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Uyuni, Salta, 12 Gennaio. La Dakar riprende e si possono fare finalmente i conti di quello che resta. Il controllo orario della fine della sesta tappa è rimasto aperto per buona parte della giornata di riposo, come è consuetudine, e ormai non ci sono più Piloti ed Equipaggi seriamente attardati. La carovana è ricompattata.
In merito agli incidenti della quinta tappa, gli organizzatori hanno riferito che questa Dakar non è più dura di quelle che l’hanno preceduta, ma l’affermazione appare almeno un poco ottimistica. Se da una parte, infatti, non è facile definire i parametri di un evento che si basa essenzialmente proprio sulle sue difficoltà, dall’altra ci sono i pareri dei protagonisti, che hanno messo a confronto questa edizione con quelle infernali, “classiche”, degli anni ’80 e ’90, e cifre che parlano chiaro e, seppure variamente interpretabili, trasferiscono un dato certo: il numero dei ritiri è molto alto, sensibilmente superiore a quello della precedente edizione. E qui, al contrario di quanto accaduto al bivacco di salta, non ci piove.
Alla partenza da Rosario: 174 moto, 40 quad, 147 auto e 70 camion
Alla partenza da Rosario c’erano 174 moto, 40 quad, 147 auto e 70 camion, e i concorrenti sono arrivati a Salta con una sesta tappa decisamente soft, lineare, più breve, senza grosse difficoltà tecniche e di navigazione. La tappa ideale per “dimenticare”, se possibile, e per ritrovare un poco di serenità con la sensazione di essersi lasciati alle spalle il peggio dell’incubo. Ma i conti sono agghiaccianti, e riportano effettivamente indietro nel tempo con cifre sensazionali per quanto riguarda il numero dei ritiri.
Complessivamente, basandoci sui dati ufficiali di ammissione alla ripresa della corsa, che possono essere un pelo ottimistici, si sono fermate 89 moto, 65 auto, 23 quad e 16 camion. La parte del leone di questa sinistra classifica la fa la quinta tappa, con, rispettivamente, 30 moto, 8 quad, 13 auto e 3 camion, tutti ritirati in un solo giorno. Nel totale, questi numeri rappresentano oltre il 50 per cento di moto e quad, oltre il 40 per le auto e, ragionevolmente, una cifra sensibilmente più bassa per i camion, che si assestano su un valoreattorno al 20%.
Dakar 2013, di 14 tappe
La Dakar 2013, di 14 tappe e che contava 183 moto, 38 Quad, 152 auto e 75 camion, aveva registrato alla fine della corsa 57 ritiri tra le auto, 12 tra i quad, 62 tra le auto e 14 tra i camion. Dopo solo sei tappe, delle 13 in programma, la Dakar di quest’anno surclassa l’edizione precedente per numero di abbandoni. In totale al termine del Rally si ritirarono 145 veicoli, per una media di 10 ritiri al giorno. Quest’anno, in sei tappe soltanto la media sale a oltre 30 abbandoni quotidiani. Quand’anche avessimo avuto dei dubbi, mi pare che non si possa paragonare, per durezza, questa Dakar con la sua edizione precedente.
Per finire una sensazione. Di solito alla maggior parte dei ritiri l’orgoglio dei partecipanti induce ad associare alla durezza della prova un intervenuto problema contingente, meccanico, tecnico, sul quale viene scaricata buona parte della “colpa” dell’abbandono. È una psicologia abbastanza comune negli sport nei quali si usa uno strumento. La vela strappata, il cavallo azzoppato, la sciolina sbagliata, la benzina di cattiva qualità, il turbo, i freni, il cambio, il motore, si devono accollare buona parte della responsabilità della defaillance. Mai come quest’anno, invece, si sono visti tanti Piloti costernati e arresi sul piano personale.
Non ce la facevo più, ho collassato per la fatica, non sono riuscito ad avere la forza di ripartire, troppo dura per me, la Dakar non è per me. Nella candida, riflessiva e onesta ammissione delle personali incapacità di superare una prova come quella proposta da questa edizione della Dakar, che spesso è realmente accompagnata da un problema oggettivamente insuperabile come un guasto, c’è forse il dato più significativo ed eloquente della durezza di questa edizione, che quindi non può certamente essere considerata difficile come le precedenti. Ricordate? Già avevamo posto l’accento sul fatto che l’allungamento medio delle tappe avrebbe portato a conseguenze di valore nettamente superiore all’incremento percentuale. Non credevamo, però, che avrebbero superato un limite chiave, come è stato.
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