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San Miguel de Tucuman, 9 Gennaio. La corsa procede a grandi, oggi lentissimi passi verso Nord e si avvicina al giro di boa della giornata di riposo di Salta. Sulla carta è la tappa più lunga dell’edizione 2014 del Rally, ben 911 chilometri, con percorso comune per moto e auto. 154 chilometri di trasferimento iniziale, 527 chilometri di Prova Speciale con un settore centrale di 100 neutralizzati, e ancora un trasferimento fino al bivacco di San Miguel de Tucuman. La Speciale include tre sezioni di insidioso percorso di sabbia e molta navigazione fuoripista, e dovrebbe salire in quota verso il finale. Circa un terzo dei partenti da Rosario è ormai out, con una maggiore incidenza di forfait per le moto, e il sinistro record, che meglio di ogni altro dato esprime la durezza di questa Dakar, è certamente destinato a essere sensibilmente “migliorato”, già al termine della quinta giornata di gara.
Per 150 chilometri circa la tappa procede spedita e senza intoppi. Tra le moto Lopez ed Israel Esquerre, due cileni, impongono l’andatura, Gonçalves, partito dalla settima posizione, ottiene i migliori parziali cronometrici e Coma, partito all’attacco, toglie virtualmente la leadership a Barreda. Tra le auto Carlos Sainz apre la pista con disinvolta sicurezza tenendo a distanza gli avversari, pur con Peterhansel, e soprattutto Roma in progressivo recupero. La tappa diventa incredibilmente avvincente, esprimendo il migliore lato agonistico della Dakar.
All'improvviso fu il caos
Poi, all’improvviso, la corsa piomba nel caos. L’elastico è stato tirato forse troppo, e il lunghissimo serpente della gara impazzisce. Testa e coda della carovana sono troppo distanti, e vivono situazioni diverse. Tra gli ultimi, ravvicinati waypoint prima della neutralizzazione di metà Speciale molti dei Piloti di testa perdono la… bussola e partono nella direzione sbagliata, girano in tondo senza decidersi e arrivano al controllo provenendo dalle più disparate direzioni. Colpa dei navigatori o del road book? Non basta, altri ancora sono ancora più sfortunati e incorrono in problemi e imprevisti clamorosi. Paulo Gonçalves e Gerard Farres si devono fermare con la moto in fiamme e abbandonano la gara, Despres si ferma ancora per riparare la moto che procede a intermittenza, Barreda e Lopez, il primo a secco e il secondo in riserva di carburante, faticano a raggiungere il rifornimento di fine settore. Sainz e Terranova sbagliano insieme e duellano inutilmente su una pista che porta lontano dalla traccia giusta, e persino Peterhansel perde la testa nello stesso punto che costa oltre mezz’ora a Sainz. Per farla breve Nani Roma, “accusato” ieri di aver regalato la leadership della Corsa a Carlos Sainz e di non essere, in sostanza, un vincente, riporta la Mini all4 Racing al comando.
“Per 150 chilometri circa la tappa procede spedita e senza intoppi. Poi, all’improvviso, la corsa piomba nel caos. L’elastico è stato tirato forse troppo, e il lunghissimo serpente della gara impazzisce. Testa e coda della carovana sono troppo distanti, e vivono situazioni diverse”
Non si sa cosa fare con i motocilisti
Intanto anche gli organizzatori vanno nel pallone, e la situazione precipita. Prima prendono un provvedimento palliativo e decidono di accorciare la Speciale delle moto di un centinaio di KM, interrompendola al KM 428, poi bloccano fino a nuovo ordine le partenze alla ripresa dopo il settore neutralizzato, e infine decidono di cancellare la seconda parte della PS e di mandare tutti i motociclisti in trasferimento fino al bivacco di San Miguel, oltre trecento chilometri, di fatto interrompendo la tappa e congelandola al passaggio dei primi 211 chilometri. Motivi di sicurezza, spiegano ufficialmente gli organizzatori, senza specificare quali. E acquista così un valore la notizia di una protesta e di un blocco di camion dell’organizzazione e di assistenza all’altezza della cittadina di Juan Alberdi. I mezzi, al momento, non sono in grado di raggiungere San Miguel e di ricongiungersi agli avamposti della corsa.
La tappa delle moto si ferma lì, ed è difficile anche mettere ordine agli eventi che ne determinano il risultato. Coma e Viladoms, che sono spariti dai monitor, vengono finalmente indicati come i primi a transitare al traguardo improvvisato del KM 211. Dietro è il terremoto. Esce una classifica ufficiale. Coma, Viladoms, il polacco Jakub Przygonski. I ritardi sono abissali, la classifica del giorno precedente è completamente rivoluzionata, nelle posizioni e nei distacchi.
“Marc Coma è il nuovo leader, Joan Barreda cede il primato e passa al secondo posto, ma con un ritardo di oltre 40 minuti dal nuovo, antico leader, Francisco Lopez è terzo, a 53 minuti”
Classifica stravolta
Marc Coma è il nuovo leader, Joan Barreda cede il primato e passa al secondo posto, ma con un ritardo di oltre 40 minuti dal nuovo, antico leader, Francisco Lopez è terzo, a 53 minuti. Despres vede amplificare fino a un limite irrecuperabile il proprio ritardo, un’ora e mezza, Viladoms sale al quarto posto davanti a Alain Duclos.
È il caos, senza alcun dubbio. Per questo vale la pena di prendere ogni notizia, anche quelle ufficiali, con la massima prudenza, e attendere consapevoli di aver registrato un frangente clamoroso ma non necessariamente definitivo nel suo sviluppo. Meglio ritenere che abbiamo riferito di un contesto ufficioso, e aspettare che gli organizzatori, che meritano senz’altro il mal di testa che li attende, riescano a mettere un po’ d’ordine in una situazione che rischia di porre fine alla corsa delle moto, non solo dal punto di vista sportivo e dell’eventi sin qui senz’altro avvincente. Non ci sarebbe da meravigliarsi che decidessero infine di cancellare il 9 gennaio dalla storia “ufficiale” di questa Dakar.
Intanto riprende la gara delle auto. Con Joan “Nani” Roma leader e virtualmente di nuovo al comando del Rally. Al secondo posto il redivivo Robby Gordon, al terzo il debuttante equipaggio polacco composto da due ex motociclisti, Dabrowski e Czachor.
Ci aggiorniamo, necessariamente!
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