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Con Miki Biasion, preso in quella che solo apparentemente è una giornata di riposo, ma che comunque si rivela essenziale per ricaricare le batterie degli equipaggi e dare la possibilità ai meccanici di intervenire sui mezzi con un po’ più di calma e tranquillità, facciamo il bilancio di metà Dakar.
A riposo, Miki?
«Ai ritmi frenetici e senza un attimo di respiro della Dakar quasi si fa l’abitudine, e la giornata di riposo e di relativa tranquillità sembra quasi strana».
«Per “fortuna”, alla ripresa della gara, ci aspetta la Speciale più lunga del Rally, verosimilmente favorevole agli amanti delle strade tortuose e quindi molto impegnativa per i Camion. Chissà che non cominciamo a risalire in classifica proprio da quella».
Una bella Dakar? Bella la tua Dakar?
«La Dakar è sempre bellissima, ad ogni edizione e in ogni condizione. Esercita un fascino unico. È bella ma anche molto faticosa. Quest’anno il percorso si è rivelato davvero molto selettivo e per questo il Rally è ancor più impegnativo, ma non meno bello. La durezza della gara non può mai essere considerata una novità né un fattore che influisca sulla sua bellezza generale. Purtroppo martedì abbiamo avuto un problema alla pompa dell'olio dello sterzo, che ci ha fatto perdere molto tempo, terreno e posti in classifica. Immaginate cosa vuol, dire guidare un camion, e in più in corsa, senza l’ausilio del servo comando...».
Dakar rischiosa?
«Tutte le gare del motorsport sono pericolose, e la Dakar non fa eccezione. Man mano che gli anni passano, la sicurezza aumenta sempre di più, ma è chiaro che bisogna essere consapevoli che il rischio fa parte del gioco».
Come trovi cambiata la Dakar tra i due continenti?
«Le diversità sono molte. I paesaggi sono diversi, le caratteristiche della gara anche. In America Latina direi che c’è molta più varietà di ambientazioni, ma per contro ci sono anche dei notevoli cambi di altitudine e metereologici. In comune, entrambi i continenti ci riservano sovente delle sorprese bellissime, e i luoghi che attraversiamo noi sono spesso pieni di fascino».
Com’è l’atmosfera ai bivacchi? E con il tuo Team?
«L’atmosfera ai bivacchi è stupenda. Arriviamo la sera, naturalmente molto stanchi, ma è di grande aiuto, anche morale, ritrovare tutti uniti e sempre pronti ad aiutarci materialmente e sostenerci psicologicamente. Alla Dakar, poi, lo spirito di sportività è molto alto e tutti i concorrenti, pur di categorie diverse, lo alimentano e lo apprezzano».
Come si comporta un camion come il tuo nelle tappe di sabbia? E nel veloce come durante la sesta tappa?
«Il Camion si comporta sempre molto bene, in ogni condizione. Bisogna solo avere qualche accortezza nella guida, di volta in volta secondo le situazioni. Sulle dune, per esempio, dobbiamo rimanere costantemente veloci per non rischiare gli insabbiamenti. Sul veloce il mio Trakker si è rivelato molto “abile”».
“Auto e Camion sono mezzi completamente diversi, ma tutti e due sono molto divertenti, competitivi in modo diverso e tutti e due hanno il loro fascino”
Sensazioni diverse nel pilotare un’auto e un camion?
«Auto e Camion sono mezzi completamenti diversi, ma tutti e due sono molto divertenti, competitivi in modo diverso e tutti e due hanno il loro fascino. C’è anche una soluzione di continuità, perché l’esperienza acquisita con le auto mi è molto utile anche nella guida dei camion».
Come funziona con le tre persone in cabina?
«Funziona come un autentico equipaggio. Io sono il pilota, Umberto Fiori si occupa di tutta la parte relativa alla navigazione, e Michel Huisman aiuta Umberto in cabina, è il nostro meccanico di “bordo” e tiene sotto controllo la meccanica, ad “orecchio” e con la strumentazione per prevenire e anticipare l’insorgere problemi».
Ti manca un navigatore storico come Siviero?
«Con Tiziano ho passato e vissuto molto tempo della mia stupenda vita agonistica, e in particolare tutta quella relativa ai rally. Che dire, è semplicemente una parte di me».
Che messaggio vorresti trasmettere agli appassionati e ai tuoi sostenitori?
«Ai miei sostenitori vorrei suggerire di continuare a seguire con incrollabile partecipazione questa stupenda gara, così piena di fascino e unica nel suo genere. A tutti gli appassionati di sport, vorrei dire di soffermarsi maggiormente e con sempre maggiore attenzione sul concetto di "sportività" e di rispetto dell'avversario, perché è un insegnamento di vita».