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Lima, Perù, 17 Gennaio 2018. Non c’è niente da dire, niente da aggiungere nel momento in cui ci si rende conto che è stata una delle Dakar più dure e difficili dell’ultimo lustro. Corta, compatta e… cattiva. Un massacro che ha ridotto la carovana partita da Lima il 7 di quasi il 50%. 334 veicoli all’andata, appena 179 al ritorno. Sul podio di Lima, dopo dieci giorni di inferno, sono in poco più della metà, 75 Moto, 15 quad, 56 Auto e 20 Side by Side, e 13 Camion. La selezione più dura, solo il 32% al traguardo, ha infierito in modo particolare su questi ultimi, solitamente ritenuti invulnerabili, e questo sta a dimostrare che la prova è stata non solo difficilissima ma quotidianamente interminabile. Era stato detto, che non c’era da fidarsi della Dakar “corta”, ma non ci si crede mai.
È stata una Dakar davvero dura, interminabile, ma anche bella e inesauribile sotto il profilo delle emozioni. Di più se si parla della Gara delle Moto, vinta all’ultimo tuffo da Toby Price per la 18ma volta consecutiva di KTM, e un po’ meno, ma per un’emozione globale inedita, per quanto riguarda la Gara delle Auto, vinta da Nasser al Attiyah e Matthieu Baumel per la prima volta di Toyota.
L’ultimo giorno di gara viveva sulle dita incrociate per la corsa perfetta di Al Attiyah e della Toyota. Non un errore, non una sbavatura, gli attacchi portati a colpi di fioretto nei momenti e al bersaglio giusti, accuratamente e implacabilmente selettivi, elegantemente impietosi. Solo un enorme colpo di scena, insopportabile, poteva cambiare la faccia della trionfale sfilata finale della Toyota numero 303, e proprio per questo non si poteva congratularsi con l’ultimo dei meccanici neanche gli ultimi cinque minuti, la nuvola della Hilux Gazoo Racing Team già in vista in fondo alla spianata di Pisco dove finiva l’ultima Speciale. Finale interminabile, lento, il 12°, decisamente inconsueto piazzamento e una decina di minuti tolti al bottino di quasi un’ora e restituiti agli avversari sconfitti, primo fra tutti quel Carlos Sainz che era il Campione uscente e a cui era stato sottratto il testimone.
La Dakar 2018 delle Moto ha vissuto, invece sul dramma finale di Pablo Quintanilla, che si giocava obbligatoriamente il tutto per tutto per recuperare quel minuto che lo separava dalla testa del Rally e dal suo leader, Toby Price. Un duello nominalmente fratricida, la continuità di KTM da una parte, l’inserzione possibile di un’alternativa, Husqvarna, dall’altra.
10 chilometri, poco più, tanto dura il tentativo di fuga del generoso Pilota cileno, e come spesso accade non si riesce a stabilire con precisione quanto costa l’errore e quanto la sfortuna. Per il Pilota, comunque, non c’era tempo per scegliere. Quintanilla si avventa sull’ennesima cresta di dune, solo che questa è una duna tagliata, un muro in discesa da cui vola la Husqvarna numero 6. La moto atterra sulle ruote, ma l’impatto è troppo forte. Quintanilla sbatte violentemente la faccia contro la strumentazione e, se in un primo tempo era riuscito a mantenere la traiettoria, cade sbalzato poco più avanti. Viene soccorso immediatamente, il peggio è alla caviglia sinistra, probabilmente fratturata. Passano i minuti, passa per primo Price, che va a vincere la sua prima Tappa e la seconda Dakar della sua folgorante carriera. “Quintafondo” viene aiutato a risalire in sella, riparte e chiude la speciale portando a termine il Rally in un triste calvario. Non conserverà neanche il terzo posto sul podio di Lima, su cui salirà, oltre a Mathias Walkner, anche Sam Sunderland dopo che gli verrà restituito il tempo “sottratto” con un verdetto partorito da processo troppo sommaria. È una pagina di antologia dell’ultima storia di dominio di KTM, sul podio di Lima i vincitori delle ultime tre Dakar più il bis di Toby Price. 100% Perù, 100% KTM!
È emozionante il podio dei Quad, più che altro per gli argentini che piazzano Cavigliasso, Gonzales Ferioli e Gallego, e per Yamaha che monopolizza la categoria. Fa un certo effetto rivedere, dopo sei anni, salire sul primo gradino del Podio Francisco “Chaleco” Lopez, mitico Pilota motociclistico finalmente vincitore della Dakar, questa volta al primo tentativo con un Side By Side CanAm. I Camion solitamente non muovono particolari, tenere sensazioni, si tratta di gente solida, dura, avvezza alle difficoltà. Ma se si pensa alla durezza della loro Gara la nuova vittoria del Kamaz di Nikolaev, Iakivlev e Rybakov diventa emozionante anche quella.
Di sicuro mi ha fatto tornare con la mente alla bellezza delle Dakar di una volta l’arrivo dei nostri Eroi più puri, i “Privatoni” Maurizio Gerini, un “veterano”, Mirko Pavan un debuttante, e Gabriele Minelli, un recidivo con un conto in sospeso.
Dakar 2019 presentata da Bardahl