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Calama, 10 gennaio - Verso il terzo di gara. La Dakar 2013 inaugura in Cile una trilogia infernale. Tre tappe in successione, tutte tra i 700 e gli oltre 800 chilometri, con prove speciali per oltre 1.100 chilometri complessivi. Solo ai Camion il terzo volume della trilogia concede un abstract di 150 km di prova cronometrata. S’inizia con la Arica-Calama, interamente in Cile alla vigilia dello “sconfinamento” in Argentina, dove la carovana disputerà cinque tappe prima di tornare in Cile per la terza ed ultima fase del Rally.
I piloti devono ancora affrontare tappe micidiali
Un programma semplicemente micidiale, considerato anche che i concorrenti portano già dentro le ossa la durezza della prima parte della corsa, che non ha loro risparmiato fatica, imprevisti e tensioni allucinanti. Per la sesta tappa si comincia con un lungo trasferimento di quasi 300 chilometri che i motociclisti hanno attaccato in piena notte, alle 04:30!
La Speciale, 454 km, è tracciata nel Deserto di Atacama, definito il più arido del Mondo, ed è divisa in due parti con una neutralizzazione centrale tra il Salar de Llamara e il Rio Loa, per il rifornimento e una breve tregua. La tappa attraversa la magnifica Riserva della Pampa del Tamarugal e passa non lontano dalla miniera di Chuquicamata, impressionante voragine dalla quale il rame è estratto a cielo aperto.
La gara delle moto
Tappa da affrontare con circospezione, magari mandando in scena un po’ di fifa. Troppi chilometri e un ventaglio di trappole che riunisce tutto il “best of” delle cinque tappe peruviane. Giusto che gli interessati alla classifica si tengano fuori dai guai, eloquentemente rappresentati dalla navigazione, dalla sabbia molle, e dal fesh-fesh. I primi a partire rallentano subito l’andatura e consentono ai loro inseguitori di ottenere i migliori parziali cronometrici. Per Olivier Pain e David Casteu il compito di aprire la pista e contemporaneamente proteggere la propria classifica è, oggi, un autentico supplizio. Si mettono in luce il cileno Israel Esquerre e soprattutto l’americano Kurt Caselli. Javier Pizzolito ancora una volta è il più attivo dei Piloti Honda.
A metà del tratto che precede la neutralizzazione, rinviene il portoghese Paulo Gonçalves e ne approfittano per avvicinarsi alla testa della corsa Francisco Lopez e Jordi Viladoms. La classifica generale si compatta. Cyril Despres è indietro di cinque minuti, e non forza pensando alla corsa “che conta”. I suoi diretti avversari nella generale, infatti, sono ben più indietro. Al termine della prima metà della Speciale David Casteu è già “riassorbito” e la distanza del francese dalla leadeship si è ormai dimezzata. Olivier Pain conserva a fatica meno della metà del vantaggio iniziale di oltre sei minuti, e intanto si è avvicinato anche Lopez, che tallona Gonçalves.
C’è solo un Pilota che può adottare una tattica diversa, esclusiva, perché corre nel “patio di casa sua” nel suo deserto dell’Atacama che conosce come le sue tasche, e può tenere un ritmo impossibile per gli altri con il minimo dei rischi: è il cileno Francisco Lopez. Gonçalves si ferma una prima volta al km 330, e Chaleco rompe gli indugi alla ripresa delle ostilità oltre il chek point del Rio Loa raggiunge facilmente gli apripista, passa in testa e vince la Speciale, la terza del cileno in questa Dakar. Grande!
Il piccolo capolavoro di Botturi in sella alla Husqvarna
Fuori dalla mischia, Alessandro Botturi ha compiuto un piccolo capolavoro: ha capito perfettamente che era una di quelle giornate in cui mantenere intatto il patrimonio è già di per sé una conquista. Il bresciano si è riunito al gruppo che apriva la pista ed ha proseguito sino al traguardo facendosi trascinare in una nuova, eccellente performance. Il quinto posto alle spalle del Rookie che sembra destinato a succedergli, Kurt Caselli, vale al Gigante di Lumezzane la sesta posizione assoluta, a 12 minuti dal leader Olivier Pain.
“Fuori dalla mischia, Alessandro Botturi ha compiuto un piccolo capolavoro: ha capito perfettamente che era una di quelle giornate in cui mantenere intatto il patrimonio è già di per sé una conquista”
Salta all’occhio, oltre all’incredibile potenziale tecnico e atletico, l’abilità di Despres nel gestire il gioco della sua squadra. È evidente che nella tappa precedente Cyril ha fatto rallentare il compagno di Squadra Ruben Faria, il quale ha avuto così la possibilità di inserirsi al secondo posto all’arrivo di Calama. Despres, terzo oggi, si è costruito un’impagabile opportunità. Con un apripista del valore di Lopez, il compagno a tirargli la volata e Caselli verosimilmente pronto a guardargli le spalle, la Calama-Salta può offrire al quattro volte vincitore, non a caso, della Dakar, il primo matchpoint.
Giornata storta per Jordi Viladoms, che perde oltre mezz’ora e il 5° posto, per Paulo Gonçalves, un’ora dal primo, e per Joan Barreda, ex protagonista sfortunato, quasi mezz’ora e l’anonimato della trentesima posizione. Si rivede Alex Zanotti, finalmente senza problemi.
La riprova, se necessaria, della convenienza di adottare una tattica prudente ce la da Marcos Patronelli, pilota sostanzialmente di solito molto esuberante che, forte di un notevole vantaggio in testa al Rally, lascia spazio agli avversari che ne approfittano a turno. Oggi è la volta del cileno Ignacio Casale, secondo nella generale provvisoria a oltre un’ora alla guida di un Raptor 700 Yamaha, che vince la tappa dei quad.
La Gara delle auto
Joan “Nani” Roma parte per primo con il compito di aprire la pista. Sembra cavarsela egregiamente, poi resta insabbiato poco oltre il chilometro 70. Ci vorranno tre quarti d’ora perché il vincitore in moto della Dakar 2004, il primo spagnolo della Storia, possa ripartire. Ad approfittarne sono i Buggy Qatar-Red Bull. Al-Attiya e Carlos Sainz, consapevoli che il terreno sabbioso favorisce la loro corsa, hanno sferrato l’attacco e prendono il volo. Prova a resistere Giniel De Villiers, ma poi la Toyota del sudafricano rimane intrappolata a sua volta nella sabbia per due volte, la seconda poco oltre la macchina di Joan Roma ancora ferma.
Prima di uno stop forzato si avvicina anche la SMG di Guerlain Chicherit. Grandi scosse, spunti senza dubbio elettrizzanti, ma alla fine l’unico a capitalizzare la tappa risulta essere ancora lui “Mister Dakar”, Stephane Peterhansel che, pur aprendo la pista e sacrificando una parte del suo vantaggio, controlla la corsa a distanza e pensa al domani. Quattro minuti “venduti” in cambio della tranquillità di non correre troppi rischi sono un buon affare!
In queste condizioni, i colpi di scena non tardano a farsi largo e ad coinvolgere i meno prudenti. Al chilometro 180 si ferma il Buggy di Carlos Sainz, con un problema di motore, e uno degli “animatori” permanenti della Dakar è di nuovo, e questa volta definitivamente, fuori gioco. Non c’è pace neanche per i camion, solitamente meno in difficoltà sulla sabbia. L’IVECO del vincitore della Arequipa-Arica Hans Stacey va in tonneau ai “seventies”, l’area di sosta forzata particolarmente frequentata tra i chilometri 70 e l’80, il leader del Team, Gerard De Rooy, è in ritardo, e Miki Biasion dietro di lui.
“Ci sono tappe in cui bisogna attaccare, ed altre nelle quali è necessario difendersi. Nessun dubbio che Al-Atiya abbia deciso di attaccare, e nessun dubbio che “Peter” si sia difeso in maniera perfetta. Gran bella Dakar!”
Vince ancora una volta il buggy Red Bull
A metà tappa, dunque, prima della neutralizzazione, Al-Attiya allunga ancora e riduce ulteriormente lo svantaggio da Peterhansel, Sainz è fuori gara e l’Hummer di Robby Gordon sale al quarto posto provvisorio alle spalle dell’SMG di Chicherit. Le due ruote motrici reggono all’assalto della sesta tappa e, pur con esiti contrastanti, sono protagoniste.
L’andamento del finale non si discosta dalla tendenza dell’intera tappa, e la prima parte si proietta direttamente sull’epilogo di Calama. Al-Attiya continua a recuperare su Peterhansel, e il Principe del Qatar va a vincere con un buon margine sulla prima delle Mini All4 Racing. Robby Gordon è terzo.
Dei quasi dieci minuti di vantaggio che aveva alla vigilia, Peterhansel ne ha conservato poco più di uno. La gara delle auto azzera il contachilometri facendo sparire i tremila sin qui percorsi e si riapre totalmente, come se partisse domani. D’altra parte, come dice proprio Peterhansel, ogni tappa ha la sua storia. Ci sono tappe in cui bisogna attaccare, ed altre nelle quali è necessario difendersi. Nessun dubbio che Al-Atiya abbia deciso di attaccare, e nessun dubbio che “Peter” si sia difeso in maniera perfetta. Gran bella Dakar!
Classifiche
Leggi la classifica generale e l'ordine di arrivo della sesta tappa della Dakar 2013