Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Parigi, 18 novembre 2015. Nell’atmosfera tesa e triste di una Parigi blindata, all’ombra di un evento drammatico come il massacro di venerdì 13, l’ufficializzazione della Dakar Argentina Bolivia 2016 con la presentazione di mercoledì 19 novembre spezza la tensione ed era necessaria. Non tanto per esorcizzare l’evento sociale, che resta nell’anima come una cicatrice, né per la scoperta delle novità, anche quelle dell’ultimo minuto che sono i colpi di scena dell’evento, ma per mettere un punto, per archiviare una fase importante e mai così delicata come nel caso dell’edizione ormai imminente.
Ricordiamo che il Rally, così come viene presentato oggi, è per metà ricostruito dopo il “forfait” del Perù, arrivato come una doccia gelata di… mezza estate. Era il momento in cui gli organizzatori si preparavano alle verifiche di terreno del percorso, in quel caso per la prima volta affidate, oltre che a Tiziano Siviero che è l’anima del percorso della Dakar sudamericana, a Marc Coma da poco ritirato dalle corse e diventato direttore sportivo dell’Evento. Una fase delicata, che richiede tempo e pazienza, e non certo l’improvvisa centrifuga di un Paese ospitante e la conseguente riorganizzazione, quasi in stato di emergenza, di metà della Corsa. Così è saltato anche buona parte del programma di “istruzione” del Campione catalano, catapultato improvvisamente e subito al centro delle operazioni, e per di più con un compito non più di affinamento ma cruciale.
ASO, la società che detiene Marchio e Dakar, non si è spaventata. Chi progetta e realizza avventure non può fermarsi di fronte a un imprevisto, per quanto importante. E Marc Coma non si è impressionato, si è rimboccato le maniche e si è messo al lavoro. Chi ha vinto cinque volte la Dakar non può lasciarsi sorprendere da un cambio di road book, per quanto significativo. I risultati del grande, improvviso e instancabile lavoro di ASO e di Marc Coma ora è fissato nell’ufficializzazione del percorso e della definitiva formula sportiva. Ecco gli argomenti chiave dell’edizione che parte da Buenos Aires il 2 gennaio 2016.
Sarà una Dakar che deve molto alla Bolivia, per uno straordinario supporto morale e pratico, e all’Argentina, che si è accollata un impegno aggiuntivo importante assorbendo le conseguenze del “taglio” del Perù, che danno un… taglio diverso alla competizione. Meno “sabbiosa”, con meno dune, e di conseguenza con più tratti “duri” e su piste veloci, la Dakar sarà certamente non meno difficile.
Argentina vuol dire Pampa, e vuol dire anche WRC. Alcune sezioni del percorso ricorderanno i Rally “classici” delle World Rally Car, che in Argentina godono di una popolarità straordinaria. Ma se è vero che la Dakar ha richiamato uno sciame di fuoriclasse del WRC, non vuol dire che saranno tappe da WRC. Le varianti possibili, trattandosi di Dakar, di fuoripista, di navigazione, sono molte, ed è possibile che il percorso alterni continuamente tratti più scorrevoli ad altri “impestati”. Un tipo di impegno difficile, perché è quello che, oltre alle braccia, spezza anche… il ritmo.
La decima tappa del 13 gennaio vedrà partire i concorrenti in un modo atipico: lo start vedrà schierati uno dietro l’altro i migliori classificati della tappa precedente indipendentemente dalla classe di appartenenza
Uno degli obiettivi di Etienne Lavigne, il Direttore di ASO che anche per questo ha voluto accanto a sé Marc Coma, è quello di restituire la Dakar alla filosofia dell’avventura che l’ha caratterizzata e che ne ha fatto il mito che resiste inossidabile da quasi quarant’anni. Con l’avanzare delle tecnologie, delle infrastrutture per la sicurezza, e per le caratteristiche ambientali dei Paesi che ospitano oggi la Dakar, questa è una missione che potrebbe sembrare impossibile. Ma qui entra in scena Marc Coma, che conosce la Corsa meglio di chiunque altro, perché l’ha vissuta e vinta con un’intelligenza critica mostruosa.
Ecco alcune delle idee di base che vengono introdotte nell’edizione 2016 della Dakar Argentina Bolivia. La prima è “sotto il cofano”, e si traduce in un diverso modo di somministrare le informazioni di gara, leggi road book e caratteristiche del percorso. Questo non vuol dire privare i concorrenti delle informazioni di base, ma più esattamente fare in modo che queste siano più generali, e che richiedano una maggiore attenzione dei Piloti e dei Navigatori sul piano dell’interpretazione. Un esempio indicatore della tendenza è già nella presentazione, numero di tappe, di concorrenti, di chilometri, ma nessun dettaglio specifico del percorso, nessuna nota di terreno.
La seconda idea passa sotto il nome di Super Fiambala. La decima tappa del 13 gennaio, che unisce Belen a La Rioja all’indomani della conclusione della tappa Marathon, e a questo proposito diremo che finalmente torna nella Marathon il Parco Chiuso, vedrà partire i concorrenti in un modo atipico. Per la prima volta, infatti, ma sarebbe meglio dire che si tratta di un ritorno assoluto alla primissima origine della Dakar, lo start vedrà schierati uno dietro l’altro i migliori classificati della tappa precedente indipendentemente dalla classe di appartenenza. Vuol dire che 10 moto, dieci auto e cinque camion partiranno nell’ordine, intervallati da tre minuti. In questo modo ASO e Coma si propongono di interrompere la strategia del “trenino” e di rendere il confronto più puro e spettacolare. Di rendere possibile un rimescolamento delle carte della classifica, insomma, a tutto vantaggio della tensione agonistica della Gara. Terza idea, portare da due a tre i minuti di intervallo tra i concorrenti alla partenza. Più tempo uguale più solitudine, e più tempo necessario per recuperare i tre minuti dal concorrente partito prima e… più tempo per sbagliare. Più navigazione, insomma.
Uno degli obiettivi di Etienne Lavigne, il Direttore di ASO che anche per questo ha voluto accanto a sé Marc Coma, è quello di restituire la Dakar alla filosofia dell’avventura che l’ha caratterizzata
Non dune non significano impegno fisico, e mentale, minore. Lo dimostra, per esempio la trilogia delle tappe boliviane, la Jujui-Uyuni, la Uyuni-Uyuni, sicuramente massacranti a causa dell’altitudine e, nel caso della terza frazione, della lunghezza della tappa.
Dalle informazioni degli organizzatori, ma anche da una sommaria analisi di terreno e della configurazione delle tappe, le seconda settimana di corsa sarà certamente micidiale, probabilmente tale da far dimenticar in fretta le angherie della trilogia sopra indicata. Ed è bene ricordare che si comincia subito sul serio, con la prima tappa, da Buenos Aires al bivacco definito “light” di Rosario, con una prima speciale sia pure quasi formale, una diecina di chilometri, ma con uno sviluppo che impone un certo rispetto da parte dei Concorrenti. Anche questa è una buona idea, poiché è un invito pratico a tutti i Concorrenti, da quelli più impulsivi che scalpitano a quelli che hanno bisogno di una maggiore misura iniziale per le ultime verifiche tecniche, ad essere meno impetuosi e più attenti, progressivi nell’inserirsi nell’avventura della Dakar.
Ecco il percorso della Dakar Argentina Bolivia 2016
2/1 Podio di partenza, Buenos Aires-Rosario
3/1 Rosario-Villa Carlos Paz
4/1 Villa Carlos Paz-Termas Rio Hondo
5/1 Termas Rio Hondo-Jujuy
6/1 Jujuy-Jujuy
7/1 Jujuy-Uyuni
8/1 Uyuni-Uyuni
9/1 Uyuni-Salta
10/1 Giornata di riposo a Salta
11/1 Salta-Belén
12/1 Belén-Belén
13/1 Belén-La Rioja
14/1 La Rioja-San Juan
15/1 San Juan-Villa CarlosPaz
16/1 Villa Carlos Paz-Rosario
16/1 Podio junto al Monumento alla Bandera