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San Juan de Marcona, Perù, 14 Gennaio 2018. La settima tappa è il primo “anello” della Dakar 2019. Nebbia, e la partenza delle Moto è rimandata di mezz’ora. Poi la “neblina”, e il convoglio delle due ruote viene fermato al CP1 per un’altra mezz’ora. Siamo già agitati, qualsiasi alterazione del corso del programma provoca un innalzamento della tensione. Figuriamoci i Piloti, che, dopo la lunga tappa 6, devono affrontare i 323 chilometri di un’altra Tappa di sabbia e di dune, ma anche di piste “rotte” di montagna, fiumi di… sassi e, guarda un po’, fesh-fesh, navigazione e caldo. La Speciale si snoda nell’area a Sud di Nazca, nel deserto di Marcona. La partenza e l’arrivo sono praticamente coincidenti nell’area mineraria di San Juan lambita dal Pacifico. Giornata bellissima. E tremenda.
Finalmente la vicenda agonistica si distende ed espone i suoi temi del giorno. Ci si aspetta una cosa, un certo sviluppo, siamo sinceri. E invece succede altro, molto altro e il contrario. Ci si attende, per esempio, che Quintanilla difenda la posizione conquistata alla vigilia con la vittoria della Tappa che veniva da Arequipa. Si può star certi che il risultato maturato al ritorno a San Juan de Marcona ha aperto la fase cruciale di un duello tutto sudamericano, tra il Campione cileno e l’argentino Kevin Benavides. Così è. Ma non è solo questo e non finirà come poteva essere del tutto logico. Anzi, sarà un finale illogico, cioè… tipicamente “dakariano”. “Quintafondo” e Benavides si controllano a vista, ma alla fine si perdono entrambi nella risoluzione di un waypoint attorno al chilometro 250. Rimarranno indietro, venti minuti dopo il vincitore di Tappa compromettendo forse definitivamente l’eccellente gara sin qui disputata. Forse.
Certo. È il contesto in cui matura l’eccellente riscossa di Ricky Brabec, che torna in testa e si isola nel ruolo di attaccante del Team Honda. Atteso e sorprendente, Brabec partiva indietro, dalla sesta posizione, e svolge con precisione il compito di riprendersi la posizione lasciata a Quintanilla il giorno prima. In ogni caso stupisce per l’autorità con cui gestisce la propria strategia. Gli avversari adesso gli riconoscono un’andatura potente e sicura, con cui alterna strappi velocissimi a tratti estremamente prudenti. Nella circostanza non è veloce come Sam Sunderland, che partiva ancora più indietro e che era obbligato a rischiare per cercare di rientrare in gioco dopo il problema del giorno prima, freno posteriore, ma perfettamente controllato alle sue spalle. Sunderland vince la Speciale, ed è il primo Pilota che, in questa strana e complessa Dakar, riesce a vincere due volte. Alle sue spalle il giovane, piccolo e sornione Cornejo, nuova leva del Team, e subito dietro Brabec, che concede sei minuti e mezzo al britannico ma torna al comando del Rally.
L’effetto delle due vicende appena descritte ha il potere di stravolgere ancora una volta la classifica generale, che si proietta su un piano di incredibile fragilità a tre Tappe della fine del Rally. Brabec torna in testa, ora con la certezza di un vantaggio concreto in termini di consistenza e di posizione, e il passo falso di Quintanilla e Benavides consente a Sunderland di rientrare in gioco, peccato quei due minuti di penalità per eccesso di velocità, promuove ancora una volta la resistenza di Toby Price che non ne può più dal dolore al polso destro ma non mollerà mai, e rilancia senza mezzi termini le azioni di Adrien Van Beveren, adesso al secondo posto nella classifica generale. Il francese fuoriclasse della sabbia è di nuovo in gioco, e uno dei pochi perfettamente “integro” dal punto di vista fisico.
Meno “drammatica” la Tappa delle Auto, ma non per questo meno teatrale. I colpi di scena si consumano anche in questo ambito, talora ininfluenti, come nel caso di Peterhansel, altre volte determinanti, ed è il caso di Loeb. Il tredici volte vincitore della Corsa, non a caso detto “Monsieur Dakar”, va a vincere la sua seconda Speciale in questa edizione, ma non prima di aver rischiato grosso per un salto un po’ troppo, e non solo, spettacolare. Non succede nulla, per fortuna, ma il brivido che scorre lungo la schiena di “Peter” e che irrigidisce per un lungo momento il Navigatore-per-una-volta David Castera è autentico.
Un’altra Tappa eccellente di Nani Roma e sorprendentemente deludente per Sébastien Loeb. Il catalano sta portando avanti una Gara che vogliamo definire eccezionale. Psicologicamente “declassato” quando i tre nuovi Buggy Mini sono stati assegnati in blocco all’ex Dream Team Peugeot, Sainz, Peterhansel, Despres, Nani si è trovato nella strana situazione di riprendere in mano lo sviluppo della Mini 4x4, una Macchina nella quale ha sempre creduto e che ha sempre preferito puntando sulla sua leggendaria affidabilità. Consapevole che il percorso di questa Dakar poteva facilmente essere favorevole ai buggy della nuova era, Roma si è affidato alla continuità. Il secondo posto ottenuto nella settima tappa lo dimostra, e il terzo nella Generale lo certifica in modo inequivocabile. Tutto questo in un contesto umano che premia la personalità del Bi-Campeon. Da un paio di Tappe, infatti, il suo Navigatore, Alex Haro, corre con due costole incrinate. Un dolore che sale nel corso della tappa nel “frullatore” della Macchina da Corsa, e che Nani ha eletto a priorità assoluta. Ogni mezz’ora Nani sbircia l’espressione di Alex, che se glielo chiedi ti risponde che non potrebbe stare meglio. Qualora Nani dovesse accorgersi che Alex sta veramente male, lo ha giurato a se stesso, si fermerà, tirerà il freno a mano e tornerà a casa. Intanto è a podio con la “vecchia”, fortissima Mini.
Loeb è la vittima sacrificale dell’imprevisto “drammatico” del giorno. All’origine del ritardo di quasi mezz’ora che il Fuoriclasse del WRC accumula al termine della Tappa, c’è un connettore elettrico che non svolge compitamente il suo lavoro. Va bene, ben difficilmente Loeb poteva aspirare al successo finale essendo già stato vittima della questione “Navigazione Grauita” che ha fatto il giro del Mondo e su cui non vale la pena tornare. Questo non toglie a Lieb il diritto alla contrarietà.
Il contesto generale, in verità, non è così “drammatico”. Trattiamo in questa maniera eventi che, in realtà, sono resi marginali allo sviluppo della vicenda agonistica centrale e che mettono sempre meglio a fuoco la leziosa autorità con la quale Nasser Al Attiya si sta concedendo al tris personale. Il 5000 V8 urla potenza e velocità spettacolari anche in presenza del “limitatore” che il Principe del Qatar ha attivato sulla Gara del secolo di Toyota, l’Hilux del Team Gazoo Racing si avvicina, ogni giorno di più, non più forzando ma mantenendo importante e sostanziale il vantaggio sulla cordata di impotenti inseguitori.
Anche al termine di una giornata non facile per Al Attiyah, lo stop di Loeb lo ha costretto a battere la pista per primo quasi subito, siamo sempre sul confine della mezzora di vantaggio, ora su uno ora sull’altro dei pretendenti al posto di prestigio che resta disponibile… sul podio. Ieri era toccato a Loeb, oggi a Peterhansel, domani potrebbe toccare a Roma. Tre Macchine sostanzialmente diverse, due Marche, una sola, Toyota, sul filo di un passo storico di partecipazione alla Dakar.
Side by Side. Un’altra storia. Il tema centrale si inquadra nel duello tra due ex motociclisti e ex compagni di Squadra, Francisco “Chaleco” Lopez e Gerard Farres. “Chaleco” rischia di vincere nonostante un incidente che poteva essere fatale al suo CanAn, e così poteva essere per Farres fino a che l’Organizzazione non gli ha messo i bastoni tra le ruote, o fino al momento in cui è rimasto due ore a cercare di tirare fuori la sua “Macchinina”.
Italiani. Un incoraggiamento a Mirko Pavan per aiutarlo a essere meno incredulo. Ce la sta facendo alla grande, alla sua prima esperienza. Un telaietto rotto, alle “malles” Original, è roba da ridere. Minelli è un osso duro, e Gerini ha già superato il suo momento critico. Avanti tutta. Anche te, Bionda (ci riferiamo a Camelia Liparoti, e a voi Camionisti (Bellina-Minelli-Gotti). Si riprende con la Super Ica, la super speciale che porta la carovana da San Juan de Marcona a Pisco con l’ultima delle trovate pubblicitarie della Dakar. La partenza “mista” Moto, Auto e Camion.
Piero Batini – Mr. Franco