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Salta, 10 Gennaio - La Dakar va avanti, non ostante le tragedie che si lascia dietro e che pesano sulle sue spalle. La sesta tappa, ancora collegata alle conseguenze tragiche della durissima frazione che l’ha preceduta, è l’ultima prima della giornata di riposo, ed è più breve. Le Speciali di moto e auto sommano circa 400 chilometri circa, ma con un settore neutralizzato di 65 Km per le moto e di 165 per le auto, mentre quella dei camion è di appena 156 chilometri. Terreni più compatti e scorrevoli, e finalmente un impegno fisico più “umano”. È anche l’ora di un’inversione di strategie generali.
Coma resta in tasta, ma la tappa va alla Scherco di Duclos
Soprattutto nella gara delle moto, la situazione è momentaneamente stabilizzata su una posizione nettamente a favore di Marc Coma, che sa di non poterla considerare definitiva ma che può amministrare, pur con la massima attenzione. Questo vuol dire poter dare il via libera agli outsider e agli obiettivi di giornata. È quello che emerge sin dalle dinamiche della prima parte della Speciale. Alain Duclos, ormai rassicurato sulle doti di affidabilità della nuova Sherco, adesso ne spreme la meccanica alla ricerca del tempo. Il franco-maliano è il più veloce all’intermedio prima della neutralizzazione, davanti all’altrettanto rapido di Michael Metge, ormai affrancato dal ruolo di assistente di Cyril Despres. Marc Coma è terzo e, in una situazione delicata viene a trovarsi Joan Barreda. Il primato assoluto è lontano, e la difesa del secondo posto si presenta abbastanza facile, ma il giovane talento spagnolo sembra essere piuttosto alla ricerca di un “giustificativo” di giornata. Non si risparmia e cerca di emergere nella seconda parte della PS facendosi “tirare” dall’unico compagno di Squadra disponibile, Helder Rodrigues.
La seconda parte della Speciale, comunque, non cambia linea. Marc Coma fa corsa a sé, non si cura dei fuggitivi e non si preoccupa degli inseguitori. Imposta il Pilota automatico su un buon passo, quel tanto che basta per tenere alta la concentrazione sulle insidie della tappa, e procede sicuro sulla pista deserta davanti a lui. Lo ha già fatto in passato, sa perfettamente come farlo. Nel finale, favorito dalla facile navigazione e dalla maggiore sicurezza della pista, alza appena il ritmo, lasciando scorrere la KTM ufficiale nelle parti più accidentate e curandosi di mantenere con precisione la prua sul cap. Alain Duclos vince la tappa, e per la Sherco è il secondo successo, e alle sue spalle si inserisce Coma, che nel finale ha superato Michael Metge.
Barreda e Despres: i perdenti di questa Dakar
Al quarto e quinto posto Joan Barreda e Cyril Despres, al momento i due più chiari… perdenti di questa Dakar. Per Coma la prima parte della missione è compiuta. La situazione della generale provvisoria alla giornata di riposo migliora ancora. Coma è saldamente al comando del Rally, Barreda è lontano, a più di quaranta minuti, e al terzo posto… al terzo posto? Sul gradino più basso del podio intermedio c’è adesso Alain Duclos, senza dubbio meritatamente. Ma Lopez, che al termine della quinta tappa aveva difeso faticosamente la terza posizione, che fine ha fatto?
“Caduto violentemente, Lopez si rialza dolorante pronto a riprendere. Purtroppo per lui, però, la sua moto è seriamente danneggiata”
Lopez non c’è. Dopo il colpo di scena del ritiro di Paulo Gonçalves per l’incendio della sua Honda nella quinta tappa, infatti, la sesta passa alla cronaca e alla storia della 34ma Dakar per il ritiro di Francisco Lopez. Il Chileno era terzo nella generale, attardato ma ancora in grado di esprimere il meglio del suo repertorio, visto che il Rally sta per entrare nei deserti di casa sua. Ma “Chaleco” non ha fatto i conti con l’incidente, sempre possibile, che arriva al KM 211 della Speciale, non lontano ormai dalla linea di neutralizzazione. Caduto violentemente, Lopez si rialza dolorante pronto a riprendere. Purtroppo per lui, però, la sua moto è seriamente danneggiata, definitivamente fuori uso per un danno al motore. Collare di sicurezza, Chaleco sale sull’elicottero a va a Salta. Dopo i due podi del 2010 e 2013, per “Chaleco arriva il momento del quarto ritiro, dopo quelli del 2007, 2009 e 2012.
Camion: vince il Man di Versluis
La prima gara a concludersi è quella dei Camion, la più corta e rabbiosa, veloce. Il duello tra Kamaz e IVECO viene disturbato dall’inserimento del Man di Versluis, Damen e Schuurmans, che ottiene il secondo successo di Marca in questa Dakar e precede il Kamaz dell’equipaggio Karginov-Mokeev-Devyatkin. L’IVECO di De Rooy, Colsoul e Rodewaald è più indietro, solo settimo, ma gli arrivi sono ravvicinati e i distacchi minimi. Nessun patema d’animo per l’olandese. La sua leadeship va al riposo di Salta con un margine su Karginov che resta nell’ordine della mezz’ora.
Quad: Rafal Sonik si impone
Poi è la volta dei Quad, con la riscossa di Rafal Sonik che si impone davanti all’uruguaiano Sergio Lafuente felice di aver finalmente trovato i terreni che predilige. Con Ignacio Casale in ritardo di otto minuti, il polacco scavalca quest’ultimo nella classifica generale, e si porta al secondo posto a 22 minuti da Lafuente. L’incredibile Camelia Liparoti, che ha superato brillantemente l’inferno delle ultime tre tappe, è all’arrivo di Salta un’ora più tardi rispetto al vincitore.
“Ma la gara perfetta, dopo le “angherie” delle due precedenti, è di nuovo quella di Monsieur Dakar, Stephane Peterhansel”
Auto: Peterhansel alza la testa
Infine, la corsa delle auto è molto animata, agonisticamente “tirata”. Stephane Peterhansel ha cambiato strategia e adesso cerca di mettere pressione addosso agli avversari andando all’attacco. Impossibile, per Roma e soprattutto per “Orly” Terranova, vivere tranquilli. Quaranta minuti di vantaggio sono tanti, ma assumono uno spessore quasi trascurabile, almeno emotivamente, quando sono riferiti a un Campione della levatura e dell’esperienza del francese. Al-Attiyah e Sainz non hanno molto da perdere, e Terranova è preso in mezzo.
Ne risulta una battaglia molto accesa, regolata dalla bravura di Roma e De Villiers, quest’ultimo incaricato di imporre il ritmo e l’andatura dei battistrada. Ma la gara perfetta, dopo le “angherie” delle due precedenti, è di nuovo quella di Monsieur Dakar, Stephane Peterhansel. Il fuoriclasse francese, forte di un doppio record che non sembra più in pericolo neanche per la sua parte motociclistica, l’aveva detto, quasi promesso. “La Dakar è ancora lunga, e darsi per vinti sarebbe un errore, e una grande noia”. Così, al termine di una Speciale che, confrontata con quelle precedenti, molti hanno definito addirittura da WRC per le caratteristiche velocistiche del terreno, vincono Peterhansel e Cottret, che raddoppiano il successo ottenuto nella seconda frazione. Gli arrivi ravvicinati non favoriscono i grandi recuperi, ma con questa vittoria Peterhansel va al riposo dopo aver ripreso cinque minuti a Terranova e più di sei al compagno di Squadra Nani Roma, adesso a poco più di mezz’ora nella generale. L’argentino è ormai a portata di mano, per lo spagnolo si vedrà più avanti. Purché non diventi una guerra fratricida in casa Mini.
“Purtroppo però, nel contesto di un evento complesso e articolato come la Dakar, non si può fare a meno di ricordarla anche e soprattutto per i fatti tragici che ha registrato”
La Dakar si riposa
La Dakar. Messa all’angolo dagli uppercut degli ultimi round, va adesso all’agognato riposo. Fosse stata una gara isolata, la sesta tappa andrebbe in archivio come una meravigliosa e avvincente giornata di sport. Purtroppo però, nel contesto di un evento complesso e articolato come la Dakar, non si può fare a meno di ricordarla anche e soprattutto per i fatti tragici che ha registrato. Salta, adesso, diventa il centro del bivacco lungo un intero giorno per i motociclisti della Dakar, e del soggiorno addirittura doppio per i Piloti e Navigatori di Auto e Camion. I primi, infatti, partiranno domenica alla volta della Bolivia. I secondi, invece, staranno ancora un giorno in Argentina, effettuando la tappa ad anello Salta-Salta prima di incamminarsi verso le Ande e il confine cileno.
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