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Belen - Il punto non è se la decisione è giusta o no. Semmai bisogna vedere quali sono le conseguenze, e se la situazione imbarazzante creatasi poteva essere evitata. Ma questo fa parte dell’esperienza e, prima di tutto, del senno di poi. Se si parla di sicurezza, in ogni caso, anche un eccesso di zelo è una buona decisione. Sta di fatto che la prima della serie di tappe più temute del Rally si è risolta con un mezzo nulla di fatto. Troppo caldo, speciale interrotta a metà, al KM 178 invece del 285. Price vince facile, ma avrebbe vinto anche a Fiambala sull’intero percorso, Gonçalves, ormai abbandonato al suo destino, esce di scena, poi rientra, molti dei più bravi si lamentano che così non è Dakar. Tra le auto è sceneggiata Mini che accusa Peterhansel di far gasolio irregolarmente, poi dalla Speciale esce un altro acuto di Sainz, che ora è al comando del Rally. Metà tappa, d’accordo, ma molti “bouleversements”, rivolgimenti, come dicono i francesi in questi casi. Sembra quasi che non ci si aspettasse una Dakar davvero… Dakar. Però è così, fino a ieri erano fiumi in piena, strade e piste allagate, freddo, pioggia su questo angolo torrido di Catamarca che quando piove, come è successo ieri, la gente esce di casa per vivere questo strano, rinfrescante fenomeno.
La temperatura era già elevatissima, i 47 gradi all’ombra sono una sorta di massima “ufficiale” registrata, ma dal bivacco al sole alla fornace di Fiambala c’era da evaporare e svanire stecchiti solo a tirar fuori le testa dal finestrino. Quando al bivacco di Belen hanno iniziato ad arrivare le prime moto trasportate degli elicotteri in rotazione, si è capito subito che le condizioni non erano quelle ideali, e che l’annunciata tappa di navigazione e di deserto aperto si stava trasformando in una “asaderia”. Così gli organizzatori hanno preso la decisione di fermarla al secondo Controllo di Passaggio, poco più di metà del percorso previsto in origine. A parte quelli d’accordo e quelli no, in effetti quelli partiti alla volta del traguardo finale hanno affrontato, e vinto, niente di più che una “tipica” giornata di Dakar, a quel punto sono successe due cose, dilatate nel tempo e negli umori del piccolo caos creato dall’”imprevisto”. Da una parte alcuni Piloti, una dozzina, erano già ripartiti dal CP e si avviavano a completare la Speciale sul percorso originale, mentre agli altri restava il dubbio se continuare in trasferimento o tornare a Belen e quindi ripartire per Fiambala. Un casino! Basta un’incomprensione, spesso contagiosa, e si genera il caos. Tutto corretto dagli organizzatori abbastanza in fretta.
Per il Team HRC anche questa Dakar è un mezzo disastro, e non si potrà mai dire che Paolino Ceci non abbia fatto il suo lavoro fino in fondo
Rimaneva, come sempre, la situazione specialissima che sta in mezzo. Ed era quella, guarda un po’, di Paulo Gonçalves. Il portoghese era rimasto in panne nella prima parte della Speciale, quando un ramo aveva forato uno dei radiatori della sua Honda, e il motore era andato arrosto. Metge come sempre fa orecchie da mercante, e meno male che c’è la Paolino Ceci Rimorchiatori, associazione umanitaria, grazie alla quale Gonçalves guadagna l’uscita del CP. Il 2. Paulo manda in scena una delle sue facce più truci, fa emettere un comunicato stampa al suo ufficio, nel quale ufficializza il suo ritiro “obbligato”, e si prepara ad andare a casa felice come una pasqua. Poi viene informato della decisione dell’Organizzazione di sospendere la speciale al CP2. Dunque? Dunque Gonçalves è ancora in gara, in forte ritardo ma ancora in gara. Non gli resta che raggiungere Fiambala, ancora grazie all’intervento della PCR Limited, e cambiare il motore con uno di quelli dei suoi due compagni sopravvissuti. E lì sarà da vedere se sarà quello di Metge, che è rientrato tardi stanotte, non dal bar ma dalla pista per un problema misterioso, o se sarà quello di Paolino il (troppo) buono. Comunque vadano le cose, due assunti: per il Team HRC anche questa Dakar è un mezzo disastro, e non si potrà mai dire che Paolino Ceci non abbia fatto il suo lavoro fino in fondo. Il migliore regalo che si potrebbe fargli, in effetti, sarebbe che Gonçalves, dopo aver giocato tutti i suoi jolly, riuscisse alla fine a vincere la Corsa. Sarebbe clamoroso, ma anche una stupenda storia di grande tenacia, esemplare. Never give up! Non facciamo la morale, ma certo è che questa Dakar avrebbe bisogno di un po’ di buoni insegnamenti.
E anche di più buon senso, avrebbe bisogno. Qui siamo al punto che chiunque abbia voce e pelo si può permette di sparare anche la più grossa, in barba alla logica o al buon gusto. E il bello è che trova sempre qualcuno disposto ad ascoltarlo. Prendiamo questa volta la gara delle auto. Le Peugeot hanno dominato in lungo e in largo. Un record dopo l’altro. Sei successi consecutivi su sei occasioni, prologo a parte. Si vede che le Peugeot, oltre che improvvisamente competitive, sono talmente facili da guidare che possono offrire ai loro Piloti anche questo vantaggio. E finalmente il più debole psicologicamente ha sbottato. Alle fine della Salta-Belen, Mini ha presentato un reclamo contro Peugeot, accusando Peterhansel di aver rifornito irregolarmente la 2008 DKR n° 302. Peterhansel! Il più onesto dei fuoriclasse della Dakar, l’Uomo che ha una storia di esemplare irreprensibilità e che più di ogni altro avrebbe da rimettere anche per la più ingenua delle “truffe”, è accusato di comportamento irregolare! A mio avviso la mossa è psicologica, pesante. Accusando il più onesto per definizione, è nello spessore morale del team che, magari, si vuole iniettare il tarlo del dubbio. Bruno Famin, Direttore di tutto quello che è Peugeot qui alla Dakar, dalla Macchina al Team, resta un po’ meravigliato, poi liquida l’insinuazione ufficiale archiviandola tra le assurdità. Per inciso, la Peugeot di “Peter” è stata rifornita ad una stazione di servizio segnalata sul road book, e il reclamo è stato poi “estinto” anche ufficialmente.
La tappa si è trasformata in un confronto misto tra specialisti del deserto e ex compagni di WRC
Comunque non è questo il “caso” del giorno, visto che c’è un nuovo acuto di un Fuoriclasse. Nella Belen-Belen, con la complicità della poca pratica che Loeb ha con il deserto di dune “vero”, e per il fatto che Peterhansel ha bucato due volte, e in altre due occasioni si è “piantato” per non rappresentare un pericolo per i suoi amici motociclisti, la tappa si è trasformata in un confronto misto tra specialisti del deserto e ex compagni di WRC. Corta e rabbiosa, alla fine la Speciale si è risolta con una nuova vittoria di Carlos Sainz, che ha così rovesciato la situazione apparentemente senza speranze di qualche giorno fa, ed è salito al comando del Rally. Il podio provvisorio della Dakar ha ora gli scalini distanti multipli di sette. Carlos Sainz in testa, Peterhansel a sette minuti, Al Attiyah a quattordici. Abbastanza indietro fa un bellissima figura Mikko Hirvonen.
Le macchine sono ora al Bivacco di Belen in attesa di scatenare la Belen-La Rioja, con la speciale di nuovo “ambientata” nel forno di Fiambala e lunga 278 chilometri. I motociclisti, invece, sono “reclusi” nello speciale bivacco Marathon di Fiambala, e molti di essi non sanno nemmeno che a pochi metri c’è una stazione termale, e una vasca naturale di acqua freschissima. No, se sei Dakariano, in attesa che Marc Coma spari il colpo di cannone della Super Fiambala, la speciale in cui partono insieme moto, macchine e camion, solo in funzione del tempo ottenuto nella speciale precedente, se sei un Dakariano, dicevo, devi soffrire. E poi magari domattina decidono di cancellare anche quella o una sua parte!
Foto: ASO/ @World/ A Lavadinho