Dakar 2017, Il Viaggio. Il Miraggio dell’Acqua - sesta puntata

Dakar 2017, Il Viaggio. Il Miraggio dell’Acqua - sesta puntata
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La sesta puntata del racconto della nostra Dakar 2017, un viaggio entusiasmante, unico, con un grande “veliero” e il contagioso timone di fantasia di Mr. Franco!
3 agosto 2017

Iguaçu, Brasile, 30 Dicembre 2016. In Sud America il re del trasporto terrestre è il bus. Da ovunque e per ogni dove si può andare in pullman. Ogni più piccola città può non avere quella dei treni ma immancabilmente ha la sua stazione dei bus. Terminal Bus in Paraguay, Rodoviaria in Brasile, differenze di lingua, ma non di sostanza. Sulla tratta in questione operano numerose compagnie, ma le principali sono due: Nuestra Senora de Asuncion, NSA, e Sol del Paraguay. Si equivalgono, circa venti dollari per sei ore di viaggio, due “voli” al giorno, sosta e supporto per timbro e dogana al confine con il Brasile, micidiale aria condizionata a palla e sufficiente confort, variabile in funzione dell’età del bus su cui si sale. Può essere immatricolato ieri o pronto per la rottamazione domani. Mara mi consiglia la seconda compagnia, io decido di andare con l’una e rientrare con l’altra. Mi conviene per gli orari. Parto la sera da Asuncion, arrivo all’alba in Brasile, visito le cascate e rientro di notte. Mara decide di accompagnarmi, in ogni caso deve andare a Foz e rimanere qualche tempo in Brasile. Compagnia bellissima, istruttiva, un viaggio nel viaggio.

Le “cataratas do Iguaçu” sono una gemma naturale d’acque e arcobaleni incastonata nel campione perfetto della foresta pluviale tra Brasile e Argentina. Vegetazione lussureggiante, voli e stridori di centinaia di uccelli multicolori, i coati che se dai loro troppa confidenza ti portano via una mano

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Piccola attesa alla stazione dei bus, un autentico affresco sul caos sudamericano possibile, e finalmente si parte. Il tempo di dormire qualche ora e si è a destinazione. Da Foz taxi o altro bus municipale, mezz'ora scarsa e si è nel paradiso dell’Acqua, pieno zeppo di beati. Non è come mettersi in fila per l’ascensione al Teide o per una visita alla mutua, per esempio, ma una mezz’ora tra il biglietto d’ingresso e la prima sosta dell’autobus belvedere passa senza che ce ne accorgiamo. Siamo già in piena atmosfera di Iguaçu. Oltre due chilometri e mezzo di “salti” fino a 80 metri di altezza, un fragore avvincente e una nuvola perenne di acqua polverizzata, le “cataratas do Iguaçu” sono una gemma naturale d’acque e arcobaleni incastonata nel campione perfetto della foresta pluviale tra Brasile e Argentina. Vegetazione lussureggiante, voli e stridori di centinaia di uccelli multicolori, i coati che se dai loro troppa confidenza ti portano via una mano.

I salti sono per lo più sul lato argentino, e lo spettacolo migliore è quindi dalla sponda brasiliana, fino all’”immersione” indimenticabile, dopo chilometri di sentieri e spuntoni di osservazione, nella Garganta del Diablo, la Gola del Diavolo, tra arcobaleni e voli di rapaci, un arco di vortici e picchiate di acque potenti che scendono giù come fulmini dal cielo quasi invisibile. Bagnati fradici, ma lo spettacolo non può essere vissuto nell’asetticità isolante della mantellina che si può acquistare, né interrotto prima di arrivare al centro della gola. L’esperienza è indimenticabile. C’ero già stato da bambino con i miei genitori, roba di mezzo secolo fa, e non ricordavo niente della geografia del posto, ma ho ritrovato intatta quella sensazione di potenza, di avvolgente intensità e l’immagine un po’ confusa dell’abbagliante fronte d’acqua. Bagnati fradici, tra l’altro nel finale ci sorprende un acquazzone tropicale e mi tuffo in scivolata in una pozza d’acqua, Mara se la ride. Mi preoccupo un poco per l’attrezzatura fotografica. A torto, non so il resto del catalogo Nikon, ma posso assicurare che D750, 16-35 e 70-210, e le piccole A e A900, sono a prova di tempesta di… Iguaçu! Lo stesso vale per il telefono cellulare, HardMadillos a prova di bomba e lasci a casa la seccante certezza di fragilità e di precarietà dei telefoni tradizionali.

Lo spettacolo migliore è quindi dalla sponda brasiliana, nella Garganta del Diablo, la Gola del Diavolo, tra arcobaleni e voli di rapaci, un arco di vortici e picchiate di acque potenti che scendono giù come fulmini dal cielo quasi invisibile

Saluto e ringrazio Mara, ci vedremo ancora? Salgo sull’autobus, viaggio a ritroso e 26 ore dopo sono di nuovo al Paseo del Arte, come se niente fosse, ma con un nuovo volume per la biblioteca delle di emozioni. Una visita alle cascate dovrebbe essere obbligatoria, proprio come le verifiche, ma la Dakar tende a isolare nel suo pianeta. Troppa gente non ha approfittato dell’opportunità!

È il 29 sera tardi, ormai 30.

Foto: Piero Batini – Nikon

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