Dakar 2018. Dardi Avvelenati Contro la Corazzata Peugeot

Dakar 2018. Dardi Avvelenati Contro la Corazzata Peugeot
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Tutto procede troppo bene. Allora non fa notizia. E allora bisogna cercare di ravvivare l’ambiente con qualche notizia “nervosa”. Peugeot sì, Peugeot no? Regolamenti sceneggiata? Intanto Africa e Cina sgomitano e si fanno largo
3 luglio 2017

Parigi, 1 Luglio. A Parigi l’estate è già un ricordo lontano. Sì, perché quando sulla Capitale piove e tira un alito di vento, anche in pieno agosto pare di fare un tuffo indietro in inverno, o in avanti verso l’autunno. Il vento del Nord stempera le idee e raffredda gli animi, e dunque bisogna cercare di riscaldare entrambi, magari con una notizia “bomba”. Una di queste, in circolazione da qualche tempo, è quella del possibile ritiro anticipato di Peugeot dalla Dakar. Ovvero, nel caso, un ritiro improvviso, di minaccia, di protesta. Come mai così arrabbiati?

Ci aveva confidato Sainz, quando ancora non si era sicuri che El Matador avrebbe fatto parte del Quadrilatero da sogno del Team Peugeot Total per la Dakar 2018, che c’erano condizioni di forte “disturbo” sulla linea principale. La Federazione Internazionale Automobilistica, e ASO dietro, sarebbero state in procinto di cambiare i regolamenti e di introdurre delle restrizioni a senso unico, “dedicate” in uno slancio di particolare affetto alle Macchine a due ruote motrici. Una prima “turbolenza”, in verità, era già attiva poco dopo la conclusione della 39ma edizione, e scuoteva l’ipotesi di abolire i motori turbo-diesel. Quindi tutti a benzina. Cui prodest? Facile, bastava vedere che ci rimetteva.

L'idea è quella di una nuova serie di restrizioni, questa volta mirando un bersaglio più preciso, le due ruote motrici. Si parla di flange come al solito, ma soprattutto di una “zavorra” di 200 chili e dell’abolizione del sistema centrale di regolazione della pressione dei pneumatici

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Peugeot e Mini-BMW sono spinte da questo genere di propulsore, motore ideale per i Rally-Raid, Toyota ha puntato sul motore a benzina, gioco forza perché non ha una specifica e grande tradizione di diesel ad alte prestazioni e in configurazione Dakar. Insomma, dietro al paravento di carta di riso dell’impatto ambientale, ma non sto neanche a suggerire cosa vuol dire viaggiare con una cisterna di benzina sulle spalle, avanti con il rogo di una tipologia di motore, il sacrificio di due dei tre contendenti e l'elezione del rimanente terzo, Toyota. Poi ecco la “grana” di primavera. L'idea è quella di una nuova serie di restrizioni, questa volta mirando un bersaglio più preciso, le due ruote motrici. Si parla di flange come al solito, ma soprattutto di una “zavorra” di 200 chili e dell’abolizione del sistema centrale di regolazione della pressione dei pneumatici.

Ora, le Auto a due ruote motrici, anche indicate come “buggy”, hanno nell'agilità della leggerezza e nella possibilità di sgonfiare e rigonfiare le gomme a seconda delle caratteristiche del terreno, sabbia e duro, fondamentali peculiarità. Eliminiamole e, oltre a restituire piastre e pale da sabbia agli Equipaggi, tarperemo le ali di buona parte dei costruttori “artigiani” e di una, una soltanto delle Magnifiche Tre: Peugeot. Scacco matto in due mosse. Semplici artifici mascherati da provvedimenti regolamentari, ufficialmente per creare una situazione di maggiore equilibrio sportivo, e dunque di tensione agonistica, di fatto per spostare il peso da un piatto all’altro della bilancia. Uguale disequilibrio, ma di segno inverso. Fuori Mini e Peugeot, avanti Toyota.

A suo tempo chiamato in causa, il Direttore di Peugeot Sport, Bruno Famin, era stato chiaro ma non così bellicoso, e si era limitato a mettere in rilevo una corta, logica catena di principi. Ci si presenta a correre se si ha una possibilità di vincere. Se questa probabilità è deliberatamente ridotta a zero da chi decide le regole, non vale neanche la pena di presentarsi al via. Il tono era gentile, ma il pensiero chiarissimo.

Metà dell’anno è già passato, davanti alla prossima Dakar Perù-Bolivia-Argentina ne resta molto meno di una seconda metà, e in ottica di ingegnerizzazione il tempo è praticamente finito, nullo. Per fortuna, nulla è emerso che possa far pensare all'affermazione delle scelleratezze basate su quelle ipotesi, ma non si sa mai. Come si diceva, con certi francesi è impossibile ragionare.

Il pensiero insistente è che l’autore dell'"ingegnosa" macchinazione abbia giocato di fino per confondere le tracce che portano al “mandante”. Sinché si parlava di motori si poteva pensare a Toyota, ma quando si parla penalizzare le due due ruote motrici, i “mandanti” diventano due, Toyota e Mini. Al ruolo di Casa Mini si può anche pensare, essendo Mr. Quandt talvolta incline a certe mosse “istintive”, ma il caso di Toyota è più sottile. Per imprinting filosofico non posso pensare a un Giapponese disposto a svendere la propria dignità, e dunque gli “indizi” porterebbero non più ai Marchi ma verso i Team Manager.

Insomma, porcheria il tentativo di stravolgere il “regolamento”, porcheria il modo di metterlo in discussione e di trasformarlo in una sceneggiata, e porcheria il metodo di insinuarne moventi e mandanti. Per fortuna per ora, e speriamo per sempre, una porcheria che non s’ha da fare. Scontenti e sfiduciati, alcuni nomi di grido paventano la possibilità di tornare a correre nel Continente Nero l’Africa Eco Race di J.L. Schlesser, che giunge alla decima edizione e che ha tenuto duro resistendo all’infrangibilità della Dakar. Altri, invece, come appunto Peugeot, non si scompongono e vanno intanto a correre il Silk Way in Cina, partenza imminente e del cui Titolo sono detentori, con una nuova Macchina, che non è ancora la 3008 Dakar 2018, ma la 3008 DKR evoluzione ora chiamata “Maxi”.

La nuova Arma di Peugeot va nelle mani di Sébastien Loeb per confermare la supremazia del Marchio in Cina, Peterhansel e Despres disporranno della “vecchia” Regina, e l’operazione va inquadrata come un “normale” step del progetto

La nuova iterazione della due ruote motrici imbattibile nelle ultime due edizioni della Dakar non è ancora una Macchina del tutto nuova, ma si presenta con geometrie di sospensioni e di carreggiate sostanzialmente diverse, più dieci centimetri, da quelle dei modelli precedenti, e soprattutto dell’”Original” del 2015. La nuova Arma di Peugeot va nelle mani di Sébastien Loeb per confermare la supremazia del Marchio in Cina, Peterhansel e Despres disporranno della “vecchia” Regina, e l’operazione va inquadrata come un “normale” step del progetto che, come gli anni scorsi, porterà alla realizzazione della 3008 DKR 18. In tal senso, se “quei” regolamenti dovessero essere ancora oggetto di discussione, il passo sarebbe un… nonsense.

È dunque ragionevole ritenere che non se ne farà di niente, niente porcherie di regolamento, e nessuna rivoluzione. Non ci vogliamo credere, e vogliamo invece pensare che si affronterà certamente il tema di una “riforma”, ma in tempo per mettere tutti nelle condizioni di lavorare serenamente su un nuovo o modificato tipo di vettura per il 2019. E pensare che alla competitività delle Peugeot, inizialmente, erano in pochi a credere, e ancor meno gli avversari!

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