Dakar 2017. Peterhansel: “La pressione è rimasta là, ora c’è il meglio, il puro piacere"

Dakar 2017. Peterhansel: “La pressione è rimasta là, ora c’è il meglio, il puro piacere"
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A Parigi uno Stephane Peterhansel parzialmente inedito. 12 Dakar vinte, l’impressione di aver compiuto la missione, e insieme i sempre nuovi stimoli della nuova proposta Peugeot e del suo formidabile assetto. Sarà un “Peter” mai visto?
13 ottobre 2016

Parigi, 10 Ottobre. “Ho la sensazione di aver compiuto la mia missione. La pressione della Gara è rimasta là, ma c’è adesso molta serenità, mi sembra di poter prendere solo il buono, il puro piacere di quello che faccio. E tra questi il piacere di sviluppare la Macchina tutto l’anno, il piacere di fare la prossima Dakar senza… pressione ma lo stesso con un obiettivo. Va bene così, molto bene. Avevamo una sfida importante, raccolta e lanciata due anni fa con il ritorno di Peugeot Ai Rally-Raid e alla Dakar. Era diverso, allora. Quando abbiamo cominciato avevamo davvero molta pressione addosso, e mi sentivo una grande responsabilità sulle spalle. Abbiamo vinto, ho vinto, Peugeot ha centrato l’obiettivo primordiale, e adesso siamo molto, molto più sereni.”

È Stephane Peterhansel che parla. A Parigi, al Mondiale del l’Auto dove è andato in visita a incontrare gli appassionati, con tutta la Squadra, accanto alla nuova “Belva”, la Peugeot 3008 DKR con la quale “Monsieur Dakar” correrà la prossima edizione, quella del trentennale per il fuoriclasse francese. Presente. È un Peterhansel che ci permettiamo di trovare “strano”, diverso. Ma c’è una logica evidente, “inevitabile” in questa non-trasformazione, nell’evoluzione di un Uomo che ha dato tutto allo Sport che ama, in un modo unico, straordinario. Stephane è sempre stato “straordinario”, fin dalle prime affermazioni in Moto, con le Moto di Jean-Claude Olivier.

Per lo Sport e per la Dakar è una bella prospettiva, con quattro Macchine, quelle di Nasser, Loeb, Sainz e la mia, in un forte confronto. Grande Competizione! Può darsi che a quel punto, in un momento qualsiasi, subentri la pressione, che questa faccia “saltare” qualcuno, che entrino in gioco i ruoli e le strategie dei Team, ma in ogni caso una cosa è certa: sarà bagarre e una gara non facile contro Nasser

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È il suo modo di vincere che ha sempre avuto qualcosa di talmente straordinario da sembrare “strano”, inedito, esemplare. “Peter” è il Pilota che, unico, mi ha avvicinato davvero al pensiero dell’”Extraterrestre” piombato sul nostro Pianeta, per fortuna solo con buone intenzioni, ed stato l’Uomo tra i Piloti che mi ha fatto pensare ad una diversa dimensione di pensiero, più elevata, quella del “guru”. Avremo tempo di parlare di questo. Oggi è una visita lampo con riflessioni fulminee, e la sensazione epidermica che, senza perdere niente del Pilota, anzi forse scoprendone altre doti, accompagneremo un po’ di più l’Uomo con le sue straordinarie qualità. Mi viene da pensare alla fortuna che ha avuto il Signor… ah sì, Bruno Famin il giorno in cui ha potuto contare sul contributo di Peterhansel. Bravi tutti e due, ecco come accade che poi Peugeot brucia le tappe e in un paio d’anni soltanto, uno se si tiene conto dell’anatema della prima ora di Sainz, “Vinceremo, ma non sarà con questa Macchina!”, riesce a vincere la Gara più dura di tutti i tempi… Torniamo ai pezzi di ferro e di plastica, leghe speciali e fibre nobili, va’!

Grosse differenze tra la 2008 DKR con cui hai vinto e la nuova 3008 DKR?

SP. “No, non ci sono differenze significative, non così importanti come quelle che c’erano tra le Macchine del debutto nel 2015 e quelle vincenti del 2016. In questo caso si tratta di migliorie minori, di dettaglio. Sospensioni un po’ meglio, motore un po’ meglio, la climatizzazione… ecco quella non c’era ed è tutto nuovo, chilometri di test per rendere tutto questo affidabile. La nuova 3008 DKR è migliore della 2008 DKR un po’ su tutti i fronti, ma non si tratta di step fondamentali. Direi che si tratta di una progressione omogenea, su tutta la linea.”

Al Attiyah ha vinto il Rally del Marocco. Cosa ti fa pensare questo fatto?

SP. “Sì, Nasser ha vinto in Marocco. Mi fa pensare che, come tutti gli anni, lui ha corso molto, praticamente tutte in tutte le occasioni della stagione, e che dunque è molto preparato. Mi fa pensare soprattutto al fatto, tuttavia, che la Toyota debba essere molto migliorata a livello di prestazioni rispetto alla Macchina dello scorso anno. L’anno passato, in Marocco, Sainz con la Peugeot era in generale un po’ più forte di Al Attiyah con la Mini, mentre quest’anno, anche se non c’ero, ho avuto l’impressione che Carlos non sia riuscito ad esserlo altrettanto contro Nasser e la Toyota. Quindi ci possiamo aspettare un Al Attiyah “virulento”, veloce, molto competitivo alla prossima Dakar. Per lo Sport e per la Dakar è una bella prospettiva, con quattro Macchine, quelle di Nasser, Loeb, Sainz e la mia, in un forte confronto. Grande Competizione! Può darsi che a quel punto, in un momento qualsiasi, subentri la pressione, che questa faccia “saltare” qualcuno, che entrino in gioco i ruoli e le strategie dei Team, ma in ogni caso una cosa è certa: sarà bagarre e una gara non facile contro Nasser.”

Piani per la carriera, personali? Una “volta”, solo pochi anni fa, si parlava di smettere…

SP. “No, no, nessun piano futuro a breve o medio termine. Fintanto che c’è la giusta “pressione”, il piacere della Corsa, sarò, saremo qui. Del resto mi sento in forma e molto bene in questo ambiente di Squadra. Sono tutti molto simpatici, bravi, il metodo e i modi con i quali viene sviluppata la Peugeot da Rally-Raid sono molto interessanti. È un’atmosfera nella quale ci si sente bene, bene con i compagni di Squadra e con i Tecnici, e dunque finché sarò in grado di contribuire con dei risultati il mio posto è qui.”

Fintanto che c’è la giusta “pressione”, il piacere della Corsa, sarò, saremo qui. Del resto mi sento in forma e molto bene in questo ambiente di Squadra. Sono tutti molto simpatici, bravi, il metodo e i modi con i quali viene sviluppata la Peugeot da Rally-Raid sono molto interessanti. È un’atmosfera nella quale ci si sente bene, bene con i compagni di Squadra e con i Tecnici, e dunque finché sarò in grado di contribuire con dei risultati il mio posto è qui

Molti si chiedono se vai alla Dakar per provare qualcosa ancora? Non hanno capito niente, vero?

SP. “No, assolutamente no, niente da prova re a nessuno, è fuori di questione. Credo di non aver proprio niente da provare, agli altri come a me stesso. Se vado alla Dakar è solo per fare quello che amo fare: correre, la competizione, trovarsi in bagarre e provare il piacere di farlo con una Macchina che è fantastica da guidare. Non fosse questa Macchina, se fosse una macchina di serie o non competitiva, avrei già smesso! Qui non è la stesa cosa. Qui abbiamo un Prototipo, un’autentica, strabiliante Macchina da Corsa. Non è per piaggeria o per Peugeot che dico questo. Ho corso con i team e le macchine che oggi sono i nostri concorrenti, ma questa è un’altra cosa, ed è molto bello lavorare con questa gente.”

(Grazie MF Estenave)

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