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Copiapò, 16 gennaio - Tre tappe alla fine. Tre tappe chiave, questo è chiaro. Ecco la prima. Da Fiambalà a Copiapò. La Dakar valica ancora le Ande e torna in Cile attraverso il Paso San Francisco. Lo scorso anno l’esodo fu difficile, e l’intera sesta tappa fu annullata a causa della neve che bloccava il passo. La carovana attraversò la Cordillera in convoglio, spazzaneve e militari in testa, e raggiunse Copiapò a tarda sera. Quest’anno non c’è emergenza meteo, ma alzarsi alle tre affrontare un trasferimento di 400 chilometri che porta fino a 4.800 metri slm, e quindi scendere nel deserto più arido del Mondo, non è una passeggiata.
Tre le consolazioni: fa molto meno freddo rispetto allo scorso anno, lo spettacolo dal passo è da capogiro (e non solo per la rarefazione dell’aria), e oltre le Ande inizia la terz’ultima Speciale della Dakar 2013. Il lungo settore cronometrato, 319 chilometri, è vario e difficile, con tutte le difficoltà di una tappa “dakariana”. Nel menù piste dure e disseminate di sassi in quota, un primo “assaggio” delle ormai famose dune di Copiapò e lunghi, velocissimi strappi nelle depressioni livellate ma insidiose. Indispensabile avere riflessi fulminei e colpo d’occhio, e prestare la massima attenzione alla navigazione. Il totale dell’impegno sale a più di 700 chilometri… ma sono 700 di meno.
Apripista americano
Kurt Caselli ha vinto l’undicesima Speciale. A lui, dunque, l’onore e l’onere di partire per primo, navigare per tutti e rischiare di più. È la regola. L’americano non si sottrae all’impegno, anzi, nella parte iniziale lancia il suo personale attacco e mantiene a gli inseguitori. Proposito apprezzabile, ma con scarse possibilità di successo. Caselli continua da solo per circa un terzo di prova, poi viene “riassorbito” da Barreda, Despres, Gonçalves, Pedrero e Lopez, tutti in gruppo a pochi secondi l’uno dall’altro. E l’americano si accoda. Miglior tempo per Barreda e Lopez, e il cileno Daniel Gouet tra le star, ma Faria e Despres sono di poco indietro, e la classifica generale non si muove troppo. Prova a perdersi Botturi, che nel tentativo di congiungersi con il plotone di testa sbaglia pista e perde il contatto, lasciando sulla pista almeno una decina di minuti.
“Succede in quasi tutte le Dakar. Davanti cominciano ad essere un po’ tesi, il traguardo si avvicina e sbagliare mentre a Santiago già si preparano a battere le mani sarebbe troppo frustrante”
Poi tocca anche a Barreda, poco più avanti, dopo il rifornimento. Lo spagnolo perde il controllo della testa della corsa, che passa nelle mani prima di Lopez, poi di Faria. Ma il ritmo è calato notevolmente, per due motivi. Il primo è che tutti i “top” rider sono compatti, uno controlla l’altro e nessuno ha la benché minima possibilità di tentare una fuga. L’altro motivo è che la tappa è lunga, ma non difficile come ci si aspettava. Le dune si passano abbastanza agevolmente, la sabbia “tiene”. In queste condizioni solo un colpo di scena può cambiare lo stato delle cose, e l’unico modo per limitare il rischio di innescarne uno è… calmarsi.
La tensione dei piloti in testa
Succede in quasi tutte le Dakar. Davanti cominciano ad essere un po’ tesi, il traguardo si avvicina e sbagliare mentre a Santiago già si preparano a battere le mani sarebbe troppo frustrante. Dietro c’è gente che scalpita perché vorrebbe tornare a casa con qualcosa di bello da raccontare, e rompe gli indugi. È il caso del franco-maliano Alain Duclos, che provenendo dalle retrovie si installa momentaneamente al comando al penultimo way point della speciale, e soprattutto di Frans Verhoeven, un habitué dei rush finali. Con la consueta dose di spettacolo che ne contraddistingue la guida, l’olandese spinge forte, e taglia per primo il traguardo “surfando” tra le onde di spettatori urlanti del mare di folla riunita a Copiapò, la città che è diventata una delle capitali della Dakar Sudamericana.
Ovazioni, quindi, anche per Ruben Faria e Joan Barreda, che ha recuperato nel finale il piccolo errore di metà gara. Quinto alle spalle di Duclos, Helder Rodrigues ottiene un risultato “decente”. Troppo lenti nel finale, Lopez e Despres non vanno oltre il settimo e, addirittura il 14° posto, quest’ultimo a nove minuti dal vincitore di giornata ma molto utile, si invertono le parti, alla rimonta di Faria.
“Arriva, invece, la mazzata alla gara di Alessandro Botturi, cui il cronometro aveva assegnato la ventesima posizione, ancora coerente con l’errore di navigazione e che gli consentiva di “salvare” il quinto posto, con Ivan Jakes è un po’ più lontano davanti e Joan Pedrero un po' più vicino alle sue spalle”
La classifica generale è immutata per quanto riguarda le posizioni interessate al podio, e si compattano appena gli intervalli tra i “papabili”. Faria si avvicina un poco a Despres, e Lopez a Faria, tutti in un range di 13 minuti. Arriva, invece, la mazzata alla gara di Alessandro Botturi, cui il cronometro aveva assegnato la ventesima posizione, ancora coerente con l’errore di navigazione e che gli consentiva di “salvare” il quinto posto, con Ivan Jakes è un po’ più lontano davanti e Joan Pedrero un po’ più vicino alle sue spalle. Purtroppo, però, innervosito per aver momentaneamente perso la bussola, Botturi ha “saltato” un way point. La giuria è stata in questo caso inflessibile e il “Bottu”, vistasi assegnare la penalità di un’ora, scende al 74° posto della speciale e, ancora più sconcertante, al 12° assoluto nella generale provvisoria. Una vera disdetta, che il Gigante di Lumezzane certamente non meritava.
Robby Gordon è velocissimo, Peterhansel ha la gara in pugno
La dodicesima tappa della Dakar delle auto inizia… ieri. L’hanno rifatto, gli organizzatori si sono ripetuti scivolando ancora sulla stessa buccia di banana. Prima hanno annunciato l’annullamento dell’undicesima tappa, poi sono tornati sui loro passi e hanno rispolverato la formula salvagente. Hanno, sì, fermato la gara al primo CP, ma poi classificato tutti quelli che erano passati ed attribuito lo stesso tempo a tutti gli altri. Una ventina di classificati, dunque, e un nulla di fatto per tutti gli altri. Ci guadagnano, per esempio, quelli che si sono fermati e che non sarebbero stati in grado di concludere la tappa. Da un punto di vista sportivo tutto questo è poco interessante, perché sconfina in altri ambiti.
Ma che può succedere, allora, ad una Dakar ormai segnata, e consegnata nelle mani di Peterhansel dal talento del Campione francese ma anche dalla “pochezza” degli avversari? Poco o niente di davvero importante, salvo che la Dakar di oggi si divide in due parti. Un lato è soggetto al forte controllo della situazione da parte dei leader, ma sarebbe meglio dire “del” leader, e l’altro si apre agli episodi di giornata.
La temuta prova speciale tra Fiambalà e Copiapò presenta entrambi gli aspetti. Il più veloce su tutto l’arco della tappa è Robby Gordon, che conduce sin dall’inizio, ma è la maggiore regolarità di Joan Roma che viene premiata e, grazie anche ad una foratura di Gordon nel finale, lo spagnolo va a vincere la sua terza tappa in questa Dakar. Il combattivo statunitense promette di vincere domani, e intanto regala un contributo utile a questa fase della Dakar, cui fa comodo spettacolo che Gordon è in grado di offrire. Peterhansel non si scompone. Mantiene il ritmo a un livello sufficiente a salvaguardare la concentrazione, può contare sull’appoggio del compagno di squadra Joan Roma, bravissimo, e lascia che i vari Terranova, Alvarez, Chabot si affaccino sulla ribalta temporanea di una tappa o di una speciale, e controlla la situazione. Impeccabile come sempre, il Francese corre veloce verso l’undicesimo successo personale.
“Assai più interessante la gara dei Camion, caratterizzata dalla riscossa degli IVECO. Gerard De Rooy lo aveva annunciato alla vigilia, ed era chiaro che l’olandese avrebbe cercato di raddrizzare la gara compromessa all’indomani della nona tappa”
La riscossa degli IVECO
Assai più interessante la gara dei Camion, caratterizzata dalla riscossa degli IVECO. Gerard De Rooy lo aveva annunciato alla vigilia, ed era chiaro che l’olandese avrebbe cercato di raddrizzare la gara compromessa all’indomani della nona tappa. Il quinto posto e l’ora di ritardo non erano un motivo sufficiente per arrendersi. In questi casi “saltano” le strategie e i giochi di Squadra, e all’ordine del giorno passa l’imperativo di attaccare. Ne può approfittare Miki Biasion per fare la “sua” tappa.
L’equipaggio italo-olandese dell’IVECO Trakker 2 lancia la sfida, e passa immediatamente al comando della Speciale, prima controllando il Tatra del Ceko Kolomy, quindi superando il Kamaz di Karginov, ed infine passando in testa a spese del Tatra di Ales Loprais. Nel finale Karginov si rifà sotto e va a vincere la Speciale, De Rooy è terzo e Miki, che lasciato passare il compagno di Team, è quarto. Tremendous.
Classifiche
Leggi la classifica generale e l'ordine di arrivo della dodicesima tappa della Dakar 2013