Dakar 2014, tappa 7. Nuovi successi per Barreda (Honda) e Sainz (Buggy SMG)

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Salta-Salta per le auto e i camion, Bolivia, arrivo a Uyuni e tappa marathon per le moto. Nessuna difficoltà o colpo di scena. Barreda e Sainz protagonisti, i primati di Coma e Roma non minacciati | <i>P. Batini</i>
12 gennaio 2014

Uyuni, Salta, 12 Gennaio - I tracciati della Dakar restano ai margini della zona depressionaria, che si sposta verso Nord-Est, e il tempo tiene, ma non rientra totalmente il timore di una ristrutturazione della settima tappa delle moto. Le dense nubi sono basse e gli elicotteri non si alzano. La speciale è accorciata e la partenza viene ritardata e posizionata al KM 103 del percorso originale, in località La Quiaca giusto prima del confine tra Argentina e Bolivia. Regolare, invece, la partenza della gara delle auto, a Las Cuevas. Il Rally riprende sulle linee del programma che prevede la suddivisione netta delle corse. Moto e quad vanno in Bolivia, per la prima frazione della seconda tappa marathon, mentre auto e camion restano per un giorno ancora in Argentina con la Salta-Salta.

Moto: Barreda si impone di nuovo, ma Coma rimane in testa

Alain Duclos parte per primo, ma dopo pochi chilometri devia su una pista sbagliata e Coma rileva il comando delle operazioni. Nel primo tratto della PS, storia d’altri tempi, Coma e Despres aprono la pista, per la prima volta in Bolivia. Tra i più veloci anche il cileno Israel Esquerre, cui gli appassionati sudamericani hanno già assegnato l’eredità di “Chaleco Lopez”, Despres e Przygonski. È una lunga volata sul filo dei secondi, alla quale partecipa a distanza anche Joan Pedrero, partito indietro, e soprattutto Joan Barreda, che è sempre il più rapido ma non riesce a scrollarsi di dosso gli avversari. Lo spagnolo segna il miglior tempo allo stop della neutralizzazione, sfruttando l’ordine di partenza favorevole, ma non riesce a recuperare che poco più di quattro minuti a Coma.

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Alain Duclos, reduce da una vittoria, in questa tappa ha commesso un grave errore di navigazione

 

Una piccola neutralizzazione è necessaria per far passare i passaporti, soltanto otto chilometri. Alejandro Hoyos lo ha perso durante il trasferimento, ma alla Dakar si può, e il colombiano sistema le cose pur vedendosi costretto a partire in ritardo. Dopo aver raggiunto Coma, Barreda passa ad aprire la pista, e la tappa si appiattisce un poco. Coma lascia passare l’avversario, ma poi si incolla alle sue spalle e non lo lascia fino al traguardo di Uyuni. Non riescono comunque a reggere il ritmo degli spagnoli i fuggitivi della prima ora, Esquerre, Przygonski, lo slovacco Svitko che si era affacciato tra i primi ma che poi è rallentato di qualche minuto da un guasto. Sullo sfondo del Salar di Uyuni, finalmente, Joan Barreda arriva per primo e vince, aggiudicandosi la settima tappa davanti a Coma e Despres.

 

Dakar 2014. Il riassunto della Tappa 7


Qualche sussulto nella generale. Con i quattro minuti recuperati da Barreda, il vantaggio di Marc Coma sul giovane connazionale scende a 38 minuti, niente di grave. Alain Duclos, invece, paga l’errore della mattina con un gap di altri 15 minuti, permettendo a Jordi Viladoms di superarlo e di salire al terzo posto della generale. Con tre spagnoli in testa alla gara delle moto si va al bivacco della marathon. Personal Check, i Piloti non hanno con loro gli assistenti. Mentre la Dakar scende verso il meraviglioso Salar, il primo passaggio della Dakar attraverso le alture della Bolivia è commovente. Centinaia di migliaia di persone confluiscono lungo la pista e organizzano la festa nelle cittadine attraversate. Tupiza, Atocha, Uyuni impazziscono al passaggio del loro Pilota, ed è il giorno in cui Juan-Carlos “Chavo” Salvatierra, 14° con Paolo Ceci che lo segue come un’ombra, diventa eroe nazionale ed è accolto a Uyuni dal Presidente del Estado Purinacional Evo Morales. La Dakar, come dicono i boliviani, non era mai stata corsa in cielo! La gara delle moto celebra ogni giorno che passa anche la straordinaria performance di Laia Sanz, la pluri campionessa del Mondo di trial e di enduro che, seppure penalizzata al famoso waypoint del KM162 della quinta tappa, continua a salire nella generale. La spagnola conclude la settima tappa al 12° posto assoluto.

Il primo passaggio della Dakar attraverso le alture della Bolivia è commovente. Centinaia di migliaia di persone confluiscono lungo la pista e organizzano la festa nelle cittadine attraversate

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Peterhansel parte subito all'attacco, ma la tappa se l'aggiudica Sainz

Auto: Peterhansel all'attacco, ma vince Sainz

La PS delle auto si accende immediatamente con l’attacco di Peterhansel, che ha messo da parte ogni indugio e dà l’assalto a Roma e al primato. Interessante sviluppo della corsa, perché non è frequente che il fuoriclasse corra con il solo tempo come obiettivo. Ancor più interessante è il fatto che sui velocissimi, piatti allunghi delle Salinas Grandes Carlos Sainz risponde per le rime al francese, ottenendo con il Buggy SMG il migliore parziale e alzando notevolmente il ritmo della tappa. Nell’arco di ritorno verso Salta le posizioni si stabilizzano e il nuovo, più lungo passaggio sul Salar esalta ancora le doti di Sainz, che allunga progressivamente sulle Mini di Al-Attiya, Roma e Peterhansel, che passano nell’ordine, ma anche su quelle del polacco Holowczyc, dell’argentino Terranova e del russo Vasilyev, dando alla tappa l’effetto di spartiacque prestazionale tra le vetture impegnate in questa Dakar. La più sacrificata, nel caso specifico, risulta la Toyota di Giniel De Villiers che paga visibilmente sul piano della velocità pura, ma intanto il sudafricano aveva guadagnato una posizione prima ancora di partire, salendo sul podio provvisorio della Dakar per la penalità di 15 minuti inflitta a Orlando Terranova, reo di aver urtato una moto durante la sesta tappa.

Sainz vince la speciale davanti a Al-Attiyah e Peterhansel, ma il primato di Roma è ancora al sicuro


Sainz vince la speciale davanti a Al-Attiyah e Peterhansel, ma il primato di Roma è ancora al sicuro e la classifica si è mossa appena, pochi minuti in più o in meno non cambiano la realtà delle cose, maggiormente influenzata, semmai, dal fatto che un’altra tappa è andata in archivio. Ancora una sosta forzata per Robby Gordon, al KM 280. Forse sarebbe meglio che l’americano dedicasse più tempo alle prove di affidabilità dei suoi clamorosi mezzi. Ne guadagnerebbe la classifica dello statunitense e lo spettacolo della Dakar. Tappa più facile, finalmente, per l’equipaggio italiano Verzeletti-Cabini della PanDakar, così come per i quattro, SSV ancora in gara, i Polaris dei francesi Alcaraz e Duclos, il Suzuki dell’olandese Coronel e il Can-Am del russo Loginov.

 

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