Dakar 2017. Al Attiyah: “Che problema c’è?”

Dakar 2017. Al Attiyah: “Che problema c’è?”
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Al Attiyah è il Pilota più temuto del momento. Il passaggio a Toyota alimenta il “mistero” sulla sua competitività, comunque ritenuta elevatissima. L’eclettico “Principe del Qatar” è pronto, e la Toyota Hilux del Team Gazoo anche
24 novembre 2016

Parigi, 23 Novembre. A parte aver già vinto due volte la Dakar, essere il Campione del Mondo in carica della Coppa del Mondo Cross-Country Rally, e non essere riuscito a confermare il Bronzo di Londra a Rio nel Tiro a Volo, Nasser Al Attiyah è quella forma di Pilota “naturale”, senza tanti fronzoli e “retrogusti” che, al di là della stima, suscita grande e profonda ammirazione. Il “lato oscuro” di tanto rispetto è che non sai mai come stanno le cose realmente, perché il Principe del Qatar è sempre contento, anche quando non tutto va per il verso giusto. Per il verso perfetto, invece, è andata la sua stagione 2016, coronata dall’ennesimo Titolo di Campione e, questa volta, con una nuova macchina, la Toyota Hilux con la quale ha vinto tutte le Prove a cui ha partecipato, insieme a Mathieu Baumel. La stessa vettura con la quale parteciperà alla prossima Dakar. È chiaro che il “pacchetto” Auto-Pilota-Navigatore è particolarmente interessante, e non per caso è sulla bocca di tutti come il perfetto referente per una perfetta azione di disturbo di ogni campagna avversaria. La scelta è stata ponderata, e alla risoluzione finale concorrono l’evoluzione della Hilux, i nuovi regolamenti in materia di “restrittore”, e anche un certo rallentamento dello sviluppo della Mini, l’Auto con la quale Al Attiyah ha vinto la sua ultima Dakar due anni fa.

E allora, come mai non sei riuscito a confermare a Rio il Bronzo di Londra?

NAA. “Non saprei, lo chiamo e definisco un incidente di percorso. Qualcosa non ha funzionato, ed è difficile dire con esattezza cosa. Se arrivi quarto invece che terzo puoi dare la colpa a un disturbo, all’arma, anche al vento, a qualcosa insomma che incide marginalmente o fortuitamente in un momento cruciale. Ma nel caso di Rio è andata davvero storta. L’ho considerato un caso negativo, e in ogni caso già chiuso. Adesso ne vedo solo il lato migliore, e cioè che è una buonissima, ottima ragione per presentarmi anche alle Olimpiadi 2020 di Tokio, disputare i miei settimi Giochi e “vendicare Rio de Janeiro”. E in ogni caso siamo qui per un’altra ragione, fortemente concentrati su quella, la nostra partecipazione alla Dakar 2017.”

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Infatti la domanda serviva a sciogliere il ghiaccio di Parigi. Come siamo messi?

NAA. “Siamo messi bene, come del resto lo siamo sempre. La sola differenza è il cambiamento tecnico, che ci impone, una volta di più come ogni volta che incontriamo sulla nostra via una novità, di trovare la nostra strada. È la strada che troveremo sulle piste della nuova Dakar, con il nuovo Paraguay e le nuove piste di sabbia della Bolivia. Avete sentito Marc?”

Dunque non c’è da preoccuparsi? Ma cosa è cambiato?

NAA. “Niente, non è cambiato niente. Di sostanziale. Facciamo questo mestiere e cambiamo sempre qualcosa, ma sono piccole cose. Beh, abbiamo un nuovo Team. E abbiamo una nuova macchina. L’intera stagione è andata bene, e abbiamo deciso, di conseguenza, di disputare anche la prossima, anzi l’imminente Dakar in questo assetto. È Toyota, è l’Hilux spinta dal motore a benzina, no, non è la versione EVO a due ruote motrici, ancora certamente molto giovane, ed è il Team Gazoo.”

Quindi un altro passo avanti è stato fatto. Gazoo.

NAA. “Sì, certo, cerchiamo sempre di fare qualche passetto avanti! Con Gazoo arriva nel Team sudafricano anche lo sponsor giapponese, che significa l’ufficialità per i colori e il marchio di Toyota, la storia di WRC e 24 ore delle Macchine giapponesi. Naturalmente la parte strettamente tecnica e di sviluppo della macchina è sempre quella di Jean-Marc Fortin di Overdrive. Un po’ più ufficiali!”

Benzina invece che Turbo Diesel, che dicono essere il motore ideale per questo genere di disciplina del Motorsport. Hai penato per “accettarlo”?

NAA. “Ma no, no. Quasi sempre i mezzi meccanici sono un compromesso, che è necessario, indispensabile soprattutto se si considera la enorme varietà di situazioni di terreno e agonistiche tipiche della Dakar. Io considero, è una mia opinione, che la Toyota Hilux sia una macchina molto buona, complessivamente ottima. Questo anche in considerazione del tipo di alimentazione del propulsore. Una macchina buona è un buonissimo punto di partenza. Cosa manca? Manca che devi sapere, imparare, come guidarla. Ecco tutto. Quando hai capito come sfruttarla al meglio sei già a un buon punto della competitività complessiva, che è molto più importante delle competitività del Pilota o della macchina singolarmente. Noi direi che siamo a buon punto. Lo dimostrano le sei vittorie quest’anno, e il Titolo Mondiale con un buon anticipo sul programma. E adesso la Dakar, dove come sempre cercheremo di dare il meglio di noi.”

La Toyota Hilux è una macchina molto buona, complessivamente ottima. Questo anche in considerazione del tipo di alimentazione del propulsore. Una macchina buona è un buonissimo punto di partenza. Cosa manca? Manca che devi sapere, imparare, come guidarla. Ecco tutto. Quando hai capito come sfruttarla al meglio sei già a un buon punto della competitività complessiva

Hai portato molto della tua esperienza nella nuova Toyota?

NAA. “Certamente, è inevitabile e indispensabile allo stesso tempo. Abbiamo lavorato molto sulle sospensioni, e su tutti quei particolari che contribuiscono a fare una Macchina sempre più veloce. Molte cose, in verità, e siamo molto soddisfatti dei risultati.”

Pronti anche per le dune?

NAA. “No problem. Dune, asfalto, terra…”

E con Mathieu?

NAA. “Con Mathieu Baumel, il mio eccezionale Navigatore, tutto perfetto. Matrimonio perfetto e proiettato verso il futuro!”

Grazie mille, in bocca al lupo!

NAA. “Grazie a voi amici!”

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