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San Juan, 14 Gennaio. Le temperature dovrebbero calare, di poco, e la lunga Speciale, 431 chilometri, sarà dura ma non terribile. Forse. Questa la promessa del briefing serale tenuto a La Rioja alla vigilia del “tappone” che riporta la carovana in piena Pampa Argentina e a San Juan. Invece la tappa di chiusura della micidiale trilogia dell’inferno, inaugurata a Belen, taglia i ponti con le incertezze e riporta l’Argentina dell’Ovest alle temperature dell’averno. I Campioni, ormai, non ci fanno più caso. Hanno il massimo della responsabilità, e una variazione di clima o temperatura non cambia loro la vita. Per i privati, è diverso. Lo sanno tutti, anche loro, ma nessuno si tira indietro. Ecco perché la tappa delle moto viene accorciata, come le precedenti. Programmare il massimo della tortura, ma essere pronti a ridimensionare la pena. Questo sembra essere il motto degli Organizzatori.
Decisamente, è una tappa di transizione. Meglio uscire “vivi” che rischiare di fallire, a due tappe dalla fine, davanti all’ultimo portale delle grandi difficoltà della Dakar 2016. C’è, infatti, molto da perdere e comunque poco da guadagnare. Loeb si incarica di dare un po’ di brio alla corsa, e lancia una delle sue terribili sfide che, a non essere super motivati, è difficile voler raccogliere. Il nove volte Campione WRC impone un ritmo infernale e guadagna strada rapidamente. In un primo tempo Peterhansel “abbocca”, e per un centinaio di chilometri si allinea alla verve del Compagno di Squadra, poi “Monsieur Dakar” ritrova l’aplomb del leader e “taglia” il flusso di adrenalina abbassando il ritmo e passando in modalità difensiva. Ne approfitta Al Attiah, per fare bella figura e cercare una breccia nell’equilibrio psicologico di Loeb. Ma il Fuoriclasse alsaziano non si lascia incantare. Se ha deciso di andare forte è perché da quando è salito sulla 2008 DKR ha ritrovato lo stimolo della bagarre con un “cavallo” vincente. A Bruno Famin, direttore e deus ex machina del progetto Dakar e del Team Peugeot Total, la grinta del suo nuovo Campione fa un po’ paura, ma l’Ingegnere si tiene forte e affronta la discesa all’inferno della Dakar con sufficiente fiducia e freddezza.
Il finale di tappa ci riserva qualche piccola sorpresa, e a Famin scende un rivolo di sudore freddo lungo la schiena. Loeb è lanciatissimo, ma a un paio di chilometri dall’epilogo urta una ruota e danneggia la trasmissione. Stop, se Bruno fosse davanti a un monitor lo fracasserebbe con la chiave inglese. Invece il il gran finale si adatta a un copione originale, da autentico colpo di scena e lieto fine. Mentre Loeb si ferma sta già arrivando Cyril Despres, che ormai è diventato grande anche con le quattro ruote, con l’altra 2008 DKR. Depres si ferma anch’esso, lancia la corda a Loeb e i due tagliano il traguardo agganciati. Loeb ha logicamente perso tempo nel finale, e la tappa è appannaggio di Al Attiyah, ma c’è ancora margine per concludere davanti a sua maestà Stephane Peterhansel che, quarto, mantiene su abbondanti cinquanta minuti il margine di vantaggio in testa alla graduatoria della Dakar a due tappe dalla fine. Domani, Villa Carlos Paz.