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Neom, 6 Gennaio 2020. Ci sono due ragioni per cui una Tappa corta può essere più… lunga del previsto. Se quella precedente è stata “improvvisamente” molto lunga, e quindi faticosa, e se la navigazione diventa subito difficile, “traditrice”.
La Al Wajh-Neom si presenta in questo modo. Non troppo lunga, la Speciale misura 367 chilometri, scorrevole, a tratti veloce, trasferimenti ridotti quasi zero. Ma la Prova è “navigata” nel rebus di piste che si intersecano nel deserto.
Talvolta solo chi le ha tracciate sa dove portano. Faticosa perché l’inaugurale Jeddah-Al Wajh non è stata uno scherzo. Molti sono arrivati tardi, di notte aiutati dai punti GPS che si “aprono” dopo una certa ora.
I primi a partire sono gli elicotteri. Il controllo e la sicurezza del Rally si muovono non appena il chiarore all’orizzonte annuncia il levare del sole. È regola e legge, inderogabile priorità assoluta. Subito dopo la prima moto. Le partenze si susseguono rapidamente, i primi uno alla volta, poi a coppie. L’intero convoglio di moto e quad è… in moto nel giro di un’ora. Auto, SSV e Camion ci mettono circa un’ora e mezza.
È la giornata in cui sono attese alcune, magari parziali, riscosse, e così funziona. Joan Barreda, che qualcuno ha già “condannato” senza voler ascoltare la sua difesa, è partito dietro e spinge forte. Favoriti dall’ordine di partenza risalgono anche Quintanilla e Short, i due Piloti Husqvarna Factory, e ancora più forte emerge Ross Branch, il 34enne del Botswana che è stato il miglior Rookie dell’edizione 2019 100% Perù.
Al contrario, Toby Price, che aveva vinto la Tappa inaugurale della 100% Arabia Saudita, fatica a trovare la pista giusta ad inizio di Speciale, e in breve perde terreno e tempo, tanto da finire a 13 minuti dai battistrada neanche a metà strada. Analoga sorte tocca anche all’americano Brabec, uno dei più attivi nella prima Tappa, e al compagno di Squadra di Price, Walkner.
Il risultato è chiaro e rappresenta degnamente l’immagine di una Dakar delle belle sorprese. Dopo Vaidotas, che ha vinto la prima Tappa delle Auto con una Mini privata, ora è la volta di Ross Branch, “La Ferrari del Kalahari”, che corona la prima parte del suo sogno dakariano vincendo la sua prima Tappa con una KTM. Per ricollegarsi all’epopea sudafricana alla Dakar delle Moto bisogna risalire fino al mito di Alfie Cox, due volte terzo e una secondo con un totale di otto Tappe vinte.
Sam Sunderland, KTM, secondo di Speciale, passa al comando del Rally davanti a Pablo Quintanilla, Husqvarna, e Kevin Benavides, Honda. Toby Price, primo vincitore in Arabia Saudita, scende al’8° posto a sette e minuti e mezzo dal nuovo leader. Distacchi ancora ragionevoli. Brutta caduta per Laia Sanz all’inizio della Speciale. La spagnola di Gas Gas ha sofferto ma è al traguardo.
Le Moto, ora, vanno in parco chiuso. È la prima frazione della Super Marathon, solo dieci minuti di assistenza in proprio per metter mano alle Moto e prepararle per la Tappa successiva, l’anello di Neom. Meglio ancora averle conservate il più possibile impeccabili.
La Gara delle Auto è scandita inizialmente dal ritmo impresso dagli “autoctoni”. In particolare Yazeed Al Rajhi, l’eroe di Casa, e il vicino sceicco Khalid Al Qassimi di Abu Dhabi. Al Rajhi corre con un delle Toyota ufficiali, ma non gratis, e Al Qassimi con una delle superstiti, leggendarie Peugeot 3008 DKR, di sua proprietà. La Macchina che ha conquistato tre vittorie consecutive conserva una straordinaria competitività, ma non è facile da gestire, soprattutto in termini di assistenza e ricambi.
Come il primo giorno, Al Qassimi scade per una doppia foratura prima di metà Tappa. Al Rajhi, invece, continua a imprimere un ritmo insostenibile. I distacchi si fanno importanti. Soprattutto errori di navigazione e forature, sassi che fuoriescono dal terreno sabbioso. Scendono Zala, Peterhansel, Al Attiyah, risalgono De Villiers, il russo Vasiliev, Serradori con il buggy Century già in evidenza in Marocco.
Ancora un deja-vu, e il finale continua a dispensare sorprese. All’ultimo way point Al Rajhi è ancora il protagonista della giornata, ma pochi chilometri più avanti anche per il saudita la Dakar diventa inferno.
In una giornata difficile per le Toyota, torna alla vittoria Giniel De Villiers che si impone sull’argentino Orlando Terranova, Al Qassimi e Michel Serradori. Al Rajhi chiude settimo, alle spalle anche di Al Attiyah e Sainz.
“Orly” Terranova è il nuovo leader, non meno a sorpresa, del Rally. Sainz e Al Attiyah salgono sul podio virtuale. I distacchi, importanti, sono stati ridimensionati dal finale di tappa e… dalla sommatoria delle prime due frazioni della Dakar 2020.
Attorno a metà della Speciale, al chilometro 160, si fermano Alonso e Coma. La loro Hilux, che viaggiava attorno alla terza-quarta posizione, ha urtato un masso e ha una sospensione rotta. Fermi sulla pista a riparare, in attesa del camion di assistenza in gara, che deve seguire obbligatoriamente la stessa pista. Due ore e mazza per riflettere su un fatto prettamente “dakariano”: la lunga lotta per rimanere in gara.
Giornata potentemente sudafricana in Arabia Saudita, anche questa è una bella sorpresa Dakar 2020.
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