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San Salvador de Jujui - Quella della befana è una giornata intensa e particolare. Non saprei da dove iniziare. Direi dal bivacco fantasma di Tarija, avamposto boliviano dove hanno segregato tutte le assistenze per evitare che qualcuno bari in favore del proprio Pilota o Equipaggio, rinchiuso a sua volta nel bivacco marathon di Jujui. Non ci avete capito niente? Tranquilli, nemmeno io, ci ho messo un po’, ma capire i francesi, soprattutto se in vena di genialate, è sempre un’impresa.
Riassumo. La tappa è marathon, un anello di oltre 600 chilometri con partenza e arrivo non lontani da Jujui, e oltre 400 chilometri di Speciale. Il bivacco è per i soli concorrenti, con moto e auto, e quad e camion, in regime di parco chiuso. La tappa marathon è un’idea che si collega direttamente alla Dakar delle origini, quando più giorni erano riuniti in una solta tappa, e alle assistenze era impossibile fornire aiuto ai propri concorrenti, semplicemente perché, pur essendo anch’esse in gara, rimanevano troppo indietro. L’applicazione moderna del concetto originale prevede che i Piloti restino vicini ai loro mezzi, ma senza avere la possibilità di toccarli, e che gli assistenti siano inviati lontano, per evitare che qualcuno possa indurli in tentazione.
Mentre si disputava la Jujui-Jujui, quindi, Tecnici, Meccanici, Manager, Logistici e, perché no, Giornalisti, tutti son stati mandati oltre il confine con la Bolivia per partecipare al ridente bivacco senza Piloti allestito alla meglio nell’area aeroportuale di Tarija, città di 200mila abitanti a Sud del Paese, qualche 250 chilometri dal confine di Agua Blanca attraversato dalla carovana della Dakar “lenta”. Attenzione, dire bivacco non è, in questo caso, come evocare le atmosfere del Paziente Inglese. Il termine sta solo ad indicare una spianata rullata alla meglio, con tutte le scomodità del caso e una veste ambientale tra il provvisorio e il precario. Entro le nove tutti devono essere dentro, e alle 06:00 il primo potrà uscirne, e state sicuri che ci sarà ressa per levarsi dalle scatole.
Ecco, un bivacco di questo genere io lo allestirei in versione monoposto, e ci manderei a svernare Joan Barreda, in modo da “concedergli” tutto il tempo che vuole per riflettere e rinsavire. Sono due giorni che il catalano vince la Speciale, passa in testa nella generale e quindi, quando si fa sera, va a ritirare i suoi “autovelox” e a consegnare punti. Ieri uno solo, oggi beneficenza: addirittura cinque. Nella terza tappa regalone a Stefan Svitko, che gli subentrava in testa, e nella quinta un’intera calza della befana piena di cinque minuti. Paulo Gonçalves, il portoghese dello stesso HRC Team, ha le lacrime agli occhi, ma non so dire se è per la contentezza o perché non riesce a contenere nella pancia le risate. Questo è Joan Barreda detto “Il Buono”, due volte consecutive dall’altare alla polvere, da primo a quinto, da primo a quarto.
Joanino è ancora terzo non lontano dalla testa della corsa, e può continuare a garantirsi il privilegio di non dover aprire la pista il giorno successivo
Due volte in testa e due volte ricacciato in basso. E il bello è che Barreda continua a paradossalmente a trarre anche un certo vantaggio dalla situazione. Nonstante i regali e destra e a manca, infatti, Joanino è ancora terzo non lontano dalla testa della corsa, e può continuare a garantirsi il privilegio di non dover aprire la pista il giorno successivo, con la possibilità di accedere con una certa facilità alla leadership. Che lo stia facendo a bella posta? Nonostante la piuttosto stridente nota tattica, va detto che questo genere di classifiche, elaborate a tavolino con grandi distribuzioni di penalità, non si sa mai quando diventano definitive, e va detto anche, e soprattutto, che Barreda conferma di essere il Pilota più veloce del lotto. Alle sue spalle non c’è ancora un movimento tale da far suonare l’allarme, a turno tutti quelli che sono andati in testa al Rally per dei regali sono tornati a vedere le cose dalle retrovie, e ci sono almeno un paio di piloti, non vi sto a dire che sono perché ne sapete una più del diavolo, che non hanno ancora deciso quando muoversi. No, non si tratta di Antoine Meo, il più forte dei campioni del Mondo di Enduro, terzo ieri e quinto oggi, bravissimo a già nei dieci.
A proposito di Enduristi, mi spiace immensamente per la caduta e il ritiro di Pierre-Alexandre Renet. Pela è stato sfortunato, direi troppo. Si è fatto male in Marocco e ha rischiato di non partire alla Dakar. Partito, ma non in condizioni perfette, e comunque senza quella rifinitura della preparazione che è indispensabile per fare una buona Dakar, è caduto ancora, rimanendo a lungo privo di conoscenza. Un grazie di cuore a Laia Sanz, che sta facendo una delle sue magnifiche gare, che è rimasta accanto allo sventurato curandone personalmente il recupero. E a proposito di “ex infortunati”, per fortuna Botturi va un po’ meglio. Non bene, non è mai esistito che un polso vada a posto in qualche ora, ma il Gigante di Lumezzane pensa di farcela.
Altra giornata di gara stupenda tra le auto. Per la prima volta, Peugeot “firma” una tripletta, piazza al traguardo di Jujui tre equipaggi, e torna a far salire sul primo gradino del podio Stephane Peterhansel. I successi a ripetizione della 2008 DKR, il frastuono che sta facendo il Loeb già perfettamente “inserito” nel difficile contesto, e la micidiale costanza di risultati e di prestazioni di cui si è dimostrata capace la Squadra diretta da Bruno Famin, stanno cambiando il mondo.
Fino a ieri c’erano quasi solo scettici o sognatori. Nessuno dei primi sembrava disposto a scommettere sulle Peugeot da Rally Raid, e isecondo sono ancora quelli che hanno stampata nella retina l’epopea delle Grand Raid. Le 2008 DKR non erano certo perfette il primo anno, e di fatto tornano al debutto con la nuova versione 2016. Da un paio di giorni, comunque, gli “umori” sono cambiati radicalmente. “Che la Peugeot andava forte lo sapevamo…” Ma che sapevate! Nessuno ha mai visto andare forte le 2008 DKR nuove. Forse soltanto qualche cammello nel deserto tunisino o uno degli “inviati” da Quandt & Co a spiare i test delle francesi. Che andavano forte si sapeva… ma fate il piacere. Siamo onesti: che dovevano andare forte era lecito crederlo, perché un Team di progettisti e di realizzatori come quello che opera a Velizy può sbagliare una volta, umanamente, ma non due. E dunque, fede a parte, le prestazioni strabilianti delle nuove Peugeot sono una bella sorpresa, bella quanto l’altrettanto eccitante sorpresa di vedere Loeb così veloce e sicuro.
Ha piovuto per tre giorni, adesso siamo in altitudine e il Rally cambia faccia. Da domani e per tre giorni è un’altra prova, un altro capitolo
I diffidenti per natura, tuttavia, tornano presto alla carica, chiamando in causa questa volta l’affidabilità, altra grande variabile sulla strada della Dakar. Caso vuole che anche in questo senso la risposta arriverà presto. Già oggi, per esempio, ad Uyuni quando terminerà la grande Tappa Marathon a cavallo tra Argentina e Bolivia, e tutti i mezzi di gara avranno disputato due tappe concatenate, 1.270 chilometri di cui 750 di Perove Speciali, senza alcuna assistenza intermedia.
Non sono sicuro, invece, che gli avversari si aspettassero una tale potenza di fuoco da parte delle Peugeot. Nasser Al-Attiyah lo aveva detto esplicitamente, e in Toyota si pensava che ci volesse ancora tempo per vedere i risultati del lavoro di Parigi. L’unico che non si è mai espresso categoricamente è proprio il proprietario del Team Axion X-raid, Sven Quandt, che però è stato tra i primi a rivolgersi agli ambienti del WRC per rafforzare la Squadra della Mini.
Man Mano che le Peugeot salgono, e la tripletta con il ritorno del Signore della Dakar, Stephane Peterhansel, ad una vittoria di tappa, è l’ennesima prova della sensazionale crescita della 2008 DKR, scendono disordinatamente gli avversari. Oggi è toccato a Toyota fare un passo indietro, Giniel De Villiers è sceso dal secondo al sesto posto, e alle Mini farne uno in avanti, riportando Al Attyah sul podio provvisorio alle spalle di Loeb e Peterhansel. Ha piovuto per tre giorni, adesso siamo in altitudine e il Rally cambia faccia. Da domani e per tre giorni è un’altra prova, un altro capitolo. Il meteo non promette nulla di buono, ma stiamo arrivando al magico salar di Uyuni. C’è chi trova questa Dakar poco interessante. Secondo me son quelli che non sanno darsi pace per natura. In realtà mi pare che sia addirittura avvincente.
Foto: Antonio Ammiragli - AP Photosport, Piero Batini (Canon)