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È bene essere chiari: quello che c’è di veramente nuovo lo si vedrà solo alla fine della Dakar Paraguay-Bolivia-Argentina 2016. Un po’ come accade tutte le volte, in presenza di novità, importanti e no, il risultato dei cambiamenti dipende solo in parte dalle intenzioni di chi li ha determinati. Il resto dell’equazione dipende da molte altre variabili, e oltre a quelle legate all’evoluzione e al genio della tecnica, ce ne sono di impalpabili quali le condizioni geografiche e di terreno, a volte molto diverse tra i momenti in cui sono state oggetto della scelta e quando diventano la piattaforma della Gara, o meteo.
Però, però, qualche idea viene inevitabilmente al banco delle discussioni, addirittura delle scommesse non appena gli indizi, anche solo pochi o deboli, affiorano sul mare della curiosità. È una parte, un teatrino fondamentale intrinseco alla natura della Grande Avventura, e si dilata spontaneamente a causa del lungo periodo di attesa e di sospensione tra un’edizione e l’altra. La materia diventa ogni giorno più interessante, tanto che si arriva a parlare di niente o con niente di concreto tra le mani, come sabbia del deserto che scivola tra le dita, basandoci su supposizioni, sull’esperienza o sulla semplice fantasia, alla fine spinti da quella invadente curiosità che finisce per divorare tutti gli appassionati.
A scatenare le fantasie, molte delle quali si riveleranno inevitabilmente concrete, sono quelle notizie che riguardano i punti forti della Dakar. Per esempio, quando si capisce che finalmente Al Attiyah ha deciso di correre anche la Dakar con Toyota, inevitabilmente viene da pensare a due conseguenze. Ci si chiede: “Allora, se un fenomeno come il Principe del Qatar ha finalmente deciso di rimanere con Toyota, vuol dire che la Macchina sarà competitiva, ovvero in grado di confrontarsi ad armi pari con le Peugeot e con le Mini?” La risposta non esiste oggi, e sarà chiarissima solo domani, a Buenos Aires il 14 Gennaio. Oggi possiamo dire che alle Mini le Toyota c’erano già arrivate, e che alle Peugeot dell’anno scorso era difficile arrivare quando erano una sorpresa e sarà ancora meno facile oggi che si sono confermate fantascientifiche. Figurarsi se le Macchine francesi hanno fatto, come è prevedibile, un altro salto… Ma questo è un parametro che Toyota deve aver avuto ben chiaro, non si torna a bomba se non armati all’altezza almeno di quello che si è visto nella Campagna dello scorso anno.
Ma, allora, che si deve pensare? Che è in arrivo la super sorpresa, o che non c’è niente da fare, il prototipo a due ruote motrici Hilux Evo è solo uno spauracchio? Impossibile dirlo. Nessuno è mai arrivato al via di una Dakar con una macchina nuova e vincente, a volte ci sono voluti anni e anni per ottenere la competitività. Lo dimostra una Potenza come Volkswagen che, prima di esplodere con la proposta invincibilità, per cinque anni non ha cavato un ragno dal buco. Ma, d’altra parte, proprio Peugeot ha dimostrato che può succedere il contrario. In grande difficoltà il primo anno, ha risolto tutto in una sola stagione, e la 2008 DKR - a proposito, sarà ancora una 2008 nel 2017? – ha stupito il Mondo e lasciato di sale… gli avversari. La Peugeot che verrà avrà fatto passi da gigante inevitabili, ma allora si può supporre che Toyota vorrà battere l’avversario e anche il suo record. Presunzione? A volte sì, se ne vede parecchia, ma non mi sembra questo il caso, dunque si tratterà di vedere se la nuova EVO è il frutto di scelte corrette o avventate, o solo un “innocuo” esercizio tecnico e progettuale.
Nessuno è mai arrivato al via di una Dakar con una macchina nuova e vincente, a volte ci sono voluti anni e anni per ottenere la competitività. Lo dimostra una Potenza come Volkswagen che, prima di esplodere con la proposta invincibilità, per cinque anni non ha cavato un ragno dal buco. Ma, d’altra parte, proprio Peugeot ha dimostrato che può succedere il contrario
E intanto si deve credere che Mini è rimasta a guardare? Certamente no. Le Macchine tedesche sono una leggenda di affidabilità, e solo nelle ultime due stagioni hanno denunciato un fiato un po’ corto sul piano dell’evoluzione della All4 Racing dominatrice per quasi due lustri. L’allarme è stato lanciato già lo scorso anno, e Sven Quandt è corso ai ripari anche pensando a una nuova due ruote motrici, che Chicherit ha portato a battesimo lo scorso ano e che ha adesso uno staff altrettanto leggendario, capitanato da Jutta Kleinschmidt, dedicato alla sua evoluzione. E di sicuro la Mini a 4 ruote motrici non è stata ferma.
Poche storie ancora certe, dunque, e non dobbiamo trascurare quello che stanno facendo Renault, Ford e altri, ma la certezza che assisteremo a una grande battaglia, quella c’è già!