Dakar 2017. 4a Tappa. L’altro Despres (Peugeot) Vince a Tupiza

Dakar 2017. 4a Tappa. L’altro Despres (Peugeot) Vince a Tupiza
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Dakar che non da tregua. Incidenti, colpi di scena. Nel giorno della resa di Al Attiyah e Sainz, Despres vince per la prima volta in Auto con la Peugeot. Incidente per Toby Price, Barreda e la sua Squadra nell’occhio del ciclone, fuori anche Botturi, Quintanilla in testa.
6 gennaio 2017

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Da rimanere senza parole. E non venite a dire… “ve l’avevo detto!” perché vi mangio il cranio. Una Dakar come questa non si vedeva, e neanche più si immaginava, da tempo. Succede di tutto, i colpi di scena si susseguono senza respiro, eppure non si ha la sensazione della gara a eliminazione o finita, perché ad ogni cambiamento di stato corrisponde una interessante variazione della sceneggiatura originale. Però ogni giorno il Rally più difficile del Mondo presenta il suo conto. In paradiso, o all’inferno, Cyril Despres, o Joan Barreda.

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Si inizia dal mattino di San Salvador de Jujui, in programma una Speciale di oltre 400 chilometri. Subito dune, e navigazione. Nasser Al Attiyah non è della partita. Dopo aver danneggiato la vettura nel corso della 3° Tappa, il “Principe del Qatar” non può proseguire. Pare che la sua Hilux avesse subìto un danno più consistente della ruota strappata dalla collisione contro una roccia, ma si può capire che, dopo aver già sperimentato le “angherie” di questa edizione della Dakar, Al Attiyah non avesse alcuna voglia di andare a sperimentare un altro mal di testa sull’altopiano boliviano.

Su quelle dune del primo mattino Peterhansel e Cottret commettono un errore, e si infilano in una buca danneggiando sterzo e una ruota. Per riparare la 3008DKR  e ripartire ci vorranno una quindicina di minuti, troppi. Loeb e Elena sono fermi più avanti, la 3008DKR rifiuta, e ci vorrà quasi mezz’ora perché il navigatore trovi il bandolo di una semplice matassa. Il peggio, a pochi chilometri dalla fine della Speciale. Carlos Sainz urta sul bordo della pista in una curva veloce, l’Auto schizza via impazzita  e dopo essersi girata più volte finisce in fondo alla scarpata. Danni lievi alle persone, che riescono a portare a termine la Speciale, ma non basta la notte per rimettere in sesto la 3008DKR del Matador, che è costretto al ritiro. Questa è la sequenza micidiale dei fatti che intersecano la prima vittoria di Cyril Despres in Auto. Ne sono tutti contenti, e noi siamo contentissimi. Avevamo percepito già da un po’ che Cyril si stava avvicinando agli standard, soprattutto di velocità, richiesti per primeggiare alla Dakar. Chiaramente ne è contento lui, e bisogna… capirlo. Abituato a vincere con la Moto, Cyril era da due anni e mezzo diventato l’”Apprendista” alla Corte dei Re, e si può capire che il ruolo potesse essere, alla lunga, un peso.

Fuori Al Attyah, poi fuori Al Rahji, indietro le altre Toyota, l’avvicendamento in testa al Rally non poteva che premiare Despres. Come abbiamo già detto la gara ad esclusione non si priva in alcun modo dei suoi punti cardinali d’interesse. Fa solo girare la bussola, e non di molto perché sia Peterhansel che Loeb sono usciti dall’impasse dei loro guai, e sono riusciti anche a conservare una distanza accettabile dal nuovo leader. E certamente giornate così furiosamente costellate di colpi di scena portano anche qualche distrazione. Per esempio, e ce ne scusiamo, distolgono dall’attenzione che meritano le gare di Mikko Hirvonen e di Joan “Nani” Roma, Piloti emergenti o sopravvissuti delle rispettive Marche, Mini e Toyota, che senza attirare troppo l’attenzione restano in corsa per il successo finale.

Se la Dakar delle Auto è appassionatamente emozionante, la gara delle Moto è appassionatamente deludente. Fa quasi rabbia. Ne sono successe di tutti i colori, ogni giorno il retrogusto di una stortura. Come se non ci si potesse giustificare errori altrui che sono opera di cadetti. Sapore amaro. Ci son episodi che sono inaccettabili, a prescindere. Come la “truffa” perpetrata ai danni di Laia Sanz dal pilotino portoghese che ha mandato la Campionessa a pascolare facendole intendere che doveva aver saltato un waypoint. Il meschinello non ci poteva stare a farsi battere da una Signora, e così si è inventato la balla. Questa non è la Dakar.

È la Dakar, invece e purtroppo, l’incidente costantemente in agguato che trasforma una bella gara in un amaro colpo di scena. Toby Price ne porta i segni. Campione della Dakar dodici mesi fa, e in testa il secondo giorno di quest’anno, l’australiano ha interrotto il suo attacco alla leadership di Barreda bruscamente, fratturandosi il femore sinistro in una caduta nel letto in secca di un fiume. È l’inizio di una brutta giornata, di una quarta tappa che non finirà mai. È la prima notizia che arriva al bivacco di Tupiza, spazzato dal vento gelido e avvolto in una nube di polvere. Non c’è campo, il bivacco è tagliato fuori, ma tutti sanno che Price è in Città che aspetta che l’elicottero lo porti all’ospedale di La Paz. Gara finita. Ma non è finita. Sullo stesso elicottero finiscono prematuramente la loro Dakar anche Alessandro Botturi, che segue Jacopo Cerutti di una giorno, e Armand Monleon. Entrambi sono caduti, e tutti hanno sbattuto la faccia contro… la brutta faccia della Dakar.

Ma c’è un’altra voce che circola nel paddock, più gelida dell’ambiente, e non è una chiacchiera. Barreda e compagni avrebbero rifornito le Honda ufficiali in un punto non previsto sul percorso e non indicato per l’operazione. Un “normale” distributore di benzina, ma non segnalato all’uopo sul road book. Non è chiara la dinamica, e penso che non lo sarà fino a completamento dei livelli di giudizio ipotizzabili, ma la classifica tarda ad uscire, cosicché si è portati a sdrammatizzare, ma quando esce è stravolta. Barreda, insieme ai componenti della sua Squadra, è penalizzato di un’ora, e scende in classifica generale di conseguenza. Nessuna “grazia”, e la mannaia del grand jurì si abbatte sulla testa del Pilota che comandava la Gara e che anche alla fine della quarta tappa aveva mandato in pensione la concorrenza sbattendogli in faccia un altro quarto d’ora. Certo, c’è un’ingenuità imperdonabile nella storia che va riletta, o per lo meno che faccio una gran fatica a capire. Dov’è il cadetto?

Adesso, partendo da Pablo Quintanilla, il Campione del Mondo “Filosofo” che ora ha un piccolo vantaggio su Mathias Walkner e Stefan Svitko, la Dakar offre una chiave di lettura ancora interessante, ma senz’altro e pesantemente ridimensionata.

Photos made with Nikon

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