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Ingolstad, Germania, 31 Gennaio 2024. Grazie mille, siete stati fantastici, fondamentali. Audi è riuscita a vincere la Dakar nei tre anni del programma prestabilito e ora lascia per concentrarsi sull’avventura della Formula 1. Questo, più o meno, potrebbe essere il momento ufficiale in cui, oltre a Mattias Ekstrom, che un posto da qualche parte ce l’ha sempre, due dei protagonisti assoluti della Storia della Dakar sono “a spasso”, senza “lavoro”: Carlos El Matador Sainz e Stephane Monsieur Dakar Peterhansel. Vediamo che hanno fatto questi due. Sainz, già bi-Campione del Mondo WRC nel 1990 e 1992 con la leggendaria Toyota Celica, e dopo aver portato a battesimo la Polo WRC dell’impero Ogier, ha vinto 4 volte la Dakar in Auto con quattro Marche diverse, nel 2010 con Volkswagen, nel 2018 con Peugeot, nel 2020 con Mini e quest’anno con Audi. Peterhansel ha vinto 6 volte in Moto dal 1991 al 1998, sempre con Yamaha, e 8 in Auto dal 2004 al 2021 con Mitsubishi, Mini, Peugeot e ancora Mini. Pensare al Matador e a Monsieur Dakar disoccupati viene male, sembra impossibile, ma la realtà, in un senso o in un altro, è tutt’altro che una tragedia. Vediamo perché ragionandoci un po’ a fantasia libera, ovvero con i ben pochi punti fermi (e veri) del caso.
Carlos Sainz ha dimostrato che l’età anagrafica non conta. A 61 anni ha dovuto e deve faticare un poco di più per star dietro fisicamente al suo incredibile talento, vincere non è solo nel DNA, ma il risultato è sensazionale, entusiasmante. È uno cui piace correre e vincere, e soprattutto partecipare con tutto sé stesso alle vittorie che persegue con determinazione esemplare. Cioè non è solo un Pilota vincente, ma un collaudatore infallibile e uno sviluppatore formidabile. Le Macchine con cui ha vinto sono immancabilmente frutto anche del suo genio. Essere il Campione in carica della Dakar e saper dove mettere le mani per sviluppare o migliorare una Macchina vincente sono due tentazioni irresistibili, e sotto questo aspetto si può giurare che Sainz sarà al via della Dakar 2025. D’altra parte è evidente che, per rivedere Sainz senior nei suoi show al volante, ci vuole un progetto all’altezza del Pilota, sia come impegno tecnico che economico, di budget. In questo momento il progetto più promettente è quello di Dacia, che tuttavia ha già annunciato la sua formazione chiamando a guidare le nuove Sandrider Sébastien Loeb, Nasser Al Attiyah e Cristina Gutierrez. Una quarta Dacia? Irragionevole o pochissimo probabile (ci devono certamente aver pensato) visto che il programma è definito. Ci sono due progetti “acerbi”, quelli di Ford M-Sport, con la nuova Ranger guidata da Nani Roma, e di Century con il nuovo 4x4 CR7 in cui è “implicato” Mathieu Serradori. Poi c’è una seria possibilità di rilancio del progetto Mini, ora che il boss Sven Quandt, dismessi i panni di logistica e assistenza dell’archiviato Team Audi, può tornare a concentrarsi sull’attività della sua X-raid e delle sue Mini. E c’è semrpe Toyota per cui l’ingaggio di Sainz sarebbe oro colato. Le prime due sono vere e proprie sfide, tentazione che il gladiatore Sainz non può scartare a priori, il terzo e quarto progetto hanno le caratteristiche di continuità, sviluppo e potenzialità che si adattano al contesto dei tempi di crescita della Dacia, e dunque sono una realtà concreta di possibilità di difesa del Titolo.
Stephane Peterhansel, il discorso è diverso. Potrebbe essere molto diverso. In questi giorni si da per scontato che Edouard Boulanger, il navigatore degli ultimi anni, sia già a fianco di Al Attiyah sulla Dacia. Date retta, non c’è alcuna firma dunque non capisco come si possa dare per certo quel che non lo è ancora. Quel che alimenta la “certezza” è senz’altro un invitante e legittimo entusiasmo, una certa fantasia da scoop e, certamente, anche la mancanza di un programma definito e dichiarato di Peterhansel. Io leggo che dunque c'è la possibilità – Udite! Udite! – che Monsieur Dakar ponga fine alla sua strepitosa carriera. Non sarebbe raggiunta la quota tonda e iperbolica dei 15 trofei Tuareg, ma il suo record appare inviolabile e in ogni caso e, stimoli e ambizioni a parte, “Peter” davvero non deve dimostrare niente a nessuno, che non sia chiarissimo nell’evidenza della sua Storia irripetibile. Ora, io ho già sentito almeno un paio di volte Peterhansel parlare di ritiro, naturalmente sempre per dedicarsi ad altro (una volta anche il pensiero di tornare a correre per diletto in Moto), e immancabilmente sono arrivati altrettanti progetti troppo allettanti per essere scartati. Adesso, invece, non ne parla nessuno e lui non lo dice, ma ho la sensazione che potrebbe essere la volta buona. Buona non per smettere e uscire dall’ambiente, ma per dedicarvisi con un altro spirito e, soprattutto, per avere tempo per altri generi di avventure o di passioni (questa la so per certo, che ne ha). Certo, a 58 anni “Peter”, cui non mancano certo talento e capacità di fare, avrebbe ancora il tempo-Sainz per coprire l’intero ciclo di un grosso Progetto Dakar ma, ripeto, è sensazione, il momento mi pare perfetto per “mollare” e pensare ad altro. Per esempio a riunirsi alla compagna Andrea nella direzione del Team Yamaha Africa Eco Race. Per esempio per qualche scorribanda di tutt’altro genere sul Mediterraneo partendo dalla “sua” Corsica. Per esempio divertendosi a… vincere con le Moto vintage di cui è già, e ti pareva, Campione.
Insomma mi sentirei pronto per una doppia festa. Quella del nuovo Progetto Dakar di Carlos Sainz Senior e quella del nuovo Progetto Post-Dakar di Stephane Peterhansel! Che ne dite voi?
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