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Arequipa, Perù, 11 Gennaio 2018. Ammettiamolo. Al-Attiyah e Toyota hanno la Dakar in pugno. Al-Attiyah deve guardarsi, come molti e da sempre alla Dakar, da Peterhansel, però il fuoriclasse francese è in ritardo, ben 24 minuti. È un duello per modo di dire, c’è troppa differenza. Giorno per giorno, nel quotidiano della Dakar ci sono più analogie e vicinanze tra le gare di Al-Attiyah e di Loeb. La gara di Al-Attiyah assomiglia molto a quella di Loeb. La grande differenza percepibile è che il francese non ha niente da perdere e può dedicarsi alla bellezza della sua guida assoluta, mentre il Principe del Qatar ha in questo momento poco da guadagnare e tutto da perdere se solo si concede a un altro errore. Loeb e Al-Attiyah finiscono per assomigliarsi, se non fisicamente almeno per la bellissima caratterizzazione che hanno portato in questa Dakar. Vediamo di quali elementi si compone.
Entrambi non hanno mai nascosto l’unico obiettivo possibile della loro campagna: vincere. Tutti e due portano in dote caratteristiche di bravura che ne fanno degli idoli. Loeb guida bene su qualsiasi superficie e, ormai possiamo dirlo, su qualsiasi tipologia di Vettura. Ha il suo tallone d’Achille nella guida sulle dune. Al-Attiyah compensa una certa “normalità” nella guida sui terreni duri e accidentati con il livello dell’eccellenza del suo modo di condurre sulle dune. Il suo rendimento su questo tipo di terreno è spaventosamente alto. Non è un caso né una stranezza, d’accordo, Nasser è nato sulle dune, ma pur sempre un fatto visto che ancora ce lo ricordiamo quando muoveva i primi passi con una BMW e già si faceva notare per come volava.
Al-Attiyah e Loeb sono diversamente… simili anche per le caratteristiche di comportamento che i due Assi estraggono dalle rispettive Auto. Loeb sceglie la Macchina che ha dominato le ultime tre edizioni della Dakar, Al-Attiyah persevera nella fiducia nella Toyota che ha vinto tutto nei Rally-Raid… tranne la Dakar. Loeb fa fare alla Peugeot a due ruote motrici cose per cui non è nata. Ne sfrutta la coppia del 3 litri V6 turbocompresso per farla correre come una WRC sul duro e “piallare” dune e dossi sull’inerzia della sua leggerezza.
Al-Attiyah e Toyota hanno fatto della Hilux un challenger vincente su ogni tipo di terreno, pronto tuttavia a fare una differenza enorme sui “sabbioni” dove il Principe è a casa sua. Istintivamente è difficile credere che una 4x4 permanente spinta dallo spaventoso V8 aspirato a benzina possa competere con le doti di agilità dei buggy. Eppure dovreste vedere con che grinta la Toyota si mangia i terreni più molli e le dune, come riesce a ripartire dalle situazioni più delicate e con che “rabbia” prende a mantiene la velocità su qualsiasi terreno. La Peugeot è stata disegnata da un ingegnere che ha vinto a Le Mans e ha portato alla Dakar una supremazia basata anche su un preciso momento regolamentare del Rally. La Toyota Hilux, liberamente ispirata a filosofie e credo del tutto personali, è riuscita a far convergere in una Macchina cresciuta per la Dakar le esperienze più forti e varie dello spirito Gazoo Racing. Livelli altissimi per entrambi.
Immaginiamo per un momento una situazione diversa, ma non così fantascientifica, da quella attuale alla giornata di riposo della Dakar 2018.
Fermo restando che Joan “Nani” Roma ha riscattato completamente la fiducia che sembrava persa nella 4 ruote motrici di Mini, il duello per la vittoria della 100% Perù è quello tra Nasser Al Attyah con la Toyota Hilux e Stephane Peterhansel con la Mini Buggy. Ma, come dicevamo all’inizio, 24 minuti di vantaggio cancellano il motivo del duello e lo riportano sul piano di un confronto già orientato.
Immaginiamo che domani il gran giurì o un qualche tribunale restituiscano a Loeb i 40 minuti persi nella terza tappa.
Al-Attiyah e Loeb sarebbero alla pari in testa.
Che magnifico duello ci siamo persi!
Piero Batini – Mr. Franco
Dakar 2019 presentata da Bardahl