Dakar ‘18. La Paura fa 10 (minuti)!

Dakar ‘18. La Paura fa 10 (minuti)!
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Annunciata, o forse suggerita da un reclamo, è arrivata la penalità a Sainz, riconducibile a una sorta di mancato soccorso e inglobata in un comportamento anti sportivo e contrario allo spirito della Dakar. Ma…
16 gennaio 2018

Salta, 15 Gennaio. Mentre la Dakar va in sospensione per l’annullamento “tattico” della Tupiza-Salta, e il Battaglione rallenta per far riposare i cavalli, la fiaccola della Corsa resta accesa come è accaduto altre volte, una fiammella sotto il pentolone di una questione giudiziaria. Carlos Sainz emerge dai social come investitore del Quad dell’olandese Kees Koolen. Luogo del delitto, il KM 184 della settima Speciale. L’oggetto carissimo al Social, e di conseguenza al prurito da scandalo sportivo, è che la “vittima” sarebbe il cofondatore di Booking.com. Questo non so e non mi prendo nemmeno la pena di andare a verificare. Obiezione signor giudice, il suggerimento non è pertinente. Se uno si fa male, non è che il lavoro incide sulla quantità dello star bene o male fisicamente in funzione dell’intervento di un evento.

Resto fermo sul fatto certo, la punizione. Sainz è stato giudicato per direttissima (un giorno) dal tribunale sportivo della Dakar, autonomia di giudizio per definizione super partes, e punito con una penalità in tempo di dieci minuti. Il suo vantaggio nella generale provvisoria scende da un’ora e sei a cinquantasei minuti. Kees Koolen ha concluso la settima tappa al 12° posto, la successiva al 10° e a Salta occupa l’ottavo posto della classifica generale dei Quad. Quanto basta per provare che è vivo, dunque che si discute aristotelicamente di qualità e di quantità.

Bruno Famin, Direttore del Team Peugeot Total ha risposto alla notizia del reclamo indicando che c’è già l’appello. Aggiunge che non capisce la decisione, o meglio che la trova incomprensibile, che è frutto di una parola contro l’altra, che per quanto ne sa non c’è stato contatto, che se ci fosse stato il Pilota del Quad potrebbe anche non essere in giro a raccontarlo e che, infine, c’è una bella differenza tra trovarsi in testa con cinquantasei minuti di vantaggio in luogo di un’ora e sei. Sotto il profilo formale, Famin ricorda che se quei dieci minuti dovessero influire sulla classifica finale, la Dakar 2018 sabato prossimo a Cordoba non avrebbe un vincitore ma solo un risultato sub judice.

Koolen è l’accusatore, Sainz si difende riferendo – sintetizziamo -  che se ci fosse stato contatto si sarebbe fermato. Dunque che non c’è stato contatto. Ergo nemmeno l’investimento, fulcro del contendere.

Devo confessare che non mi trovavo sul luogo del delitto. A quell’ora sono sempre al bar. Quindi non sono testimone. Non posso giudicare né la qualità né la quantità dell’evento ma, dal bar, solo la qualità delle conseguenze in funzione della quantità dei provvedimenti (miiiiii!).

Intanto nulla di grave, per fortuna ed è quello che conta.

Poi tutto diventa tremendamente soggettivo e, seduti comodamente al bar, si può scatenare un dibattito infinito.

Io credo che il contatto non ci sia stato, o che se c’è stato è di quelli per cui metà degli eventi motoristici dovrebbero esse aboliti. Credo a quello che dice Sainz, perché lo ritengo un galantuomo che non si vende per dieci… minuti. Credo che la faccenda suoni montatura da troppi punti di vista, con il solo obiettivo di dare un seguito al racconto della Dakar (e infatti sono qui a scriverne) anche in una giornata di nulla di fatto. Credo anche che Famin abbia abbondantemente esagerato, prima di tutto dando tanta importanza all’importo della sanzione, i famosi dieci minuti, e poi suggerendo inopportunamente che se ci fosse stato il contatto… come dire che una licenza di uccidere alla Dakar costerebbe solo dieci denari… oops, 10 minuti.

Non capisco invece i giudici. Un comportamento antisportivo è una ragione di qualità, dunque si dovrebbe giudicare con gli estremi, a seconda delle circostanze, di un ammonimento o di una squalifica, e non si dovrebbero perdere nemmeno dieci minuti per sanzionarne altrettanti. Se poi si chiama in causa il fatto che Sainz sarebbe “recidivo”, vuol dire che si riconosce di essere arrivati in ritardo l’altra volta o che il capo specifico di imputazione vale ancora meno dei dieci minuti.

Per concludere, o meglio per non farla tanto lunga, credo che si sia fatto molto baccano per nulla, che Carlos Sainz continuerà il Rally fino a vincerlo e che Kees Koolen continuerà la sua Gara senza rimorsi o rimpianti.

Il dibattito è aperto, ma sono convinto che l’innesco di tutto sia stato un grande spavento, solo un po’ più gerosso dei mille di tutti i giorni della Dakar.

La paura che fa… dieci!

 

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