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San Luis, 5 Gennaio - Sembra quasi incredibile, ci siamo! Siamo dentro la Dakar 2014. Finito lo stillicidio dei giorni d’attesa, interrotta l’ansia quasi astratta costellata di pensieri e illazioni, teorie e storie, adesso è adrenalina pura, fluire di emozioni che hanno riscontro solo nel reale, nella leggenda della corsa più dura del Mondo che vive di nuovo nella 34ma edizione finalmente nel pieno della sua storia.
I protagonisti dei primi 800 km
174 moto, 147 auto, 40 quad e 70 camion sono in pista, e affrontano la prima delle 14 tappe del programma dell’edizione 2014. Oltre ottocento chilometri per incominciare, 180 di questi sono cronometrati in Prova Speciale. Una lunga passerella iniziale per sgranchirsi finalmente le gambe ed entrare nel vivo di un’avventura che ha già succhiato ogni energia disponibile prima ancora del suo avvio effettivo. Prova abbastanza veloce, costantemente tra due ali di folla acclamante, entusiasmo alle stelle. Poca navigazione, qualche rischio, soprattutto legato alla concentrazione gioco forza limitata a causa dell’importanza del momento. L’imperativo è controllare le emozioni. Ma non è facile.
La giornata è lunghissima. Il primo Pilota ha lasciato Rosario alle 04:20, notte fonda, per lanciarsi nel trasferimento di 400 chilometri che porta alla partenza della prima Prova Speciale. Poi, finalmente, il via! E, per finire la lunga giornata inaugurale, altri 230 chilometri ancora in trasferimento, subito un record “minore” di questa Dakar.
Alla Honda di Barreda la prima tappa
Nessuno “scossone” turba la prima giornata di gara. Cyril Despres, partito per primo da Rosario, taglia il traguardo di San Luis in perfetta solitudine, e Marc Coma lo segue a qualche minuto di distanza. Il tempo reale non corrisponde esattamente al primo ordine di classifica ufficiale, è naturale, che vede emergere il Pilota forse maggiormente atteso all’appuntamento preliminare con l’exploit. Joan Barreda, non ostante un’innocua caduta, vince così con la nuova Honda il primo settore crono della Dakar 2014, davanti ai “mostri” imbattibili della storia recente (iniziata nel 2005) della Dakar. Emblematicamente è quello che i “filosofi” vedono come l’inevitabile avvicendamento generazionale al comando della maratona ex africana e dell’intera disciplina. Io starei più tranquillo, invece, perché “emblematicamente” è anche uno dei temi più quotati della stessa storia. Il gatto, tutti e due in questo caso, che lascia giocare il topo. Alle spalle di Barreda, dunque, Coma e Despres. Di seguito, appena a sorpresa, il franco Maliano Alain Duclos, con una Sherco ufficiale, e quindi il Campione del Mondo Paulo Gonçalves e Francisco Lopez, il “Chaleco” mito cileno e sudamericano. Quattro Marche nei primi quattro posti, eccellente prospettiva.
“Alessandro Botturi, in sella alla SpeedBrain “Original”, ha corso esattamente come aveva previsto, in una gigantesca nuvola di polvere a causa del numero abbastanza alto di partenza”
Alessandro Botturi (ascolta qui l'intervista audio di Piero Batini), in sella alla SpeedBrain “Original”, ha corso esattamente come aveva previsto, in una gigantesca nuvola di polvere a causa del numero abbastanza alto di partenza. I venti concorrenti davanti a lui hanno creato la maggiore difficoltà della sua prima giornata, che ha avuto anche un momento di suspense a metà speciale, quando il Gigante di Lumezzane è scivolato. Avvertito il campanello d’allarme Botturi ha preferito abbassare ulteriormente il proprio ritmo ed ha concluso al decimo posto, con un ritardo di nessuna importanza vista la posta in gioco. Anzi, è quel tipo di ritardo, nel rapporto posizione/tempo, che si traduce nella migliore credenziale per la tappa successiva.
Quad e auto
Così è successo nella gara dei Quad, vinta dal cileno Ignacio Casale davanti alla star nazionale numero uno e vincitore delle edizioni 2010 e 2013, l’argentino Marcos Patronelli, e analogamente a quello che è successo nella gara delle moto e dei quad, l’ultima cosa che mi sarei aspettato è di vedere vincere Stephane Peterhansel. Così è stato, Monsieur Dakar ha staccato “solo” il sesto tempo (ma ancora il risultato non è definitivo), a un buon quattro minuti dal primo vincitore dell’edizione 2014, il portoghese Carlos Souza che porta ad un eclatante esordio la Haval H8, dall’argentino Orlando Terranova e dal compagno di Squadra dell’ultimo minuto Nasser Al-Attiyah, certamente più aggressivi, soprattutto nei “tagli” sulle curve, per il delirio degli spettatori a bordo pista. Joan “Nani”, lo spagnolo vincitore in moto nel 2004 e alla ricerca di un nuovo record nazionale, quello del primo iberico a vincere in due categorie, si deve accontentare di guardare il podio dal basso, pur essendo stato tra i più vivaci nella prima parte della Speciale. Buono anche il debutto di un altro monumento del motorismo spagnolo e mondiale, Carlos Sainz, alla guida del nuovo buggy SMG.
“E al traino inizia l’avventura dei fratelli Escalé, in gara solo grazie all’intervento della generosità personale di Nasser-Al Attiyah, Pilota ufficiale Mini, che ha “sovvenzionato” l’avventura dei gemelli spagnoli”
Per la natura del terreno e lo sviluppo chilometrico della PS non c’era da aspettarsi niente di clamoroso, che non fosse un colpo di scena oltremodo clamoroso e malaugurato trattandosi delle fasi iniziali della corsa. Ma succede sunito anche questo, e proprio a uno dei nostri. Francesco Beltrami, in corsa con una Honda, si deve fermare attorno al 40mo chilometro del trasferimento. La sua moto “rifiuta”. Poi, finalmente, Beltrami riprende, ma la sua corsa è già complicata. Analogamente, in un altro settore, Robby Gordon vede scorrere inesorabilmente il tempo nel tentativo di lanciare il suo “mostro” Gordini in Speciale, che riesce all’americano solo con quasi mezz’ora di penalità, e poi prosegue ad andatura ridotta per problemi di surriscaldamento.
In prova cade, invece, Olivier Pain, Yamaha, ma il francese maggior candidato al posto di “culero” di Despres, poi assegnato a Michael Metge, si rialza prontamente e riparte. E al traino inizia l’avventura dei fratelli Escalé, in gara solo grazie all’intervento della generosità personale di Nasser-Al Attiyah, Pilota ufficiale Mini, che ha “sovvenzionato” l’avventura dei gemelli spagnoli. All’inizio della PS Gilbert si è fermato con la moto in panne. Ha cercato di risolvere, ma invano, Oriol gli ha lanciato la “cima” e così i due hanno proseguito. Altra gara in salita, altro exploit “cinico” della Dakar.
180 chilometri di speciale, meno di due ore e mezza per vincerla, in auto di cinque minuti più rapidamente che in moto. Una media “umana”, circa 70 KM/h, a dimostrazione del fatto che le difficoltà erano ridotte al minimo e limitate alla pietre disseminate sul terreno e alla polvere. Segno, anche, che i migliori hanno badato più a collaudare il “sistema” che a fare la differenza.
Per decidere di farla c’è ancora tempo! Grazie, ora è proprio un Buon Anno!
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