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Si riapre la gara delle auto
Antofagasta, 16 Gennaio - Sainz è fuori gioco, notizia fresca e spiacevole. Peccato perché lo spagnolo è un'“artista” del volante, e riesce sempre a dare un suo spessore alle competizioni a cui partecipa. Peccato anche perché siamo privati della possibilità di vedere in azione il “Matador” sulle piste della decima tappa, probabilmente le più adatte a rivelare il potenziale reale del Buggy SMG. E peccato, infine, perché il due volte Campione del Mondo WRC, contrariamente a altre occasioni, sembrava proprio tenere a questa Dakar. Ci si era appassionato.
Giniel De Villiers, con la Toyota, fa quel che può, ma il divario tecnico con la Mini appare evidente. Robby Gordon anche, fa quel che può. Solo un centesimo di quello che vorrebbe lui, ma anche un decimo soltanto di quello che potrebbe fare, e con risultati non troppo incoraggianti.
Al-Attiyah ha saltato un waypoint da un’ora, e con questo si era già dato la zappa sui piedi. Terranova e Holowczyc non sono mai stati un pensiero, bravi ma… in evoluzione. Dabrowski e Czachor, che debuttano in auto dopo una vita di Dakar in moto, hanno già fatto faville conquistando il settimo posto.
Supremazia Mini. Sfida Roma - Peterhansel
Niente da fare, questa Dakar, che è già un regno Mini All4 Racing, cinque macchine nel primi sei posti, tre sul podio provvisorio, se la giocano Joan Roma, che non l’ha mai vinta in auto, e Stephane Peterhansel, che per undici volte non ha saputo far altro che aggiudicarsela, in moto e in auto (in camion no, ha detto che non lo farà mai).
“Peter” ha perso tutto quello che poteva in un giorno solo, “Nani” ha diluito nel corso delle ultime tre tappe un peso quasi equivalente di sfortuna, compresi una foratura e un altro insabbiamento nella decima tappa. Adesso i due contendenti sono più o meno alla pari, e sono separati da due minuti. Abbiamo già detto della delicata situazione che vivono entrambi i Piloti, e non c’è altro da dire. Adesso incrociamo le dita e speriamo che non subentrino altri colpi di scena. Che vinca il migliore, e apprestiamoci a seguire una tappa che potrebbe essere memorabile.
Si riapre la gara dei Camion
Fino alla nona tappa sembrava che Gerard De Rooy potesse amministrare il primato, ottenuto a partire dalla seconda tappa, abbastanza agevolmente. Anzi, si diceva che lo stava facendo con sufficiente sicurezza. La decima tappa, vinta in volata dal ceko Ales Loprais con il Tatra, ha rivelato l’infondatezza di questa tesi. Un po’ come sta succedendo nella gara delle auto seppure in maniera meno vistosa, anche quella dei Camion è tornata ad essere una corsa molto aperta.
Il merito del cambiamento di scenario va in parti pressoché uguali a De Rooy, che nel corso della ultime tappe non ha fatto brillare l’IVECO come in altre occasioni, e all’aggressività, che sottintende anche la bravura, del Russo Andrey Karginov, che invece riesce a far fare al Kamaz dei numeri da capogiro (immagino l’atmosfera di relax che si deve vivere nella cabina del “mostro” russo).
Alla vigilia della tappa clou della trilogia dell’Atacama, la situazione del Rally degli Elefanti del Deserto diventa improvvisamente più favorevole ai Kamaz, più agili e veloci dell’IVECO sulla sabbia, e solo l’eccessiva disinvoltura di Karginov può risolversi in un’arma a favore di De Rooy.