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La Rioja - I nonni della Dakar racconteranno ai nipotini della terribile fornace di Fiambala, dell’arrosto di Piloti e Macchine provocato durante la 10° Tappa della Dakar. Ma, l’abbiamo visto, la Dakar quest’anno ha le polveri bagnate, e non sempre esplode come vorrebbe il manuale dell’avventura più terribile del Pianeta. Vorrà dire che, da oggi, non tutto quello che può succedere a Fiambala dipende dal calore che sprigiona dalle sue due dune. Sempre di inferno, tuttavia, si tratta. Ma di un inferno quest’anno “mite”, quasi fresco, a sentire Livio Metelli, “privatone” delle Valli Bresciane che, finalmente, è sempre lui che lo dice, vede spesi bene i suoi soldi (non tutti, per la verità) perché inizia a divertirsi.
Certo, chi si era riferito al risultato della “scaldata” della Belen-Belen per vaticinare l’ecatombe della Fiambala 2, avrebbe ragioni da vendere se solo il paiolo del Nord-Ovest argentino avesse rispettato la sua tradizione di area arida e torrida. Invece è andato tutto a rovescio, a cominciare dalla pioggia che ha incorniciato l’area, e quello che è ne è nato è uno sconvolgimento di fronti e di speranze, una valanga di colpi di scena che danno alla Dakar di quest’anno un profilo ormai molto attendibile di sadica gara a eliminazione.
Nella gara delle Moto si potrebbe, infatti, quasi sentenziare, perché tutti gli elementi portano a consolidare la posizione di Toby Price, leader ormai incontrastabile. In quella delle Auto, invece, nonostante che le apparenze descrivano una situazione ancora più chiara a favore di Stephane Peterhansel e Jean-Paul Cottret, le eccezioni teoriche non mancano. Gli argomenti forti della Belen-Fiambala-La Rioja sono la Super Fimbala, tipologia di prova Speciale nuova, inventata da Marc Coma, il ritiro di Carlos Sainz, che passa così dall’altare alla polvere, e il gran colpo di Peterhansel. Nella gara delle moto, si parla della resa di Paulo Gonçalves, della vittoria di Stefan Svitko e, purtroppo, e dell’abbandono di Alessandro Botturi, che accompagna la sventura di Pedrero, De Soultrait e Metge, solo in questa tappa.
Nel giro di pochi chilometri dalla Speciale, si erano già messi nei guai Sainz, Hirvonen, Al Attiyah, e Peterhansel
Niente da dire, la gara delle Auto è stata rocambolesca. Nel giro di pochi chilometri dalla Speciale, si erano già messi nei guai Sainz, Hirvonen, Al Attiyah, e Peterhansel. Un altro poco e la Dakar la vince un outsider. Sainz, insieme ai colleghi del WRC, si perde alla ricerca di un waypoint difficile, un altro scherzetto organizzato da Marc Coma, mentre Al Attiyah mette la sua Macchina su un fianco in un eccesso di foga. In un primo momento il Campione in Carica della Dakar pensa di abbandonare nel deserto la sua Mini, sulla quale qualcuno avrebbe scritto a caratteri cubitali “Nasser si è cappottato qui”. Poi il Principe ci ripensa, “aizza” il navigatore Mathieu Baumel, insieme rimettono l’auto sulle ruote e, sistemato alla meglio tutto quello che può tornare al suo posto decidono di vendere cara la pelle. Ripartono e, ancora non lo sanno, il loro sforzo verrà premiato… con un’ora di ritardo, ma con il guadagno di una posizione. A regalargli quella posizione sono Carlos Sainz e Stephane Peterhansel, ma per motivi diametralmente opposti. Lo spagnolo lasciando vacante il primato, il francese raccogliendone l’eredità e passando il piazzamento al qatariano.
Il segreto di Peterhansel, che per la seconda volta torna in testa al Rally, è… sbagliare. Insieme a Cottret, decidono di non dar retta al road book e di seguire le tracce di quelli partiti prima di loro. È un rischio, ma la speranza di agguantare Sainz è in una scommessa. Persa, dopo pochi chilometri i due si ritrovano nella mischia degli spiriti perduti sulle dune di Fiambala. Da capo, prima di tutto devono “localizzarsi” sulla carta del deserto, poi, di nuovo ma questa volta con i propri mezzi, scatenano un inseguimento forsennato, senza più sbagliare e lanciando al massimo la 2008 DKR. La stessa idea di Carlos Sainz, consapevole che con quell’altro la dietro che spinge, l’unico modo di difendere il primato appena conquistato è quello di attaccare. A Sainz va male, prima fora, poi sbatte contro “qualcosa” che danneggia la “carcassa” del cambio, che è parte stressata dello chassis della 2008 DKR, e quindi fa presto a constatare che la sua corsa è finita. A Peterhansel va benissimo, oltre ogni più rosea previsione. Il suo attacco va a buon fine, vince la tappa e balza al comando, lontano un’ora da Al Attiyah. Sainz si fa rimorchiare e arriva al campo di La Rioja alle 22:30. Di li a poco Bruno Famin decide che la macchina non può continuare, e decreta così il ritiro del “Matador”.
La storia della tappa delle moto affonda le sue radici nella prima frazione (quella micidiale) della tappa marathon del giorno precedente. Paulo Gonçalves, detto il Jolly, arrivato al bivacco di Fiambala a rimorchio di Paolo Ceci (superato il tetto dei mille chilometri di tiro alla fune), risolve il problema del motore rotto prelevando un pistone dalla moto di Metge. A fare lo sporco lavoro, come al solito, è Ceci, ma in effetti, in questo modo il propulsore risorge a nuova vita, non c’è sostituzione e, quindi, nemmeno i quindi minuti di penalità. Grazie alla botta multipla di… fortuna, Gonçalves è ancora pienamente in gara. Ma anche il suo destino, alla fine, è segnato. “Speedy” Gonçalves aderisce al gruppo che partecipa alla caccia al tesoro del primo waypoint, e naturalmente si attarda gironzolando tra le dune. Protagonisti della tappa diventano lo slovacco Stefan Svitko, che coglie una vittoria importante per consolidare un secondo posto sempre più meritato, mentre il gigante della Dakar numero 38 è ormai Toby Price.
La brutta notizia è il ritiro di Botturi, che mette la ciliegina sulla torta della sua Dakar sfortunata ritirandosi a pochi chilometri dall’epilogo. La sua giornata è stata un calvario. Prima è intervenuto Metelli, che gli ha passato un po’ di benzina e lo ha aiutato a cambiare qualche pezzo che il Gigante di Lumezzane aveva con sé. La moto, però è andata avanti poco. Al CP2 Botturi ottiene la centralina della moto di De Soultrait, che ha rotto il motore, e riesce a percorrere ancora un po’ di strada. È quasi fatta, ma a 30 chilometri la sua Yamaha rende l’anima a dio, e infine Botturi accetta il passaggio in elicottero e un letto in… ospedale a Fiambala per dormire fino al mattino dopo.
Foto: ASO/ @World/ A VIALATTE/ A Lavadinho