggio possono avere sulle 4 ruote motrici in certe condizioni.
In verità è Peterhansel che fa bottino di giornata vincendo davanti a Sainz e Al Attiyah e sfruttando a dovere il vantaggio offertogli dall’ordine di partenza.
La nuova doppietta Mini non influisce più di tanto sulla situazione generale, ma in qualche modo la rafforza. Al Attiyah e Baumel sono ora a poco meno di otto minuti da Sainz e Cruz, Peterhansel e Fiuza a poco più del doppio.
Al Rajhi, Terranova e Serradori, oltre la mezz’ora, sono i primi tre della lista d’attesa nel caso di un eventuale caos o della fine del Mondo.
Ah, Alonso! Sesti assoluti alla “rottura dell’orizzonte” della sesta Speciale, ma sono stati a lungo in quinta posizione, Fernando Alonso e Marc Coma possono essere definitivamente ammessi nell’esclusivo club del Grandi! Il talento del bi – campione del Mondo di Formula 1 si è plasmato rapidamente sulle dure esigenze del Rally-Raid, e il talento del Motociclista 5 volte vincitore della Dakar si è adattato perfettamente al “sacrificio” della navigazione.
Il fatto più “anomalo” del giorno, tuttavia e lasciatemelo dire, è che la sesta Tappa, lunga fino alla giornata di riposo, non è stata poi così tremenda come mi aspettassi. Oddio, lo sarà certamente per molti privati, ma la selezione, o “filtro dakariano” che ci si aspettava ha solo marginalmente scosso la struttura del Rally. Probabilmente i piatti forti del programma verranno dopo il sorbetto di metà gara!
Riposo!
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