Dakar ‘18. Decimo Cielo: Il Viaggio - Quarta puntata

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Mr. Franco, una Peugeot 3008 “Campione in carica”, tre Paesi da scoprire sulle tracce (e fuori pista) della Dakar. È l’Avventura “parallela”, viaggio sensazionale accanto a una Dakar Perù-Bolivia-Argentina eccellente. L’ultima di Marc Coma Organizzatore
19 aprile 2018

4- Pisco, 6 Gennaio. Finalmente parte la Corsa. La quarantesima Dakar Perù-Bolivia-Argentina. Tappa a Pisco. Chissà perché, il nome ci dice immediatamente qualcosa, anche se la storia andrebbe letta nella direzione inversa! Pisco, l’acquavite nata in quella Città, limone, zucchero, ghiaccio. Una frullatina con un po’ di chiaro d’uovo, due gocce di Amargo Chuncho Bitter e siete al cospetto del drink nazionale più… internazionale del Perù. Ci piace divagare, io preferisco la versione cilena, che fa a meno dell’uovo e delle gocce, e va giù come un’assoluzione!

Lima ha salutato il Rally, la Città travolta dall’euforia per la “Carrera”. Prima ancora, l’ultimo pomeriggio metropolitano, siamo andati a vedere in azione per la prima volta le 3008 DKR Maxi, ultima declinazione delle Peugeot da Corsa per il Deserto, all’autodromo di La Chutana, una cinquantina di chilometri a Sud di Lima. Le Peugeot dominano la scena del Rally da due edizioni e partono nettamente favorite. C’è un po’ di eccitazione, tuttavia, sono tempi in cui si mormora, si dice, si urla che Mini e Toyota siano corse ai ripari, che dopo aver sonnecchiato snobbando le Macchine francesi al debutto un anno prima, e continuato a sottovalutarle anche dopo la prima vittoria, siano corse ai ripari e finalmente pronte con le rispettive armi della riscossa, della vendetta. Riflettendo con più calma, però, è evidente che entrambe le Fabbriche hanno lasciato passare troppo tempo nell’inerzia di un’eccessiva sicurezza nei propri mezzi, in una sorta di paralizzante incredulità che ha consentito al francesi di liquidarle quasi “sommariamente”.

Il Generale Bruno Famin non si lascia impressionare, e saluta lo schieramento di una prima linea l’impressionante. È l’Armata Peugeot, forte di un’astronave che non riesce a decollare oltre i pochi metri di un salto, e di 4 leggende del Motorsport: Stephane Peterhansel, Carlos Sainz, Sébastien Loeb e Cyril Despres

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Tanta propaganda di sviluppo sa un po’ di forzatura, di messaggio subliminale, e batte strade impervie e improbabili. Niente buggy, sia Mini che Toyota avevano i loro “studi”, bensì le rispettive 4x4 “ameliorées”. Il Generale Bruno Famin non si lascia impressionare, e saluta lo schieramento di una prima linea l’impressionante. È l’Armata Peugeot, forte di un’astronave che non riesce a decollare oltre i pochi metri di un salto, e di 4 leggende del Motorsport: Stephane Peterhansel, Carlos Sainz, Sébastien Loeb e Cyril Despres. Insieme, i “Killer” di Peugeot presentano un curriculum di venti Dakar, due dozzine di Titoli Mondiali o di similare importanza, e un bottino “quotidiano” di quasi 150 Prove Speciali di Dakar vinte. Una formazione così forte non è mai esistita! È come i Cosmos del Calcio, i Globetrotter del Basket, l’Albino Leffe del Calcio dei Davide contro Golia, insomma un insieme la cui forza sta su un altro livello, un quanto insuperabile. È l’ultimo, piccolo show/test delle Macchine, passaggio in rassegna e revisione della logistica, di raccoglimento mentale prima del via.

Per noi è più o meno lo stesso. Rientriamo, disfiamo e rifacciamo il bagaglio, carichiamo, scarichiamo e ricarichiamo tutto più volte, distribuendo le nostre cose per ordine di importanza operativa. Le Nikon per esempio più vicine e a portata di mano delle t-shirt, ma non delle carte stradali, e così strumenti e cartografie regionali, telefoni satellitari e altri ammennicoli indispensabili, per lo più sparsi sul cruscotto e sulle plance di comando della 3008. I sacchi a pelo, altro esempio, inutili per ora, giacciono in fondo alla Macchina sotto le ruote di scorta. La 3008, in assetto da “guerra” e le insegne della missione che occupano ogni lato, fa la sua figura. Il “kit” Dakar aggiunge un tono speciale al carattere del SUV Peugeot.

Rispetto alla gemella dell’anno precedente, la nostra 3008 ha pochissime varianti. L’abbiamo voluta così, identica. Abbiamo una Macchina senza il grande tetto panoramico di vetro, apribile, l’”acquario nel cielo” che era un che di chic e di confortevole, ma non un elemento essenziale. Stessa, solida e inesauribile meccanica, basata sul motore 2 litri Diesel sovralimentato nella versione da 150 CV e una coppia di quasi 400 Nm. Invece, abbiamo preteso di cambiare il set di ruote e pneumatici. Abbiamo i cerchi di acciaio in luogo di quelli in lega, e montiamo pneumatici “heavy duty”, meno ribassati e più robusti, i fianchi forti. Per sicurezza una ruota e due ruotini di scorta nel “baule”. L’obiettivo è non “soffrire” nel fuoristrada a causa della delicatezza dei cerchi e delle gomme stradali, e poter offrire entrambi alle performance di gommisti “naif” e delle piste del deserto sudamericano e dei salar.

Immaginate un cerchio in lega sotto i colpi di un piccone che cerca di “stallonare” il pneumatico, o una gomma sottile e ribassata sotto la sciabolate delle schegge di sasso degli sterrati velocissimi del deserto di pietra. Sono i motivi primordiali della nostra scelta. L’anno prima ci sono stati giorni in cui la macchina ha passato più tempo sul crick che sulle ruote. E noi più tempo con il cuore in gola, guidando come una piuma sui “ruotini”. Il risultato del nuovo ”assetto” è straordinario, sorprendente… consigliabile. Abbiamo bucato una sola volta in tutto il viaggio, un “machete” dimenticato per strada da qualcuno, e visto aumentare a dismisura il livello di confort sulle strade sconnesse o in fuoristrada. In buona sostanza abbiamo una Macchina forse un’idea troppo lussuosa per l’uso a cui è destinata, ma straordinariamente confortevole e efficace. L’avevamo già scoperta indistruttibile e la ritroviamo perfetta, addirittura esuberante, rassicurante. Prestazioni e comportamento eccellenti, velocità e grandissima coppia, consumo stupefacente. Capite perché è ancora 3008.

Da Lima a Pisco è una passeggiata, 250 chilometri di Panamericana lungo la costa del Pacifico, buona parte della quale occupata dalle attività periferiche della Metropoli e dalle stazioni balneari del limegni

Da Lima a Pisco è una passeggiata, 250 chilometri di Panamericana lungo la costa del Pacifico, buona parte della quale occupata dalle attività periferiche della Metropoli e dalle stazioni balneari del limegni. Il programma della Dakar, cento Auto, 190 Moto e 40 Camion, non si discosta dall’idea di un riscaldamento generale, e l’unica, inaugurale Prova Speciale è disputata su un anello tracciato tra le dune di Pozo Santo, pochi chilometri dal “bivacco” di Pisco. Vincono Sam Sunderland, che è il Campione in carica e rappresenta la sedicesima vittoria consecutiva di KTM, e Nasser Al Attiyah che si è aggiudicato le edizioni del 2011, con la Volkswagen, e del 2015, con la Mini e l’inseparabile navigatore Mathieu Baumel. Dopodiché con la Toyota ha vinto tutto, ma la sua formidabile serie di Coppa del Mondo si è infranta alla Dakar contro il muro delle Peugeot, “spudoratamente” vittoriose nel 2016 e 2017, in entrambi i casi con Stephane Peterhansel per una trasposizione evocativa perfettamente riuscita dell’epopea delle 205 e 405 Grand Raid dominatrici della scena di fine anni ‘80.

Immagini: Piero Batini – Nikon

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