Dakar 2016: Loeb e le Peugeot, la Tappa Perfetta

Dakar 2016: Loeb e le Peugeot, la Tappa Perfetta
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Un alsaziano che non sa cosa voglia dire perdere porta alla vittoria per la prima volta la nuova 2008 DKR. È la tanto attesa Tappa Perfetta delle Peugeot e di Sébastien Loeb. E giorno di vittoria anche per Bruno Famin
5 gennaio 2016

Termas del Rio Hondo, 4 gennaio 2016. Doppietta Peugeot. Primi Sébastien Loeb e Daniel Elena, secondi Stephane Pterhansel e Jean-Paul Cottret. Non è finita. Il “pivello” Cyril despres, cinque volte vincitore in Moto, ma nessuna esperienza “indoor” tra due portiere, è settimo. L’ha aiutato David Castera, fino a ieri Direttore Sportivo della Dakar, e quindi esperto di tutto quanto è Dakar? Macché. La Peugeot 2008 DKR è diventata una Macchina facile, che si guida bene, una belva che non tradisce e vola via sicura. E ancora. Fino a poco più di 100 chilometri nella Speciale tra Villa Casrlos Paz e Termas del Rio Hondo, in testa c’è Carlos Sainz, rasoterra con il Missile che ha voluto proprio così, potente, agile, sicuro. Ma la macchina si spegne, e non ne vuole sapere di ripartire. Come i motorini quando si ingolfavano, a caldo. E giù pedalate. Ci mette un po’, Carlos controlla tutto quanto gli è possibile, poi ci riprova. La Macchina parte, e Sainz riparte velocissimo, ma non abbastanza da compiere un miracolo. Quattordicesimo.

A proposito di Macchine da battere, non si può dire che la Mini All4 Racing abbia inaugurato la Dakar “vera” con il massimo della soddisfazione

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Ha vinto Bruno Famin. Finita la Dakar 2015, insoddisfacente sotto il profilo del risultato, la Macchina è stata rovesciata come un calzino. Qualche ingegnere sciolto nell’acido, altri tecnici entrati a far parte di un progetto sempre più urgente, tre equipaggi di Fuoriclasse e, un mese e mezzo fa, il binomio stellare del WRC. Chi ci avrebbe dormito più, la notte, con tutta quella carne al fuoco e il peso di tanta responsabilità? Bruno Famin, consapevole che le scelte questa volta erano quelle giuste. Mancava il sigillo finale. Eccolo. Oggi ha vinto Bruno Famin. Domani ricomincia la sfida, perché alla Dakar ogni giorno è proprio un giorno nuovo, e tutto può succedere, ma nessuno, intanto, potrà dire mai più che la 2008 DKR è un “bidone”. Guardatela bene. La Macchina è bellissima, una galassia più avanti rispetto alla versione 2015, la “vecchia” ameliorée che ha vinto in Cina, e che è in gara anch’essa, venduta a Romain Dumas insieme a un kit di pezzi di ricambio. Sì, vista acanto alla sua evoluziune, la “Original” un malinconico reperto stellare al mercatino dei relitti di Unkar Plutt.

Loeb inizia nel migliore dei modi la sua prima avventura sudamericana
Loeb inizia nel migliore dei modi la sua prima avventura sudamericana

Peterhansel, certo, potrebbe sentirsi a disagio tra i due monumenti che si ritrova ora come Compagni di Squadra, ma non lo crediamo. Riteniamo che Stephane sia capace di vedere sempre il lato migliore, che sia contento oggi per il risultato della macchina e degli Equipaggi, e che si proponga di esserlo ancor ai più domani quando, in circostanze che lo favoriscano come un ordine di partenza, potrà regalarsi anche una parte importante di Dakar a bordo di quella 2008 DKR per la quale ha abbandonato la vettura allora più competitiva e affidabile.

Certo, a proposito di Macchine da battere, non si può dire che la Mini All4 Racing abbia inaugurato la Dakar “vera” con il massimo della soddisfazione. Dopo Ten Brinke salito in cattedra alla fine del Prologo, infatti, le Mini hanno sofferto l’”arroganza” agonistica delle due Peugeot, prima e seconda, la crescita notevole delle Toyota, terza e quarta con Vasilyev e De Villiers, e anche la ridotta luce a terra che ne ha trattenute un paio nella lunga fangaia a due terzi di Speciale. Al-Attiyah, che ha anche forato una gomma, se l’è cavata ragionevolmente e paga un ritardo recuperabile. Si salva Mikko Hirvonen, ma non così Joan Roma, che con la mierda fino agli sportelli c’è rimasto per quaranta minuti, e che vede svanire la sua Dakar consecutiva il primo giorni in cui ci da dentro. Ironia, oltre la sfortuna c’è sempre una nota simpatica. Dopo che lo spagnolo è rimasto tutto quel tempo lì ad aspettare che lo tirassero fuori, gli organizzatori si sono prodigati per aiutare gli altri malcapitati a uscire il più in fretta possibile. E Roma si è arrabbiato parecchio, per la sperequazione che non gli piace.

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