Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Lima, Perù, 17 Gennaio 2018. Io penso che il più sorpreso di tutti fosse proprio lui, Nasser Al Attiyah, sin dall’inizio. Abituato a combattere battaglie sempre durissime e talvolta aspre, il Principe sembrava quasi stupito di avere vita così facile. Aveva vinto la prima tappa preso dall’entusiasmo e dal divertimento. Correre tra le dune è il suo gioco di tutte le età, e non aveva saputo resistere a quello che poteva anche sembrare un errore tattico, vincere per partire primo il giorno dopo e dover aprire la pista agli avversari. Lo stupore cresceva il giorno dopo, e il terzo, quando finalmente passava al comando della Corsa. Un solo avversario, fino a quel momento, il redivivo dell’ultima ora, Sébastien Loeb. Non poteva essere vero, alla Dakar non si improvvisa, si lavora tutto l’anno.
Ecco, in quella terza tappa si erano verificati due fatti significativi. Il primo era il ritardo abissale che aveva stemperato le ambizioni di Loeb. Forse c’era da discutere sulle modalità, ma non sull’importanza del ridimensionamento. L’altro segno premonitore era molto più rassicurante, confortevole. Due anni fa sulla sua Toyota si era innescato un piccolo incendio alla fine della prima Speciale. Era la prima Dakar del Principe con la Toyota. Una cosa da poco, ma la corsa era diventata immediatamente una scalata, e sarebbe finta male, con un DNF che è la peggiore onta per un “Dakariano”. Quest’anno le cose stavano andando subito e molto bene, e la Macchina ancora di Più. La Hilux ufficiale Gazoo Racing aveva vinto la prima tappa, era andata in testa alla seconda per merito di Giniel De Villiers, e ora toccava a lui, al sorridente Principe del Qatar, prendere il comando delle operazioni il giorno in cui a vincere era la Storia, Stephane Peterhansel. Una vittoria ancora in risposta alla provocazione di Monsieur Dakar, nella quarta tappa, e il biglietto per il cielo era staccato. Dopo le vittorie ottenute nel 2011 e nel 2015, lo stato di avanzamento dei lavori per il successo nella 100% Perù era a buon punto.
Da quel momento in poi, scusate il gioco di parole, Overdrive. Demolizione controllata. Con una Hilux del genere se lo poteva permettere, nessun problema a respingere attacchi di frecce spuntate. La nuova Hilux è cambiata poco nel comportamento del motore e non molto in quello della ciclistica. Il complessivo delle modifiche studiate per migliorare la macchina in vista dell’impegno eccezionalmente gravoso, ma niente affatto influenti sull’affidabilità, hanno avuto un effetto magico. Il V8 di 5 litri canta nelle orecchie del pilota e suona a morto in quelle degli Avversari. Così tutto è più facile, e anche il Principe se ne accorge, con una punta di imbarazzo per gli Avversari, condannati. E così è anche più facile non commettere errori, e per uno che è abituato a colpire al volo un bersaglio dietro l’altro fino a conquistare una medaglia di bronzo alle Olimpiadi, farlo per dieci tappe con un’”arma” così è un gioco da ragazzi.
Ancora una vittoria, e fanno appena due, al termine della 9a Tappa, l’Anello di Pisco, questa volta per rispondere a un’altra provocazione, quella di Loeb tornato alla vittoria il giorno precedente. E poi basta, sereno fino al traguardo di Lima, autenticamente felice per il risultato globale che, si dice, scatenerà l’impego Toyota convertendolo in un programma centrale in luogo di essere centrifugato, in Sud Africa o Belgio o altrove. È, sempre secondo le voci, il premio al lavoro e al successo di 10 anni di passione Toyota.
Ecco, questo è il Principe del Qatar, ovvero una parte, quella che entra nella leggenda della Dakar tra i miti dell’Olimpo. Il resto del 48enne di Doha è comunque storia interessante. Dicevamo del Bronzo di Londra nel 2012, ma in verità sembra ancora più stupefacente che in totale Al Attiyah conti ben sei Olimpiadi nel tiro a volo in vent’anni, dal 1996 al 2016, per non parlare dell’altra passione del Principe, il Rally che gli assegna due Titoli Mondiali consecutivi nel WRC2, 2014 e 2015, un Titolo Produzione, le 13 corone Middle East. Sono successi ottenuti portando i colori del suo Paese sul petto o sulle Macchine, decisamente nel cuore.
La terza vittoria di Al Attiyah alla Dakar ha un carattere speciale. È forte perché “rivendicata” da anni, dolce perché è venuta così bene, senza alcuna obiezione, intensa perché per la prima volta è il Pilota che ottiene un successo di trasformazione dell’impegno di una Marca, Toyota, fino ad ora trascurata dai big suoi Colleghi.
Questo è il Principe del Qatar…
A proposito, a dire il vero Nasser al Attiyah non è veramente un Principe. Lo definimmo così una delle prime volte che lo incontrammo al lavoro, a causa della sua semplice e… regale gentilezza, affabilità. In realtà Nasser Salih Nasser Abdullah Al-Attiyah è solo uno Sceicco del Qatar, peraltro cugino dell’Emiro del Qatar Tamin Bin Hamad Al Thani.
Dakar 2019 presentata da Bardahl