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Rosario, 2 gennaio 2016. La cosa non bella è che anche il corto prologo, appena 11 chilometri, deve fermarsi di fronte ad un incidente, che coinvolge la Mini numero 360 dei cinesi Guo Meiling e Liao Min uscita di strada, e produce una diecina di feriti. A nulla sono servite, dunque, le ripetute raccomandazioni di Etienne Lavigne, Direttore della Dakar, e di Marc Coma, neo Direttore Sportivo, e risulta così persa la scommessa del grande pubblico lungo la pista, paradossale spina nel fianco della Dakar Sudamericana che vive nella smisurata passione del Pubblico. Sapendo quanto gli organizzatori si adoperino per aumentare costantemente il livello di sicurezza della Corsa, c’è da dire che questa edizione è bersagliata dalla sfortuna. Il forfait del Perù è stata la prima batosta, quella che ha costretto i tracciatori ad una corsa contro il tempo per ridisegnare il percorso della gara quasi interamente in Argentina.
Sapendo quanto gli organizzatori si adoperino per aumentare costantemente il livello di sicurezza della corsa, c’è da dire che questa edizione è bersagliata dalla sfortuna
Poi ci si è messo il Niño, il temibile fenomeno di riscaldamento del Pacifico ortogonale al Perù, che in realtà sconvolge gli equilibri climatici dell’intero Pianeta. Piogge torrenziali sul Nord Est dell’Argentina, con la minaccia costante che il fenomeno anomalo investa anche le aree interessate dalla Dakar. E infine il Prologo e l’incidente. Anche il debutto di Marc Coma, fuoriclasse vincitore di cinque edizioni e ora passato dalla parte degli organizzatori con il compito di dare un nuovo, potente impulso alla formula e alla struttura del rally, non sembra troppo baciato dalla fortuna. O forse è la prova a cui il destino ha voluto sottoporre El Campeon. Tirem innanz, e vediamo come va a finire.
Il presupposto non poteva essere comunque più interessante. Anche trattandosi di un cortissimo e non difficile prologo, tecnicamente ininfluente. La corsa si presenta infatti avvincente come non mai, e talmente indecifrabile da rendere ridicolo e superficiale ogni tentativo di pronostico. Senza Coma sono infatti almeno una mezza dozzina i “candidati” ad ereditare il primato della gara delle Moto, e con l’arrivo delle Peugeot e la crescita delle Toyota, il dominio delle Mini All4 Racing vincitrici delle ultime quattro edizioni sembra adesso seriamente in pericolo.
La corsa si presenta infatti avvincente come non mai, e talmente indecifrabile da rendere ridicolo e superficiale ogni tentativo di pronostico
Il gioco dell’indizio rivelatore è l’unica cosa che il prologo può offrire, in quanto come Coma ha tenuto a precisare, in una frazione così corta è solo possibile perdere la gara, non certo vincerla. Eppure qualche segno è arrivato anche dal prologo. Potrà stupire, infatti, che Joan Barreda abbia ancora una volta voluto esporsi ai rischi di una gara d’attacco, ma probabilmente il risultato ottenuto dal Pilota ufficiale del Team HRC tendeva ad un significato beneaugurale. C’è un altro indizio, invece, che non ci aspettavamo, il secondo posto ottenuto da Ruben Faria, uno dei senatori della vecchia guardia che ora ha il compito di allevare i pulcini del team Husqvarna Rockstar ufficiale. È vero che il portoghese ha un buon feeling con le prove di tipo Baja, ma viene da pensare che abbia deciso di puntare al posto lasciato vacante dal ritiro di Coma. Non ci stupisce che il neo campione del Mondo, Mathias Walkner, abbia scelto di accontentarsi di una posizione più attardata, segno che il giovane austriaco ha ben chiaro che la Dakar non si vince il primo giorno, e non ci stupisce di tornare e vedere Helder Rodrigues al terzo posto. Sono segnali di intenti forti, così come la vicinanza di Botturi, nostro eroe deputato a far la più bella figura della sua carriera. Forza!
Entusiasmante è poco, la sfida delle Auto e travolgente. La Mini All4 Racing di Nasser-Al Attiyah campione in carica è la favorita numero 1. Ma tanta sicurezza cela in verità una situazione che non è mai stata così incerta e fragile, almeno sulla carta e a dar peso elle indicazioni della stagione appena finita. Toyota e Peugeot sono lì, ad un passo anche se a penalizzarle teoricamente è l’antico must della Dakar, l’affidabilità. Ma poiché oggi non si va più per tentativi, ecco che improvvisamente quel certo indizio riscontrabile nel risultato del prologo della 38ma edizione della Dakar potrebbe anche essere importane. Ha vinto Bernhard Ten Brinke, un olandese che va forte, ma che non è mai stato considerato uno degli uomini da battere. Il buon segno è che la sua vittoria coincide con il primo successo parziale della nuova stagione delle Toyota Overdrive di Jean-Marc Fortin.
Quarto Al-Attiyah, ma il “Principe” aveva già detto che non era il giorno per sferrare alcun attacco, la grande giornata inaugurale del Rally è stata quella di Carlos Sainz, e per estensione delle Peugeot 2008 DKR. Il “colpaccio” ce lo aspettavamo, come sempre, a Carlos Sainz piace vincere e colpire, e non saremmo andati nemmeno tanto male a scommettere, poiché il Matador è apparso decisamente in “palla” e determinato a trasformate il debutto della nuova versione dell’Arma Peugeot in un trionfo. Gli è andata male, di poco. Ironia della sorte, nell’attraversamento di un guado il cofano anteriore della 2008 DKR si è aperto togliendo la visibilità all’Equipaggio sbalordito. Se si pensa che Sainz ha perso per tre secondi…
Beh, interessante il “piccolo “prologo. Vince un outsider, ma con una Macchina ormai “centrata” sugli obiettivi, secondo è l’Asso iberico che, insieme Loeb e Peterhansel, trascina l’armata francese, ed wcco comparire alterzo posto anche un’altra marca, la Ford, con la Ranger del debuttante ex WRC Xavier Pons.
Si finisce tardi, a Rosario, ed è solo l’inizio, naturalmente. Poche ore di sonìno al bivacco allestito sul circuito che ha ospitato il finale di stagione del WRX, e a notte fonda i motociclisti “attaccano” il trasferimento che li porterà a Villa Carlos Paz con la prima vera Prova Speciale. E minaccia pioggia!