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Un giorno così vale tutto l’impegno, la fatica, il peso delle responsabilità e di obiettivi che non si possono colpire di striscio. In fondo è un giorno, poche ore, una circostanza che si fissa in una cerimonia caotica, nel delirio teatrale della premiazione del vincitore. Ma quando si è al centro della cerimonia, quando tutto questo ruota attorno all’impresa di cui sei protagonista, allora è un’altra cosa. E ben venga il massimo del caos, perché è festa.
Le Peugeot 2008 DKR sono arrivate in Argentina come un’incognita. Gli avversari non si facevano scrupolo di considerare con aria di sufficienza un Progetto così giovane e con pochi dati certi di performance e affidabilità. Entrambi erano limitati a quelli della 2008 DKR15 del debutto un anno fa, e della 2008 DKR15+, versione “lab” evoluzione dell’”Original”, vincitrice con una “doppietta” al Silk Road Rally. Un po’ poco per la tradizione della Dakar, che “esige” un periodo di allineamento valutato mediamente in almeno tre anni.
Ma la 2008 DKR16 è scesa alla Dakar trasformata. Come dichiaravano a Parigi, la Macchina è più larga, più lunga, più bassa, più potente. Sono valori paurosamente empirici, “scientificamente” nulli. Avremmo dovuto, tutti avrebbero dovuto immaginare che nascondevano una profonda trasformazione, da Auto a “Belva”, sempre per citare Velizy, cittadina sede dell’atelier segreto di Peugeot Sport. Quello che salta agli occhi immediatamente, è che la 2008 DKR16 è completamente nuova. Dunque, da capo. Se la prima versione ha debuttato alla Dakar 2015, la 2008 DKR16 di fatto debutta, nella sua versione definitiva finita di assemblare a dicembre, alla Dakar 2016. Ecco perché quando la Macchina muove i suoi primi passi, e per un soffio, un purissimo episodio di casualità avversa, non vince il Prologo, al bivacco si propaga l’allerta Peugeot. Troppo tardi. Il giorno successivo la prima tappa viene annullata per il maltempo, ma quello dopo a vincere è Sebastien Loeb, che porta la 2008 DKR al comando del Rally. A Jujui è ancora Loeb, e al termine dell’”anello” ancora di Jujui vince Peterhansel, davanti a Sainz e Loeb. È la prima “tripletta”, repetita il giorno successivo nella Jujui-Uyuni. Loeb, il debuttante Sebastien Loeb, è in testa ininterrottamente dalla seconda tappa, 4 giorni.
Peterhansel vince la Uyuni-Uyuni attorno al magico Salar boliviano, e passa al comando del Rally. Il giorno successivo vince la 2008 DKR di Sainz, e Loeb ritorna in testa, a Salta. Ha inizio la seconda settimana di gara, il “girone di ritorno” in Argentina. Nella Salta-Belen non vince una Peugeot, ma un’altra 2008 DKR va al comando, quella di Peterhansel, e nella tappa di dune e navigazione con partenza e arrivo a Belen, Sainz vince e vola al comando. La decima tappa, tra Belen e La Rioja, è segnata dallo sfortunato ritiro di Carlos Sainz, ma Peterhansel “vendica” il compagno di Squadra rilevandone il comando della Dakar, con un’ora di vantaggio!
La Dakar 2016 è “griffata” Peugeot, ma bisogna aspettare le ultime tre tappe, a San Juan, Villa Carlos Paz e Rosario, per “certificare” un successo che è nato con il primo giorno di gara e che si suggella con il Podio di Rosario. Loeb vince l’ultima Speciale, Peterhansel la Dakar. Thriller stupendo.
Si parla di 2008 DKR da un anno e mezzo, ma la 2008 DKR vincitrice della Dakar 2016 ha dodici mesi soltanto. Non era mai successo. In due settimane ha già collezionato una serie di record, è diventata la Macchina da battere e ha conquistato, nella proiezione della Dakar 2017, il numero 300, quello del Detentore. Il successo del Team Peugeot, sotto la regia magistrale di Bruno Famin, è completo e… Total.