Dakar 2013, tappa 14. Bis di Marcos Patronelli (Yamaha) nei Quad, e tripletta Kamaz nei Camion: primo quello di Eduard Nikolaev

Dakar 2013, tappa 14. Bis di Marcos Patronelli (Yamaha) nei Quad, e tripletta Kamaz nei Camion: primo quello di Eduard Nikolaev
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La gara dei quad come quella delle auto: Marcos Patronelli imprendibile. Grande battaglia tra i Camion, e vittoria dell’armata russa. Miki Biasion, credito di fortuna | <i>P. Batini</i>
20 gennaio 2013

Santiago, 19 gennaio - L’ultima tappa della Dakar non conta più niente, e nondimeno è una delle più importanti, e va oltre il simbolismo che la rappresenta come il raggiungimento della mèta, perché è responsabile di quella tensione quasi insostenibile che attanaglia i concorrenti ad un passo dall’arrivo. Molto meglio, in questi casi, avere da fare e potersi distrarre, come per esempio lottare per un posto a pochi secondi dall’avversario o sentire un rumore sinistro che proviene dal cambio.

Los Quadriciclos

Ma non è quello che è successo a Marcos Patronelli, vincitore della gara dei Quad, il cui cammino è paragonabile, fatte le dovute proporzioni, a quello di Stephane Peterhansel, stra-vincitore della gara delle auto. Marcos, 33 anni, è il più giovane dei due fratelli argentini che hanno fatto grande la Dakar dei quad. Nativo di Las Flores, Marcos è anche l’apripista di famiglia essendosi aggiudicato la prima statuetta della Dakar finita in casa Patronelli, nel 2010. Nel 2011 e nel 2012 vinse il fratello Alejandro, di due anni più “vecchio”.

 

E con questo è chiaro che la Dakar dei Quad, da quando il rally si corre in Sudamerica, acquista una spiccata matrice “continentale”. Come ci diceva Camelia Liparotti, in Argentina e Cile c’è una forte passione per questa specialità, e la Dakar l’ha amplificata. E non c’è dubbio che il loro contributo a questo successo, i fratelli Patronelli, ma direi tutta la famiglia se ricordate la rocambolesca edizione 2010, l’anno certamente dato. Marcos ha avuto degli avversari in gamba, e i fenomeni dei quad, credete a me che mi sono schiantato la prima volta che ne ho provato uno, sono gente tosta.

Ma non è quello che è successo a Marcos Patronelli, vincitore della gara dei Quad, il cui cammino è paragonabile, fatte le dovute proporzioni, a quello di Stephane Peterhansel, stra-vincitore della gara delle auto


Principalmente il 26enne cileno Ignacio Casale, secondo, che ha vinto anche una tappa, la sesta, e il più “maturo”, 47 anni, pascià polacco Rafal Sonik, che non ha vinto niente ma è andato avanti come un  rullo compressore, finché non l’ha spuntata ed è salito sul podio di Santiago. Come dicevamo, però, Marcos Patronelli, che pure ha una guida esuberante e un carattere deciso, ha condotto e gestito una gara da maestro consumato e saggio. In testa dalla seconda giornata di gara, come Peterhansel, l’argentino è “scappato” ed ha fatto gara a sé, incrementando di giorno in giorno il proprio vantaggio. Agli avversari, Marcos ha lasciato solo l’effimero onore delle vittorie di tappa, tranne le prime quattro che contavano, tutte in fila, tanto per chiarire il concetto. A Santiago Marcos Patronelli è arrivato con quasi due ore di vantaggio su Casale!

 

15ma assoluta, Camelia Liparoti ha fatto centro un’altra volta. Di lei, e con lei, abbiamo già parlato a lungo, e qui resta solo il dovere di ricordare che la livornese è la prima motociclista in Quad della storia della Dakar che si aggiudica la classifica femminile assoluta.

Lo elefantes del desierto

Impressionanti belve del deserto, i Camion sono un altro dei simboli della Dakar. La loro è una vera e propria epopea, capace di suscitare sempre emozioni molto forti. Per la verità sono più legato al periodo in cui l’epopea ci riguardava più direttamente, e ancora più esattamente agli anni tra il ’90 e il ’93, quando a vincere per quattro volte consecutive fu un camion italiano, il Perlini. Due volte condotto dal suo costruttore, Francesco Perlini, e una da Giorgio Villa!

Impressionanti belve del deserto, i Camion sono un altro dei simboli della Dakar. La loro è una vera e propria epopea, capace di suscitare sempre emozioni molto forti

 

Ancora più emozionante, da pelle d’oca, è il ricordo della prima vittoria italiana alla Dakar, che fu ottenuta nel 1986 dall’Unimog dell’assistenza Honda Italia, guidato da Giacomo Vismara, al suo fianco il fido “Topo” Minelli. Altri tempi!

Da un certo punto della storia in poi, la gara dei Camion è stata materia degli specialisti dei Paesi del’Est, e super-Est. Hino, Tatra, soprattutto Kamaz, con due soli break: la vittoria del MAN di Hans Stacey nel 2007, e il trionfo IVECO delo scorso anno, che incoronò l’equipaggio De Rooy-Rodewald-Colsoul.


Lo stesso equipaggio, e lo stesso Camion, aveva buone possibilità di ripetere il successo, e fino all’ottava tappa il Powerstar era in testa. Poi è bastata, come spesso accade alla Dakar, una sola tappa sfortunata, la nona tra San Miguel de Tucuman e Cordoba, per mandare tutto all’aria. Gerard De Rooy ha provato fino all’ultima Speciale ad riconquistare almeno il podio, che gli è sfuggito per 4, “piccoli” minuti, ma il successo ha arriso a tre Kamaz, nell’ordine quelli di Nikolaev, Mardeev e Karginov.


Miki Biasion, su un IVECO Trakker 2, aveva iniziato molto bene, ed era terzo fino alla quarta tappa, giorno in cui, tra Nazca e Arequipa, una serie di problemi hanno di colpo ridimensionato la gara del due volte Campione del Mondo WRC. Da quel momento Biasion ha messo la sua gara a disposizione della Squadra e non ha più potuto esprimersi sui livelli ambiziosi, ma legittimi, della partenza.

 

D’altra parte la Dakar è così. Se un giorno ti fermi, il risultato è quasi sempre irrimediabilmente compromesso, e non vale più la pena rischiare. L’obiettivo secondario, ma pur sempre importante, diventa raggiungere il traguardo finale. Magari con qualche bella performance in condizioni di massima sicurezza, come nel caso delle due ultime tappe prima dell’epilogo.

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