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Villa Carlos Paz, 3 gennaio 2016. Ieri sera, al bivacco light di Rosario, Antoine Meo era piuttosto seccato. La sua moto aveva “bevuto” nel famoso guado di “appena 30 centimetri” del prologo, sì, quello che aveva creato più di un colpo di scena a Sainz, alla Sanz, a Renet & Co., tutti fermati dalle acque più profonde del previsto. Il cinque volte Campione del Mondo di Enduro, ora riconvertito ai Rally Raid, aveva dovuto perdere un sacco di tempo per svuotare la cassa filtro allagata, in compagnia degli improvvisati tifosi che avevano messo la sua KTM letteralmente a testa in giù, e alla sera era arrabbiato più che per l’evento in sé per la sua proiezione sui giorni a venire: “Quel ritardo stupido, e non è colpa mia, mi costerà adesso tre giorni d’inferno nella polvere di Piloti più lenti che dovrò sorpassare. Per riallinearmi ai primi, se tutto va bene, impiegherò tre giorni!”.
Neanche a farlo apposta, poche ore dopo Meo si sarebbe invece trovato a considerare quei trenta centimetri, per qualche minuto in più di ritardo, come l’acqua benedetta!
Imprevisti, cose che capitano, naturalmente, ma Meo si era sentito per un attimo defraudato della sua mano di carte da giocare nel suo debutto alla Dakar. La lamentela ci era apparsa debole, ma forse Meo aveva ritenuto di dover attaccare sin dal primo giorno per sfruttare ogni piccolo particolare della Corsa. Ripensandoci durante la notte, mentre guidavamo alla volta di Villa Carlos Paz in direzione di una tempesta elettrica sempre più evidente e vicina, pensavamo che il Buon Meo avrebbe probabilmente avuto ancora da lamentarsi, e che i timori di Carlos Sainz, messo in guardia dal meteorologo del Team Peugeot Total, non erano così infondati come la serata estiva di Rosario lasciava immaginare.
Man mano che ci avvicinavamo a Villa Maria, il luogo del rifornimento a oltre 300 chilometri da Rosario, ci dispiaceva dover constatare che il tempo virava decisamente al peggio, e che non avremmo potuto in nessun modo suggerire agli sfortunati motociclisti, ormai in trasferimento, di ficcarsi nel marsupio almeno un k-way. I motociclisti pagano sempre caro questo genere di “imprevisti”, perché al contrario di autisti e camionisti vivono la loro avventura all’aperto, la faccia nel vento, e partono sempre prima di tutti, spesso molto presto, molto prima del levar del sole.
Così dopo il trasferimento è iniziato il tira e molla degli organizzatori. Aspettano a lanciare la Speciale, 227 chilometri per le moto e 258 per le auto, rimandano, sembrano confidare in un miglioramento del meteo. Dovevano essere le 08:00 per Joan Barreda, vincitore del prologo e primo leader della Dakar 2016. Diventano le 08:30, poi le 09:00. Alle 09:46, finalmente, gli Organizzatori emettono il comunicato che quasi tutti ormai si aspettavano: tappa annullata. Le moto vanno a Villa Carlos Paz in convoglio, le auto sul percorso che preferiscono, i camion su quello delle Assistenze. Ed eccoci qua, un altro giorno sulle spalle, compresi quelli delle verifiche sono ormai 4, e la sfida della 38ma edizione della Dakar è è per ora limitata agli 11 chilometri del prologo. El Niño ha colpito ancora!
I motociclisti pagano sempre caro questo genere di “imprevisti”, perché al contrario di autisti e camionisti vivono la loro avventura all’aperto, la faccia nel vento, e partono sempre prima di tutti, spesso molto presto, molto prima del levar del sole
Ma non si poteva far qualcosa per rendere la vita meno dura ai Motociclisti? Con il senno di poi, sì, si poteva decidere di far partire tutti più tardi, di default, in modo da ridurre o minimizzare la percorrenza durante le ore buie e più fredde della notte. Oppure annullare subito. Ora, l’annullamento preventivo sarebbe stato eccessivo, ricordiamoci che stiamo parlando di Dakar, ma uno slittamento della tabella di marcia poteva anche essere un’idea. Il fatto, però, è che da sempre la Dakar tende a partire, anche se le condizioni sono avverse, e solo dal momento in cui viene meno la sicurezza del volo degli elicotteri a causa della violenza degli elementi, siano essi il vento, una tempesta di sabbia, la pioggia battente, allora lo stop diventa obbligatorio. Certo, una maggiore considerazione del meteo, come accade ormai in molti sport, dalla vela, naturalmente, al WRC (ma in questo caso più per indirizzare la scelta degli pneumatici) sarebbe una buona idea.
Ci dispiace Antoine, davvero. Ma avrai tempo per riprenderti la tua gara e farci vedere quanto vali anche nel deserto. Per esempio lanciando l’attacco sulla Villa Carlos Paz-Termas del Rio Hondo, una “tappetta” di quasi 800 chilometri con uno “strappetto” di 450 cronometrati!