Dakar 2017 Gate. Alla Ricerca Delle Sabbie Perdute

Dakar 2017 Gate. Alla Ricerca Delle Sabbie Perdute
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Mentre piloti, team e preparatori si preoccupano di definire l’assetto tecnico delle rispettive partecipazioni, Marc Coma, insieme a… qualcun altro, ha setacciato la Bolivia, scoprendo, pare, una nuova faccia geografica del Paese? Tornerà la Dakar delle dune?
12 settembre 2016

Due o quattro ruote, le nuove, inedite Toyota a due ruote motrici, le nuove, rieditate, terribili due ruote motrici Peugeot, le “vecchie”, sempre temibili Mini e, sullo sfondo, la lenta, inesorabile trasformazione delle Moto, spesso indistinguibili dai modelli che le hanno precedute eppure così profondamente evolute. Dal punto di vista tecnico, i Rally Raid e la Dakar in particolare, sono una fucina di piccole e grandi novità, proposte senza sosta. Un mondo, bella scoperta, che va avanti costantemente, più o meno velocemente. Ma le variabili della corsa, come abbiamo provato a suggerire, sono così tante che ogni anno è difficile immaginare cosa si potrà vedere di nuovo, di… indovinato e, soprattutto, di efficace. Ci riferiamo alle condizioni meteo, alle stagioni e all’influenza che un clima straordinario possono avere su terreni e aree geografiche distanti e dalle caratteristiche spesso opposte ed estreme.

Non sono tali i deserti o le grandi altitudini, le pianure infinite e le creste delle Ande, i Salar e le Pampas? Ricordiamolo: la Dakar è un’equazione lunga diecimila chilometri, e non si può pensare di risolverla come un pur complesso giochetto matematico, tanto meno a cento giorni dal via. Non deve stupire che la chiave di volta del Rally più difficile del Mondo sia nel percorso, quel tracciato supposto infernale su cui i ricognitori di ASO lavorano gran parte dell’anno, prima su una piattaforma politica, poi geografica e ambientale, infine tecnica. Marc Coma e Tiziano Siviero, finalmente si fa pubblicamente il nome del “designer” delle Dakar sudamericane, prima con David Castera e ora con Marc Coma, hanno passato buona parte del mese di agosto per collegare gli anelli della catena di percorsi studiati nei mesi precedenti. Poi ne hanno parlato con i responsabili del territorio e con i media, in occasione delle presentazioni sudamericane dell’edizione 2017.

Veniamo al sodo. Potrebbe, dunque, essere una Dakar che si completa di ciò che le è mancato nelle ultime due edizioni segnate dal forfait di Cile e Perù che portavano in dote stupende e immense, affascinanti distese di dune e di sabbia. Entra in scena la Bolivia, un’altra Bolivia.

Niente attraversamento del Salar di Uyuni, intanto. È un peccato ma allo stesso tempo un buon indizio: significa che i Tracciatori hanno trovato altro. Le definiscono “Nuove Sfide”. La Dakar passerà cinque giorni in Bolivia, attraverserà i dipartimenti regionali di Potosì, Oruru e La Paz, e raggiungerà il Lago Titicaca, un luogo quasi sacro. Un arco di percorso stupendo e, in gran parte, totalmente inedito e sconosciuto. Passerà dalla Piazza principale della Capitale davanti alla Chiesa di San Francisco, dove sarà allestito un podio straordinario di celebrazione nazionale dell’Evento, e sosterà per la giornata di riposo alla caserma del Colegio Militar de Irpavi. Per gli oltre 400 Equipaggi previsti per l’edizione 2017 della Dakar, la Bolivia sarà l’”Epicentro del Rally”.

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Marc Coma si permette di dire, ma in questo senso interpreta correttamente anche Tiziano Siviero, che la Dakar 2016 avrà sei giorni di sabbia. Tolti i due di Fiambala, d’accordo, gli altri quattro non possono che essere stati “scovati” in Bolivia. Ed è così, e in Bolivia ci saranno tappe con molta, nuova e diversa navigazione. Si parla di molto fuoripista, e questo fa pensare immediatamente, se non alle dune almeno alle “impestate” distese africane di Herbe à Chameaux, e in ogni caso a terreni sabbiosi dove procedere diventa sempre molto faticoso e incerto, e dove l’abilità specifica e l’esperienza giocano un ruolo chiave.

Si parla anche di nuove tappe “speciali”, intendendo con questo che verranno sviluppate quelle idee lanciate lo scorso anno, ovvero con partenze nelle quali si mescolano le categorie e si mettono a confronto diretto i leader delle diverse classi di partecipazione, ma suggerendo anche che la formulazione di quella o quelle Tappe Marathon possano includere anche altre “trovate” regolamentari in grado di rimescolare ulteriormente le carte della Competizione.

La Dakar passerà cinque giorni in Bolivia, attraverserà i dipartimenti regionali di Potosì, Oruru e La Paz, e raggiungerà il Lago Titicaca, un luogo quasi sacro. Un arco di percorso stupendo e, in gran parte, totalmente inedito e sconosciuto

Si parla, infine, ma solo per il momento, di un uso più ristretto del GPS e della strumentazione di navigazione. Meno punti GPS, meno direzioni, meno opzioni, meno verifiche dirette e visive, o intuitive, dei punti obbligati di passaggio, maggiori controlli segreti e altre “diavolerie” tattiche, certamente.

Sono tutti “indizi” che troveranno conferme o smentite, crediamo alle prime, durante la presentazione ufficiale del Rally a fine Novembre, ma che indicano con una certa chiarezza che Coma e Siviero, in Bolivia, hanno trovato il modo di riportare la Dakar sui binari della sua più “antica” tradizione. Non è così?

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