Dakar 2018. L’impresa leggendaria di Barreda e la “solitudine” di “Peter”

Dakar 2018. L’impresa leggendaria di Barreda e la “solitudine” di “Peter”
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Il Pilota Honda umilia gli avversari, il Campione in Carica porta la Peugeot su un solido piedistallo di dominio. Il ritiro di Loeb, il ritorno di Despres, la fine del ciclo peruviano delle dune (che tutti salutano con un certo piacere)
11 gennaio 2018

Arequipa, 10 Gennaio. Nel centro di fuoco della Dakar leggendaria, Joan Barreda ha compiuto un’impresa epica. Questa è, senza alcun dubbio, la notizia forte della quinta Tappa, tra San Juan de Marcona e Arequipa, della Dakar numero 40. Memorabile!

Il Pilota ufficiale Honda, uno dei principali favoriti alla vittoria finale, si era messo da parte sbagliando strada alla fine della 3a Tappa. Oltre venti minuti di ritardo, impossibili da recuperare nella Tappa successiva a causa della partenza in linea dei Concorrenti. Ok, ecco la quinta Tappa, ecco l’occasione, che Joan Barreda ha cercato e saputo sfruttare dando una prova di spessore atletico e agonistico non più di questi tempi. Per prima cosa ha rifilato un distacco abissale agli avversari. Per seconda arriva l’assoluzione per quell’attimo di distrazione che gli era costato quel ritardo ritenuto irrecuperabile. Questa volta non ha perso un secondo di concentrazione, neanche a velocità supersonica. Ecco come è andata. Barreda ha dato una grande dimostrazione di forza, e non ci dovrebbero essere più dubbi, ormai, che il Catalano sia il Pilota più veloce. Anche la sua Moto, la Honda ufficiale che il Pilota ha fatto modellare sulle sue caratteristiche, si è dimostrata la più veloce, ma al momento l’impresa è quella del Pilota, non degli ingegneri, dei meccanici, dei pur bravissimi tecnici.

Barreda oggi ha fatto fare alla Dakar un salto in avanti, e anche un salto indietro nei ricordi delle imprese leggendarie di cui si pensava che solo i Piloti “di una volta” fossero capaci

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Certo, Barreda oggi ha fatto fare alla Dakar un salto in avanti, e anche un salto indietro nei ricordi delle imprese leggendarie di cui si pensava che solo i Piloti “di una volta” fossero capaci. Barreda è partito con la consapevolezza dei propri mezzi e con la determinazione del momento forse irripetibile che gli si presentava come un’occasione, ovviamente, da non perdere. Troppe volte, tuttavia, Barreda ci aveva lasciato con l’amaro in bocca, protagonista di momenti di frustrazione e di impotenza, per cui mentre il Pilota faceva sfrecciare la sua Honda sulla superficie disastrata e misteriosa del Deserto di Ica, noi trattenevamo il fato. A stare dietro al Barreda migliore di sempre ci hanno provato tutti i Piloti più veloci del lotto, assi delle Baja come Farres, ex fuoriclasse del motocross e Campioni del Mondo come Barragan o Meo, avversari diretti e super motivati, come Price o Benavides, potenze del calibro di Quintanilla o Van Beveren. Insomma, diciamo che ci hanno prvato tutti i maggiori attori, sin qui, di questa edizione del Rally più difficile del mondo. Inutile, invano. Il Barreda della 5° Speciale non era arrivabile. 1 minuto, due, sei, otto, man mano che passavano i waypoint chiave della Tappa, alla fine ben dieci e mezzo a Mathias Walkner, secondo al traguardo, dodici e mezzo all’avversario diretto Kevin Benavides, 13 a Meo e oltre 15 a Adrien Van Beveren.

Ora, Adrien Van Beveren è dalla fine della quarta Tappa al comando della Corsa. Alla vigilia della San Juan de Marcona-Arequipa, il fuoriclasse del Touquet aveva alle spalle Quintanilla e Benavides, affare di tre minuti. Anche oggi la classifica generale è cortissima, poco più di un minuto Van Beveren, Benavides e Walkner, ma sul podio sta scendendo in picchiata Joan Barreda, ormai a sette minuti e mezzo, solo metà di quanti ne ha recuperati in un solo giorno ai suoi avversari al termine dell’impresa.

Sin qui la Gara delle Moto è stata molto equilibrata e interessante, ora diventa vibrante. Non è la Tappa che porta la Carovana a La Paz per la giornata di riposo, ma subito dopo, sulgli altopiani boliviani, dovrà andare in scena la seconda parte dello spettacolo Barreda.

La verità è che, ancora una volta, Peterhansel è ormai solo. La sua parte l’ha interpretata alla perfezione, pur con un cambio di gomma e un errore di navigazione, e la scossa alla classifica generale è opera condivisa della sua incredibile regolarità e delle alterne vicende degli avversari

Invece la Gara delle Auto prende una piega piuttosto precisa, e si avvia ad essere l’ennesimo monologo di Stephane Peterhansel. Il Campione delle due ultime edizioni non si era fatto particolari film alla vigilia della Dakar 2018. Certamente non sarebbe rimasto a guardare, non è nella sua indole correre per stare a guardare, ma di sicuro non era qui per dimostrare cose che ha già chiarito in vent’anni di potere. E del resto se Peterhansel e Cottret erano già in testa all’alba della 5° Tappa era perché quella posizione gliel’avevano in parte regalata avversari e compagni di Squadra con un rendimento intermittente, o in ogni caso non fluido o sempre redditizio.

L’arena della San Juan de Marcona – Arequipa, il Tablazo de Ica assurto agli onori della cronaca a causa di condizioni di terreno da far impallidire Fiambala, era il migliore dei teatri per mandare in scena il migliore “Dakariano” di tutti i tempi. Si trattava dunque di dare una lezione di stile, olto probabilmente con l’idea di rimanere lì dove lo avevano accompagnato i compagni d’avventura, in testa al Rally.

La verità è che, ancora una volta, Peterhansel è ormai solo. La sua parte l’ha interpretata alla perfezione, pur con un cambio di gomma e un errore di navigazione, e la scossa alla classifica generale è opera condivisa della sua incredibile regolarità e delle alterne vicende degli avversari. Si fa presto, Loeb ritirato e Sainz che eredita la sua posizione sono eventi che non c’entrano nulla con la Gara di Peterhansel. Loeb è finito con la Macchina dentro una buca di sabbia e non è più riuscito ad uscirne, ma prima ancora Daniel Elena aveva gettato la spugna, dolorante alla schiena. Per parte loro, Ten Brinke, Giniel De Villiers e Al Attiyah non si sono dimostrati capaci di reagire, quindi aggiungendo che non si possono considerare un pericolo le Mini superstiti di Przygonski e Terranova, ecco che si può cominciare a fare i conti con una buona speranza di attendibilità.

Peterhansel ha, infatti, mezz’ora di vantaggio di Sainz e le tre Toyota che seguono sono racchiuse in mezz’ora ma sono indietro di oltre un’ora.

Va bene, era solo sabbia, bellissima e infernale sabbia del deserto peruviano, una condizione favorevole alle Peugeot. Non sarà per tutta la Dakar così. La Bolivia è diversa, e il tempo anche, può essere diverso e condizionare pesantemente gli esiti del Rally, e in Argentina abbiamo visto che si può cambiare ancora, e molto.

Resta tuttavia un fatto che sta sopra qualsiasi interpretazione dei terreno: Peterhansel ha mezz’ora di vantaggio. Chi può andare a prenderlo, tra voi umani?

Ah, un’ultima cosa. Eugenio Amos non è stato stratosferico come il giorno precedente, non è stato il Barreda delle Auto, per intendersi. Tuttavia Amos è ancora lì, ed uscire dal purgatorio peruviano in settima posizione assoluta con una Macchina “usata” nonostante un problema al cambio è quello che sognano tutti i privati del mondo.

Forza. Puno e La Paz, 800 chilometri per entrare in un altro inferno. Diverso teatro, stessi attori.

Dakar 2018- Day 5 - classifica moto

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