Dakar ‘18. Il Grande Anello di Pisco favorevole alle Peugeot e a Joan Barreda (Honda)

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Dakar rimessa in gioco dopo il pirotecnico “show” iniziale. Peugeot si impone con una tripletta, Despres, Peterhansel, Loeb, il Pilota Honda ritrova tutta la sua competitività. Primi colpi di scena
8 gennaio 2018

Pisco, 7 Gennaio. Mai fidarsi delle apparenze. Il “vestito” della prima Tappa della Dakar, troppo corta, stava comunque stretto alla Maratona per definizione, ed è bastato l’innesco della seconda per far sì che l’impegno, ancora tutto da decifrare, potesse essere letto nella sua lingua originale.

I fatti salienti della Gara delle Auto ruotano attorno alla potente, ma non nuova, affermazione di Peugeot, che nella migliore tradizione ha inserito tre delle quattro Macchine schierate ufficialmente ai primi tre posti della tappa, e di conseguenza “movimentato” decisamente anche la prima generale composita, e provvisoria, del Rally.

I fatti salienti della Gara delle Auto ruotano attorno alla potente, ma non nuova, affermazione di Peugeot, che nella migliore tradizione ha inserito tre delle quattro Macchine schierate ufficialmente ai primi tre posti della tappa

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Il contraltare è un deciso ridimensionamento dei valori espressi dagli avversari dei francesi al termine della prima Tappa. Al Attiyah e Mathieu Baumel sono quasi scomparsi dal palcoscenico dal quale erano stati acclamati protagonisti durante e al termine della spettacolare prima “Specialina”. Le cause della sconfitta del giorno sono più di una, ma anche tutte insieme non bastano ad “assolvere” il Principe del Qatar. Capisco il malore accusato dal Navigatore sin dalle prime battute della lunga e agorafobica Speciale, quasi interamente in fuori pista tra le dune. Far ballare gli occhi tra le pagine del road book e l’oceano di onde di sabbia davanti al parabrezza non è uno scherzo, d’accordo. Invece, continuo a non capire la necessità di stravincere una speciale di pochi minuti per pochi mettere in frigo che pochi secondi di vantaggio. I 270 chilometri di inferno della seconda Tappa, insomma, invece di esaltare la nuova, ammiratissima Hilux, hanno invece riportato le Toyota ormai semi-ufficiali con i piedi per terra. Al Attiyah è solo ottavo e, leadership restituita subito a Peugeot, il migliore Pilota Toyota è ancora una volta l’equilibrato Giniel De Villiers, quarto a Pisco e terzo in generale.

Complessivamente è andata ancora peggio alle Mini, sfortunatamente autentiche divoratrici di colpi di scena. Bryce Menzies ha semi-distrutto la sua Mini all’inizio della Speciale, poco più avanti quelle di Yazeed Al Rajhi e Boris Garafulic si sono fermate in un incrocio pericoloso, e lo stesso Joan “Nani” Roma è rimasto fermo un paio di volte, per un insabbiamento e una “botta”, e accumulato alla fine una ventina di minuti prima di riuscire a riprendere la strada del traguardo di Tappa. A tenere in ballo le Macchine di Sven Quandt sono rimasti, al momento, l’argentino Orlando Terranova, quinto, e l’encomiabile Mikko Hirvonen, che è sesto assoluto con il nuovo Buggy Mini.

Possibile inversione di tendenza anche nella Gara delle Moto, con le KTM in stato di attesa, le Honda in ripresa di quotazione e le Yamaha sempre lì a fare da ago della bilancia. Proprio da queste è interessante iniziare, ovvero dalla ottima prestazione globale dei franco-nipponici, che mettono insieme velocità e saggezza facendo di una presenza senza clamori nell’élite della Corsa la loro arma migliore. Risultato: Adrien Van Beveren è secondo assoluto, Xavier De Soultrait sesto e il neo-acquisto Franco Caimi ottavo. L’inversione di tendenza riporta invece in alto Joan Barreda e Honda. Il catalano, che ricordiamo non è ancora perfettamente recuperato dall’infortunio al polso, soffre un poco, comunque meno del previsto sulla sabbia, ritrova tutta la velocità e va a vincere con un vantaggio alla sua maniera, tre minuti a uno che lento non è come Van Beveren. Nella Dakar dei velocisti, soffrono Sunderland, che scende addirittura al quarto posto rallentato anche lui dal fatto di dover aprire la pista, e Toby Price.

Salgono, invece, o restano lì Mathias Walkner, Pablo Quintanilla, non in gran forma per un virus intestinale, Kevin Benavides. Insomma, l’”indizio” è che si possa assistere a una delle più belle battaglie, almeno nella Gara delle Moto, dai tempi dei duelli leggendari tra Marc Coma e Cyril Despres, capolavori agonistici di non troppo tempo fa ma che appartengono ormai a una precedente generazione di Assi. Gli Assi di oggi dimostrano di essere più “nervosi”, dipendono molto dagli umori della giornata e dalla stabilità della fortuna. Non bisogna lasciarsi trarre in inganno, quello che manca loro è solo un poco di esperienza, quella componente difficilissima da distillare e che solo a un certo punto diventa l’arma letale del Campione. C’è chi ci si avvicina più velocemente, tipi come Quintanilla che non ha caso è due volte Campione del Mondo, e chi fa più fatica, proprio come Barreda, che in ormai tanti anni di “velocità” non ha ancora messo in cascina una Dakar. Questo per dire, sollecitando l’esempio della prima, seppure cortissima Tappa, che il catalano è salito in testa alla corsa partendo per una volta da un diverso approccio, certamente più redditizio.

Molto calmi gli italiani sino a questo momento, ma non è un’”accusa”, anzi un complimento. Botturi e Cerutti, le nostre “armi” più evidenti, stazionano fuori dalle sabbie mobili della bagarre di testa per mettere meglio a punto le loro strategie, rispettivamente attorno al 30° e 40° posto

Molto calmi gli italiani sino a questo momento, ma non è un’”accusa”, anzi un complimento. Botturi e Cerutti, le nostre “armi” più evidenti, stazionano fuori dalle sabbie mobili della bagarre di testa per mettere meglio a punto le loro strategie, rispettivamente attorno al 30° e 40° posto. Ma attenzione, agli italiani. Ne arriva uno che sa il fatto suo. Armato del Buggy 2WD (nome senza dubbio non troppo originale) Eugenio Amos e Sébastien Delaunay scivolano sulle dune della prima parte di questa Dakar con molta prudenza ma con grande efficacia. La loro “macchinina” è già nei quindici.

Beh, è già successo molto, i primi rovesciamenti di fronte, i primi colpi di scena. Il livello è altissimo e l’incertezza è del tipo infiammante, entusiasmante. Solo 12 giorni alla fine!

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