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Deserto di Kalahari, Algeria, 31 Marzo 2019. È uno di quei pruriti che ci accompagnano dalla fine della Dakar vinta da Nasser Al-Attiyah, prima vittoria di Toyota. Insieme a Mathieu Baumel e a bordo della Hilux ulteriormente affinata, Al-Attiyah ha ottenuto la terza vittoria personale e, non era ancora sceso dal podio di Lima, è stato il primo a gettare benzina sul fuoco invitando pubblicamente il Campione del Mondo di Formula 1 Fernando Alonso ad accompagnarlo nell’Avventura dell’anno prossimo.
Il Team Gazoo Racing e Toyota Sud Africa si sono messi subito al lavoro, e preparato il test in un paio di mesi appena. La gloriosa Toyota Hilux è rientrata dalla tournée mondiale di celebrazione, ha partecipato ai più importanti eventi espositivi e a rare occasioni espressamente dedicate. Il Team sudafricano ha fatto il “tagliando” alla “Belva”, e i burocrati della comunicazione di Toyota e del Gazoo Racing hanno completato le operazioni di relazione e logistiche. Morale, il 26 Marzo Fernando Alonso prendeva un aereo e atterrava in Sud Africa. Nei due giorni successivi, ospite Glynn Hall, Team Principal di Toyota Gazoo Racing South Africa, il Pilota spagnolo e il Team si spostavano nel Deserto del Kalahari e partecipavano al più speciale dei test post (o pre?) Dakar. Mentre Al-Attyah era impegnato nei Rally del Middle East e nella preparazione del suo primo Rally in SSV, Fernando Alonso, sotto la guida di Giniel de Villiers, a sua volta due volte della Dakar e pilastro della formazione Gazoo Racing Team, ha mosso i primi passi in quella che sembra essere molto più che una promettente, ma eccentrica, avventura del volante.
L’eclettico e talentuoso Campione del Mondo, attuale leader del World Endurance Championship (Mondiale WEC) con la Toyota TS050 e l’Equipaggio di cui fanno parte anche Sébastien Buemi e Kazuki Nakajima, è salito sulla Macchina vincitrice della Dakar per una due giorni di test piuttosto istruttivi insieme al “mentore” Ginel De Villiers. Dapprima molto circospetto e prudente, man mano che si susseguivano i giri sui due circuiti preposto all’evento, circa 8 e 17 chilometri sulle piste prevalentemente sabbiose del Kalahari, il fuoriclasse spagnolo si è pian piano impadronito della tecnica necessaria per “sopravvivere” alla violenza delle piste desertiche.
Alonso si è di chiarato soddisfatto del test e del comportamento della Macchina, soprattutto per le caratteristiche di velocità e frenata in tali “anomale” condizioni di terreno.
Questo ancora non vuol dire nulla, non significa che il Pilota spagnolo parteciperà alla prossima Dakar (di cui per inciso ancora non è stata ufficializzata l’ubicazione geografica). Certo, tutto era incominciato con un invito da parte di Nasser Al-Attiyah… Ora, conoscendo la voglia di Alonso di misurarsi in più ambienti della sua passione e con differenti tipi di Vettura, non resta che attendere pazientemente che il fenomeno stratosferico, ormai innescato, scenda… sulla terra e sulle piste del deserto.