Dakar 2013, Giornata di Riposo. Fanno finta di dormire…

Dakar 2013, Giornata di Riposo. Fanno finta di dormire…
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Mentre la carovana si lecca le ferite e si prepara concitatamente ad affrontare la seconda e conclusiva parte della Dakar, gli organizzatori ne approfittano per mettere un po’ d’ordine| <i>P. Batini</i>
13 gennaio 2013

San Miguel de Tucuman, 13 gennaio. Non è mai stata una giornata di riposo. La tregua delle ostilità della Dakar è il luogo ed il momento (sì, perché quest’unico giorno vola) per riordinare tutto. Idee, mezzi, organizzazione della spedizione, programmi e tattiche di gara. Per lavare i panni e farsi la barba, per un pranzo a mezzogiorno. Il bivacco della Dakar, in questa giornata ma in tutta la Dakar moderna, è profondamente cambiato, e di conseguenza le abitudini dei suoi “cittadini”.

Tempi che cambiano, spirito che resta

Prima, in confronto con quello che si vede oggi, era un campo tendato, solo qualche tenda più grande con funzione di infrastruttura, oggi è paragonabile ad un paddock, GP o Formula 1, stipato di camper e motorhome. È da non credere come si organizza e che vita si concede al bivacco chi può. Per fare un esempio, Guerlain Chicherit, il vincitore della tappa di ieri con il Buggy SMG costruito da Philippe Gache, dispone di uno spettacolare motorhome con tutti i confort. Aria condizionata, frigorifero stipato, camera da letto e tv.

Per l’ex sciatore campione del mondo di freestyle, l’obiettivo è minimizzare il dispendio di energie tra una tappa e l’altra, e così Guerlain può dormire una media di tre ore di più al giorno in un letto confortevole, e addormentarsi con il DVD preferito dopo aver sgranocchiato qualcosa di buono. Intanto, nel salotto accanto, il suo navigatore Jean-Pierre Garcin studia e prepara la tattica per la tappa successiva. Neanche Max Biaggi o Michael Schumacher. Altri Team hanno organizzato una cosa più democratica, allestendo per i propri Piloti un’area comune più confortevole all’interno del camion assistenza, altri ancora hanno o condividono un camper, con le stesse comodità compresse in uno spazio meno ampio.

La democrazia finisce laddove continuano a sopravvivere quelli, e non sono pochi, che vivono l’atmosfera del bivacco all’”antica”, tende e servizi comuni, come al campeggio. La vita è durissima per quelli che, non disponendo del meccanico, devono fare tutto da soli, e di lavoro ne hanno davvero tanto, per i quali la differenza sostanziale tra una giornata di gara e quella di riposo risiede sostanzialmente nel fatto di sostenersi con i piedi  per terra e non con il culo sulla sella.

Il bivacco della Dakar è profondamente cambiato, prima, in confronto con quello che si vede oggi, era un campo tendato, oggi è paragonabile ad un paddock di Formula 1

Riposo... Apparente

Il momento di un po’ d’ordine, comunque, arriva per tutti. Anche per gli organizzatori, che devono fare il tagliando a tutta la complessa macchina organizzativa. Si parla dei mezzi di locomozione, aerei, elicotteri, camion, auto, naturalmente, ma anche del sistema di gestione della gara. La giornata di riposo sembra essere capitata a fagiolo, ma in questo senso pare che gli organizzatori facciano finta di dormire, concedendosi così tutta la giornata per prendere le decisioni più importanti.

Intanto hanno rimaneggiato la gara delle auto con una contestata decisione della tarda sera. Avevano già tagliato la prova speciale degli ultimi 30 chilometri e fermato la gara delle auto al CP n° 8 e, in serata e riferendosi all’articolo 38P2 del regolamento, hanno stabilito che a tutti i concorrenti passati per il CP avrebbero assegnato il peggior tempo di quelli transitati all’arrivo originale della speciale. In soldoni, se abbiamo ben capito, tre piloti con il tempo reale di percorrenza della speciale, Chicherit, Terranova e Gordon, e tutti gli altri con lo stesso tempo di Peterhansel. Se ne è lamentato per esempio Joan Roma, che ha concluso la tappa inutilmente, ma non certo Al-Attiya, che era dato per fermo tra le rocce del fiume in piena.

La differenza, in questo caso vitale, sta nel fatto che le Mini hanno lo snorkel, una specie di “boccaglio” che consente al motore di respirare aria presa più in alto, e i buggy per contro non dispongono delle… branchie, e non respirano sott’acqua. Ancora più valore ai soldoni, Al-Attiya è salvato, resta in gara e conserva la seconda piazza di una classifica generale immutata che vede il Principe a tre minuti da Stephane Peterhansel e Giniel de Villiers quaranta minuti alle sue spalle. Nulla di fatto, dunque, e la Dakar che poteva finire a San Miguel de Tucuman riparte della giornata di riposo argentina perfettamente aperta ed accesa.

Tutti gli italiani partiti ieri sono al bivacco di San Miguel. Le due auto dei fratelli Cinotto, i cinque Camion capitanati da Miki Biasion, Camelia Liparoti con il suo Quad e i sette magnifici motociclisti italiani

Le moto

Un poco di ordine anche nella classifica generale della moto, per il momento con un solo piccolo ritocco, l’attribuzione dei quindici minuti di penalità per i cambio del motore a Cyril Despres, che scende quindi in sesta posizione alle spalle di Olivier Pain, l’ex leader ora quinto a 16 minuti dal nuovo capoclassifica, l’encomiabile David Casteu che sta facendo una gara perfetta. Se, però, i concorrenti davanti, nell’ordine Casteu, Faria, Lopez e Pain, cambieranno a loro volta il propulsore nel corso della giornata di riposo, cosa scontata ancor più che prevedibile, Despres tornerà virtualmente al secondo posto. Ma questo fa già part della seconda parte della Dakar che si riposa, poco, a San Miguel de Tucuman.

Gli Italiani

Aggiornamento flash, tutti gli italiani partiti ieri sono al bivacco di San Miguel. Le due auto dei fratelli Cinotto, i cinque Camion capitanati da Miki Biasion, Camelia Liparoti con il suo Quad e i sette magnifici motociclisti italiani.
 

Classifiche

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