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Pisco, Perù, 16 Gennaio 2018. L’incidente più brutto del penultimo giorno costringe Stephane Peterhansel al ritiro, e il Navigatore David Castera… all’ospedale.Un’insaccata violenta, e inizialmente si teme qualcosa di serio. Dalla clinica di Ima, invece, arriva la rassicurante notizia. È solo una brutta botta, dolorosa, ma Castera se la caverà con un po’ di riposo e attenzione. Bene. E male la Dakar di esordio del Fuoriclasse francese tra le file del Team X Raid. Il Buggy Mini John Cooper Works mostra, come si poteva temere all’inizio, di non essere sufficientemente collaudato, ma d’altra parte il processo di sviluppo e di affinamento richiede i suoi tempi e le sue esperienze.
E comunque tutto questo è stato “denunciato” sin dall’inizio. Non c’è da stupirsi né poteva andare diversamente, quindi rallegriamoci del fatto che il brutto incidente occorso a “Peter” non abbia avuto conseguenze gravi.
La penultima Tappa della 41ma Dakar si compone di una trasferiento iniziale e finale per e da Ica, e una Speciale di 313 chilometri con partenza in linea. Ovvero per “onde” di concorrenti. La formula presenta un grande vantaggio per lo spettacolo ma, soprattutto nelle battute finali del Rally, elimina ogni più remota possibilità di strategia. Diventa una “passeggiata” di transizione, dura, impegnativa, ma niente di più dal punto di vista agonistico, che viene traslato direttamente alla Prova fonale del Rally.
La Gara delle Auto è ormai fissata. Perché Al Attiyah non conquisti la sua terza vittoria personale, che coincide con il primo successo di Toyota, deve succedere qualcosa di davvero grosso. E anche profondamente ingiusto. Al Attiyah ha un’ora di vantaggio su Nani Roma, il formidabile Roma che ha riscattato la cenerentola Mini 4 ruote motrici con una performance straordinaria, e due su Sébastien Loeb, che con la Peugeot 3008 DKR privata, Team PH-Sport, era ancora in lizza per un posto sul podio con una legittima aspirazione verso la piazza d’onore, ma che in presenza del succitato ritiro di Peterhansel viene drasticamente meno.
La partenza in linea sulle dune alla periferia di Ica ha messo in risalto la voglia instancabile di Dakar. Come dicevamo poco fa, non c’era niente da dire o da cambiare, eppure quasi tutti hanno accondisceso alla scarica di adrenalina del confronto al cancelletto. Entusiasmante la partenza delle Moto, molto meno quella delle Auto, in verità, quasi goffe e che hanno bisogno di un lungo lancio prima di esprimere tutte le potenzialità di prestazioni.
Tre le “disgrazie” del giorno, perché alla Dakar è assioma che non si finisca mai con le sorprese e i colpi di scena. Sul finale della Tappa, pur non forzando, Peterhansel cade in una trappola e sbatte violentemente dopo il salto di una duna con la Mini John Cooper Works, il Buggy con il quale aveva ottenuto due successi parziali e che era in lizza per un posto sul podio finale di Lima. Nell’urto ad avere la peggio è il Navigatore, David Castera, che accusa dolori fortissimi e che convince il Pilota che la migliore soluzione è il ritiro.
Nel finale cappotta anche Despres, che tuttavia rimette infretta la sua Mini sulla pista, e rallenta vistosamente anche Sébastien Loeb, con un problema di trasmissioneche lo costringe a due soste prolungate.
A 16 chilometri dalla fine della Speciale, tuttavia, al centro del “Dramma” c’è Adrien Van Beveren. Il francese della Yamaha, che era costretto a spingere forte per rimediare alla brutta giornata di due tappe prima, manda arrosto il motore della sua Moto e deve dare addio a una Gara che poteva senz’altro essere più prodiga di soddisfazioni.
E veniamo al dunque, al sospeso che si proietta direttamente nell’ultima Tappa del Dakar e vale un duello inaspettato e… spietato pur in presenza di due Campioni che sono amici e che corrono, livree e colori a parte, per la stessa causa. Pablo Quintanilla contro Toby Price. Il cileno di Husqvarna contro l’australiano di KTM. Il Campione del Mondo Cross Country Rally contro il vincitore della Dakar 2016.
L’incontro di cartello della 41a Dakar si avventura nel racconto senza elementi di valutazione concreti che possano far pendere verso una o l’altra delle soluzioni. Forse la più grande differenza tra i duellanti è lo stato disalute. Quintanilla è in forma smagliante, e l’attacco terrificante portato nella San Juan de Marcona-Pisco, dimostra che il cileno possiede un margine di sicurezza che può portarlo oltre il limite “noto” del Rally. All’altro lato del “quadrato” c’è Toby Price, che è partito per questa Dakar in condizioni menomate per un’operazione al polso che data della vigilia della Corsa. Ciononostante Price ha tenuto duro sin dall’inizio, e pur resistendo al dolore crescente è stato capace di impostare la sua corsa sulla continuità. Certamente non è nelle condizioni di forzare all’infinito, ma è anche il tipo di Campione refrattario alle difficoltà.
Il duello è bellissimo, e avrà per teatro gli ultimi 111 chilometri dell’ultima Speciale. Sabbia, rocce e ancorasabbia, con navigazione e fuoripista. Si parte in ordineinverso di classifica, prima Quintanilla, dunque, e poi Price. “Quintafondo” dovrà cercare in tutti i modi di scappare, Price di mettergli il sale sulla coda. Un minuto la differenza da colmare. Teoricamente Price è in vantaggio, nella pratica abbiamo già visto troppe volte, in questa Dakar, che la logica di un sacco di avvenimenti si guarda bene dal seguire la linea teorica. Il bello delle Competizioni, il magnifico di questa Corsa senza fine.
Dakar 2019 presentata da Bardahl