Carlos Sainz: «La Dakar è la sfida totale»

Carlos Sainz: «La Dakar è la sfida totale»
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Pilota “purosangue”, Carlos Sainz ha già nel mirino la sua seconda Dakar. Che arrivi subito o più avanti, la sua strategia non cambia. Da quando la Peugeot 2008 DKR è scesa in campo, lo spagnolo ha vissuto accanto alla “Bestia” |<i> P. Batini</i>
27 novembre 2014

Parigi, 25 novembre. “Uno” che ha vinto due Campionati del Mondo WRC, e che ha già vinto la Dakar, non si presenta al via per ben figurare, per fare del suo meglio. Carlos Sainz ha già vinto tutto, ma evidentemente il fuoriclasse spagnolo non ritiene che il suo palmares sia completato. Altrimenti non avrebbe accettato una sfida così complessa e nuova. Pilota di enorme esperienza, e di eccezionale carattere, Sainz ha affrontato l’avventura Peugeot 2008 DKR sin dal primo giorno con il massimo impegno.

 

Ha partecipato a tutte le sessioni di test, vissuto, potremmo dire, con la tuta da gara addosso, partecipato allo sviluppo della nuova e rivoluzionaria Vettura dando fondo alle sue grandi risorse di collaudatore. È interessante notare che Sainz ha chiaramente in mente i termini del Progetto, che si affaccia su una base triennale e che presuppone un prolungato, e intenso, lavoro di sviluppo da sovrapporre alle ambizioni personali. Testa e cuore dedicati alla “causa”, in un personaggio che ispira il senso delle grandi sfide e del “sistema” per vincerle.

 

La macchina è nuova e ha bisogno della massima attenzione. Tu sei un Vincente assoluto, e ti trovi adesso in una situazione senz’altro delicata. Giusto?

Carlos Sainz: «Intanto, l’attenzione. Alla Dakar, attenzione sempre! “Quella” va presa sempre con la massima attenzione. Se non fai attenzione alla Dakar è meglio che tu non la faccia, perché è una sfida così forte che non la puoi affrontare senza fare il massimo della circospezione. È la sfida totale, per la meccanica e per il fisico, per la durata e per la varietà di elementi in gioco. La parola attenzione deve essere sempre lì, presente».

peugeot 2008 dkr (1)
Carlos Sainz ha affrontato fin da subito l'avventura Peugeot 2008 DKR con il massimo impegno

 

Hai corso tanto, e vinto altrettanto. Adesso affronti una nuova avventura che, naturalmente, ha ancora molte incognite. Tra i componenti della Squadra, dai comunque l’impressione di essere il Pilota più motivato. È vero?

«Credo che sia un’attitudine, sono sempre stato molto motivato, ed essere con una Squadra ufficiale come Peugeot raddoppia la motivazione. Con una Casa come Peugeot, ti senti di dover essere sempre al massimo della carica, per fare e dare sempre il massimo. La Dakar, si fa o non si fa. Se si fa si deve farla bene, si devono rispettare le regole della preparazione, della strategia, del tempo. Purtroppo non si può fare una Dakar portandosi dentro dei dubbi, e per farla bene devi essere super motivato. Quello che è ovvio è che questa volta, anche se siamo con una Squadra ufficiale, siamo arrivati alla corsa con pochi test e con una macchina non sviluppata ancora sufficientemente. Ma questa è una cosa che non cambia l’approccio alla gara. Tu devi fare la gara per vincerla, io la faccio per vincere. Poi, se dopo due, tre, cinque giorni arrivano dei problemi, tu devi continuare allo stesso modo, soprattutto perché il Team, che non ha esperienza sulla Dakar, deve imparare. Peugeot ha dominato la Dakar molti anni fa, ma oggi non c’è nessuno degli artefici di allora a trasferire quell’esperienza nell’avventura di oggi».

Conosco i vantaggi che la Peugeot diesel avrà, in termini di erogazione, di coppia e di peso carburante

 

Sapevi già, sei mesi fa, che sareste arrivati con un poco di ritardo? Si poteva fare di più?

«Penso che Peugeot abbia fatto un lavoro molto buono. All’inizio c’era già da verificare che avessimo preso una buona strada, quella di una macchina polivalente. Poi, subito dopo, ha avuto inizio il grande, lunghissimo lavoro per la ricerca dell’affidabilità, che è l’ultimo a concludersi e che è quello che manca alla verifica dei fatti. Ho già partecipato allo sviluppo di macchine a due ruote motrici, anche molto diverse. Quella di Nasser, per esempio, era una “fuori pista pura”, una extreme off road car velocissima sulla sabbia ma un disastro sulle “strade”. Quella dell’anno scorso era un po’ meglio nei due sensi. Il fatto è che fare una macchina così concettualmente diversa, una macchina che non è un normale buggy ma una vettura veramente polivalente, che vada bene sicuramente sulla sabbia ma che non perda molto sulle “strade” e sulle piste guidate rispetto a una 4x4, è molto difficile. Sapete bene, o lo immaginate, inoltre, che non è facile costruire una macchina per la Dakar partendo da zero. C’è anche la scelta della motorizzazione, diesel in questo caso, che deve essere validata. Io ho guidato macchine a benzina e macchine a gasolio, e conosco i vantaggi delle une e i vantaggi che la Peugeot diesel avrà, in termini di erogazione, di coppia e di peso carburante. Insomma, è naturale che ci vuole un’evoluzione importante, e che l’evoluzione esige tempo».


Ma ti sembra che quella intrapresa sia la strada giusta?

«La strada. È una strada diversa, e non io ma il tempo dirà se è quella giusta. Comunque per arrivare a dirlo, intanto, bisognerà vedere che tipo di “strada” ha scelto l’organizzazione della Dakar per questa edizione. Se sarà una Dakar con più fuori pista e più sabbia, la Peugeot 2008 DKR sarà avvantaggiata. Se per contro ci sarà più pista e più strada, per noi sarà più difficile».

 

C’è un aspetto della 2008 DKR che ti ha sorpreso positivamente. Una caratteristica che si è dimostrata particolarmente efficiente?

«La sua caratteristica fondamentale è che si è cercato di fare una macchina che vada bene in fuori pista e non troppo male sul “camino”. Non è facile, non esiste la magia, e si deve azzeccare un compromesso giusto, e verificarlo in gara».

Abbiamo in programma di tornare in Marocco con l’ultima evoluzione della vettura, e verificare quali sono i vantaggi e le eventuali debolezze delle ultime scelte. Sarà un test cruciale.

 

Programmi a brevissimo termine, ce ne sono ancora, anche per la verifica delle ambizioni?

«Abbiamo in programma di tornare in Marocco con l’ultima evoluzione della vettura, e verificare quali sono i vantaggi e le eventuali debolezze delle ultime scelte. Sarà un test cruciale anche per la verifica delle nostre ambizioni. In ogni caso io vado alla Dakar per vincere, su questo non si discute. Vedremo se la macchina sarà a punto per farlo e, anche, se ne sarò capace io. In ogni caso c’è anche la grande ambizione di imparare tutto quello che è possibile su questa Macchina, sulla macchina alla Dakar e sulla macchina per la prossima Dakar».

 

Chi vince prima, tu la seconda Dakar o tuo figlio in Formula 1?

«Tutti e due, insieme. No, penso che siano sfide diverse, e che anche la sua sfida personale sia diversa dalla mia. Io l’ho aiutato all’inizio, adesso è la sua strada. Ha fatto un anno eccezionale, adesso vediamo come Carlos Sainz Jr se la cava con la sua nuova, grande avventura».

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