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Per quanto si cerchi di entrare nel vivo progressivamente, cercando di proteggersi con la massima attenzione dalle insidie trasversali che la Dakar si lascia immancabilmente sfuggire sotto forma di tentazioni, ben presto arriva il momento in cui le carte vengono allo scoperto, e con esse i valori un campo.
Lo scorso anno l’exploit di Sébastien Loeb fu una bella “scossa”, solo in parte “mascherata” dall’indulgere sull’effetto sorpresa. Nessuno, infatti, era disposto ad arrendersi a quella prima evidenza e riconoscere che l’affermazione della 2008 DKR potesse essere la premessa di un dominio pressoché assoluto sull’intera Dakar.
Quest’anno gli stessi dati emersi dalla seconda tappa, vinta da Loeb e Elena con un margine netto sul vincitore della tappa di avvio, Nasser Al Attiyah, non sono più una sorpresa, si soppesano sulla conferma dell’enorme potenziale della nuova 3008 DKR e trovano posto in una casella specifica di competitività non più solo supposta. Loeb vince così la sua prima Speciale del 2017 e si porta al comando del Rally.
La Prova Speciale del giorno non era particolarmente favorevole alle Macchine di Velizy, ma certamente di più alle caratteristiche e all’esperienza di Loeb e Sainz. Pari e patta, le due ore e mezza impiegate dall’Equipaggio della 3008 DKR per volare sui 275 chilometri della Prova parlano chiaro. Frazione veloce, dunque, molto veloce e pericolosa. In verità, il secondo “strappo” di tipo WRC faceva parte di un’introduzione inevitabile. Collegare, infatti, il Chaco del Paraguay al Chaco dell’Argentina vuol dire essere pressoché obbligati a passare attraverso territori piatti e poco “mossi”, e particolarmente insidiosi sui passaggi delle “rughe” e degli avvallamenti, improvvisi e invisibili, dei corsi d’acqua in secca.
Loeb non ha comunque avuto esitazioni né avversari. Partito dalla settima posizione immediatamente all’attacco, l’inarrivabile Fuoriclasse francese è andato in testa già dal primo Waypoint, ed è rimasto al comando fino allo striscione d’arrivo di San Miguel Tucuman, costringendo al secondo posto il vincitore della prima tappa, Al Attiyah. Al terzo posto, ha chiuso la Prova l’altro Idolo ex WRC del Team Peugot Total che, al comando della 3008 #304, ha a sua volta preceduto Giniel De Villiers.
La tappa “WRC type” corredata di un trasferimento micidiale di oltre 500 chilometri, non era “affare” per Stephane Peterhansel e Cyril Despres, rispettivamente settimo e dodicesimo, che rimandano l’espressione delle loro attitudini migliori a quei terreni più congeniali alle caratteristiche delle loro esperienze e della due ruote motrici sviluppata da Peugeot per vincere la Dakar. “Peter”, inoltre, non aveva una posizione di partenza favorevole, e Despres ha dovuto fare a meno dello strumento di “eco” Sentinel per la rottura dell’antenna. Polvere e pericolo, comunque, di solito non interessano i “Dakariani” di peso.
Di fatto, la 3008 DKR si conferma l’auto da battere, e l’evoluzione della Macchina vincitrice della Dakar 2016 sembra essere ora più una condanna che una sorpresa per Avversari che, questa volta, dovevano aspettarselo.
Questo non toglie che il confronto possa essere estremamente aperto, e sarebbe azzardato, quando non presuntuoso, affermare che i valori in campo sono delineati. Lo sono in parte al termine della prima, breve, “sezione” della Dakar 2017, la 3008 DKR conferma le doti progettate di velocità e tenuta, e di resistenza alle alte temperature, “prodotto” estivo di un meteo torrido. Già dalla terza tappa, tra San Miguel e San Salvador de Jujui, sarà la volta del “test” di guidabilità ed efficienza in altitudine.
È solo l’inizio, Bruno Famin non eccede in entusiasmi e in obiezioni. Al Bivacco di san Miguel de Tucuman, il “catino” dell’ippodromo al calor rosso, il Direttore di Peugeot Sport si sofferma appena sull’efficienza dimostrata della “sue” 3008 DKR, e si preoccupa per i camion d’assistenza, condannati ad un trasferimento “infame” di 800 chilometri e non ancora arrivati.