Dakar 2015. Peterhansel, i primi sei mesi con la Peugeot 2008 DKR

Dakar 2015. Peterhansel, i primi sei mesi con la Peugeot 2008 DKR
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Se vi chiedete chi ha vinto di più, la risposta è semplice: Stephane Peterhansel. Se vi domandate chi vincerà, la risposta è meno ovvia, ma tra le più “gettonate” resta il nome di Monsieur Dakar | <i>P. Batini</i>
10 dicembre 2014

“Date le circostanze”. L’invito a godersela perché del “doman non c’è certezza” è un suggerimento, fuori luogo tuttavia in un futuro prossimo rivoluzionato dalle novità. In questo caso il senso dell’incertezza torna come un imperativo. Del resto, se del futuro si potesse avere certezza non si starebbe a discuterne o a disegnarne scenari possibili, e ci perderemmo certamente una parte del bello della vita. Ora, adattando tutto questo al contesto della Dakar ventura e molto prossima, il primo nome cui viene da sottoporre l’interrogativo sul domani ormai dietro l’angolo è Stephane Peterhansel. 11 volte il francese ha già vinto la Dakar.

Nessun conto in sospeso con Nani Roma

Sei volte in moto, con Yamaha, e cinque in auto, sui sedili di Mitsubishi e Mini. Alla vigilia della Dakar dello scorso anno uno degli scenari più “attendibili”, contemplava al suo centro un “Peter” ancora una volta vincitore, in grado di portare in pareggio i successi in moto e in auto sulla quasi inconcepibile soglia della dozzina, di ritirarsi dalla Formula 1 dei Rally-Raid e di dedicare il suo intramontabile talento a qualche corsa in moto, per puro divertimento e con la compagna della vita Andrea Mayer. Poi, a qualche giorno dalla fine della Dakar, carte 48. Gli ordini di scuderia, le polemiche, l’epilogo tutt’altro che soddisfacente per l’Asso di Denari, la dozzina non raggiunta. Effetto domino anche sui programmi del Campione. Nessun ritiro, una nuova sfida, una muova macchina. In questo senso il ritorno di Peugeot assume, anche per il fuoriclasse, il valore di una poderosa opportunità. L’argomento dell’anno diventa ancora più affascinante.

peterhansel peugeot 2
L'arma per la nuova sfida di Peterhansel alla Dakar è la Peugeot 2008 DKR


Molti vedono nella sfida Peugeot la personalizzazione del conto in sospeso che Peterhansel ha con Mini e con il “collega” Joan “Nani” Roma. Ma Peterhansel non è tipo da conti in sospeso, non un tipo vendicativo e non certo l’individuo che cova nell’ombra sentimenti di aggressività in funzione di una questione personale. Quando “Peter” si è trovato, suo malgrado, nella condizione di dover rovesciare una situazione in suo sfavore, lo ha fatto nell’ambito del “conto aperto”, ovvero di una modificazione senza soluzione di continuità del suo atteggiamento tattico.

 

Riparleremo di “quella” storia. Per questo dico che sbaglia chi pensa che Peterhansel torni alla Dakar per battere Roma e la Mini. Quella è una storia chiusa, nessun conto in sospeso. Il conto aperto, invece, è quello con la Dakar, che “deve” chiudersi, nell’arco dei tre anni del programma Peugeot, con la dodicesima vittoria del pilota. La Peugeot 2008 DKR è lo strumento affascinante, la “calcolatrice” di quel conto, propellente di un progetto significativamente eccitante che muove l’entusiasmo perennemente, necessariamente e tipicamente “giovanile” del Pilota che non si è mai “abituato” a vincere.

 

Sei mesi con la Peugeot 2008 DKR. Impressionato?
«Ho corso con molte macchine, Mitsubishi, Mini, ho visitato gli atelier di Volkwagen. Ma quando ho visto il reparto corse di Peugeot ho capito subito di che genere di possibilità si trattava. Questa è stata la prima impressione. Negli ultimi mesi, poi, ho scoperto la straordinaria reattività del tecnici e degli ingegneri, la rapidità con la quale è stata sviluppata la nuovissima 2008 DKR. Siamo partiti da zero, ok, e la sfida non è facile, ma il Team è molto professionale, e siamo molto fiduciosi. Non, magari, per la prossima Dakar, che so che potrebbe essere complicata, ma sicuramente nell’ambito della scadenza che è stata data al progetto».

Il principale problema resta come sempre, trattandosi di una macchina completamente nuova, l’affidabilità

 

Quali problemi avete incontrato in questi sei mesi?
«Abbiamo visto subito che la 2008 DKR è molto performante, e il principale problema resta come sempre, trattandosi di una macchina completamente nuova, l’affidabilità. Abbiamo bisogno di testare ogni singola parte della macchina, scoprire il limite di fatica di ogni singolo pezzo. Abbiamo avuto all’inizio qualche problema con le temperature, del raffreddamento e dell’olio, abbiamo avuto qualche piccola rottura dello chassis. Cose prevedibili, la velocità della macchina si è rivelata superiore alle aspettative, e ogni “trauma” in queste condizioni diventa più importante di quanto ci si aspetti, compreso quello alle trasmissioni con una escursione così importante delle sospensioni. Ma in questi sei mesi siamo andati sempre avanti, di bene in meglio».

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Peterhansel porta al debutto la 2008 DKR insieme a piloti del calibro di Sainz e Despres

 

In questo senso c’è da preoccuparsi di più anche per la tappa marathon, introdotta quest’anno anche per le macchine?
«Probabilmente sì, ma la marathon è nello spirito della Dakar. Fino a quest’anno ogni sera i meccanici potevano intervenire sulle macchine. Quest’anno non sarà così e senza dubbio questo sarà un problema in più, non solo per noi. È arrivato il momento che anche Pilota e Navigatore si occupino della meccanica della loro macchina. In ogni caso trovo che sia una buonissima idea aver introdotto la tappa marathon anche per noi. Non facile per noi, non quest’anno, ma una corretta variante tattica».

 

Come te, anche Cyril Despres viene dalla Moto. Cosa ti aspetti da lui?
«Intanto cosa vedo. Cyril impara molto velocemente. Vedo che affronta l’impegno come per la moto, con molta professionalità, che ad ogni test scopre con entusiasmo qualcosa di nuovo e… che ha buoni “maestri”. Cyril apprende rapidamente, dedicandosi con molta concentrazione alla sua preparazione. Credo che non sarà facile per lui quest’anno, ma lo vedo rapidamente in condizione di esprimersi anche con l’auto».

Cyril è stato fortunato. Io all’inizio ho guidato una Nissan privata, lui inizia subito con una macchina ufficiale

 

Pensi che il cambiamento tra moto e auto sia più importante oggi rispetto a quando ha fatto tu lo “switch”?
«Penso che sia lo stesso, la sola differenza sta forse nel fatto che a suo tempo, mentre ancora correvo in moto, avevo già provato un poco con le auto, e quindi il “soggetto” non era completamente nuovo. Per Cyril, al contrario, si tratta di un’esperienza totalmente nuova. Ma abbiamo degli esempi confortanti. L’anno scorso, per esempio, Marek Dabrowski è passato alle macchine senza nessuna esperienza, e non è andato affatto male. E poi Cyril è stato fortunato. Io all’inizio ho guidato una Nissan privata, lui inizia subito con una macchina ufficiale, quindi per lui il percorso potrebbe essere ancora più rapido».

peterhansel yamaha r1 2012 (4)
Monsieur Dakar ha vinto il rally più duro del mondo per ben 11 volte

 

Molti si chiedono sino a quando correrai, e quando dovresti smettere in rapporto con l’età. Ti sei posto la domanda?
«Indirettamente sì. Quando ho iniziato a correre in auto c’era un signore, Jean-Louis Schlesser, che andava molto forte ma che aveva una certa età. Mi dicevo che poteva essere troppo vecchio. Adesso mi ritrovo qui con la stessa età dello Schlesser di allora. In conclusione penso che sia meglio non fare più riflessioni di quel genere. Penso anche, tuttavia, che vincere la Dakar con Peugeot sarà la mia ultima sfida. C’è da dire che provo ancora un grande piacere. Ho il piacere di guidare delle belle macchine, ho la possibilità di vincere ancora, e di partecipare allo sviluppo di una macchina vincente. Tutto questo è molto bello e mi spinge a continuare».

 

Come vedi la nuova Mini?
«Per la verità non ho informazioni tecniche di dettaglio, ma posso dire che in generale è una macchina molto affidabile. Negli ultimi tre anni nei quali ho corso con la Mini non ho avuto il minimo problema tecnico. Affidabilità ad alto livello».

Sì, forse un piccolissimo rimpianto ce l’ho, non aver mai provato con le macchine del WRC

 

Hai avuto qualche rimpianto nella tua carriera?
«Direi che principalmente sono stato sempre molto occupato per avvedermene. Ho corso con le moto, nell’Enduro, nei Rally-Raid e anche nel Supermotard. Sono passato alle macchine e ho sempre corso nei Rally. Sì, forse un piccolissimo rimpianto ce l’ho, non aver mai provato con le macchine del WRC, ma ora è troppo tardi, anche solo per pensarci».

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L'armata Peugeot nei test in Marocco, in vista della Dakar 2015

 

Pensavi di fermarti con le auto per continuare a divertirti con le moto. È Peugeot che ti ha fatto cambiare idea?
«Voglio “confessare” una cosa. Per la prima volta in non so più quanti anni, non ho rinnovato la licenza per correre in moto. Ogni anno, anche quando ormai ero un Pilota di auto a tempi pieno, ho corso almeno una volta in moto. Quest’anno sento una grande responsabilità, e ho deciso di concentrarmi totalmente sul progetto Peugeot. Quindi nessuna corsa in moto. Immagino che mi sentirò un po’ frustrato, ma per un anno si può fare. L’anno prossimo vedremo anche per la licenza per correre in moto. Solo per divertirmi. Vedremo, di sicuro la mia passione per le moto resta grandissima.»

 

Anche in famiglia hai, quindi, dovuto cambiare molti programmi. La tua compagna ti continua ad aiutare in questa nuova sfida?

«Con Andrea continueremo a passare molto tempo preparandoci. Molto tempo in bicicletta, per esempio. Andrea è la mia partner, ma anche la mia… sparring partner. Conosce bene il motorsport, e mi è di grande aiuto anche quando capisce molto facilmente cosa vuol dire andare via per due-tre settimane ad allenarsi o a correre. Tutto diventa più facile. Compreso stare insieme».

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