Il film su Ferruccio Lamborghini: poche auto e un po' in ombra. Enzo Ferrari fa l'antipatico

Il film su Ferruccio Lamborghini: poche auto e un po' in ombra. Enzo Ferrari fa l'antipatico
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Novanta minuti in cui la storia e una narrazione superficiale e distratta non rendono giustizia alla storia di un grande imprenditore
23 gennaio 2023

In un mondo in cui Amazon Prime Video e Netflix sfornano serie e film alla velocità della luce, a volte sarebbe meglio fare le cose con più calma e in maniera più precisa. 

Colti dall’entusiasmo che aleggiava attorno al biopic “Lamborghini: The Man Behind the Legend”, pubblicato da Prime Video, abbiamo deciso di dedicargli 90 minuti della nostra vita, come sarà andata?

Già di per sé, 90 minuti per raccontare le incredibili gesta di un giovane ingegnere che si cimenta nella produzione della 350 GT, l’“auto più bella de mondo” sono pochi, ma se questa ora e mezza viene poi infarcita di superficialità, la resa è veramente scarsa.

Le premesse per fare bene c’erano tutte, a partire dall’ottima biografia “Ferruccio Lamborghini, la storia ufficiale”, scritta dal figlio Tonino, passando dal cast di livello con Frank Grillo, che interpreta Lamborghini e Gabriel Byrne nei panni di Enzo Ferrari.

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Grillo, probabilmente anche a causa del regista, non appare mai convincente e sembra la classica caricatura che fanno in America degli italiani, mentre Byrne, che da parte sua avrebbe avuto un enorme potenziale, viene relegato a una manciata di battute, in cui interpreta un Enzo Ferrari che è tra l'antipatico e il maleducato.

Una scena davvero troppo breve quella che sintetizza l'inizio della rivalità tra il Drake e Ferruccio Lamborghini, quando invece avrebbe dovuto essere il cardine del racconto. Non c’è mai un vero approfondimento e anzi, la questione viene abbandonata dopo la prima scena e portata avanti da una gara su strada immaginaria tra Ferruccio ed Enzo, oltre a un breve flash del momento in cui viene presentata la Lamborghini 350 GT

Il regista, piuttosto, ha sprecato del gran tempo a romanzare scene di secondaria importanza, trovando scorciatoie narrative tali da rendere quasi impalpabile l’aspetto umano dei personaggi. Proprio quest’aspetto lascia l’amaro in bocca: la biografia di una persona così straordinaria, sognatrice e audace, diventa tutt’un tratto piatta, senza appeal; una specie di melodramma che ha la verve di una Fiat Tipo scarburata e la suspence di quando non trovi le chiavi dell’auto in tasca.

All’interno della narrazione, peraltro, viene completamente ignorato uno dei padri della Miura, Marcello Gandini. È vero, c’è un disclaimer a fine pellicola in cui si dice che personaggi ed eventi sono stati romanzati e in cui viene dato "espresso riconoscimento della ideazione e creazione della Lamborghini Miura al maestro Marcello Gandini e all'Ing. Paolo Stanzani, avendo omesso la loro presenza nel filmato solo per esigenze di narrazione cinematografica", ma forse non è abbastanza.

In che lingua guardarlo? Qui la scelta è ardua: il doppiaggio in italiano non è particolarmente ben riuscito, anche con diversi refusi, mentre se si guarda in originale, in inglese, gli autori hanno avuto la “brillante” idea di far parlare gli attori con un marcato accento italiano. In un modo o nell’altro, meglio focalizzarsi sul suono delle auto.

Ed è qui che bisogna fermarsi a riflettere, chiedendosi se valga la pena o meno di investire 90 minuti del proprio tempo con questo - film. La risposta non è scontata perché, se da una parte la tentazione di schiacciare un pisolino tra una scena e l’altra è forte, dall’altra non si può non soffermarsi sulla bellezza delle – poche - auto che vengono inquadrate e, per noi appassionati, forse già quello può essere ritenuto un motivo sufficiente. Tra la Lamborghini 350 GT, la Countach guidata da Ferruccio nella sfida con Enzo Ferrari e, infine la Miura, così come diverse auto del Cavallino, c’è sinceramente da rifarsi gli occhi.

Non resta che aspettare adesso l’uscita, prevista per il prossimo autunno del film su Enzo Ferrari ma il cast stellare che vede Robert De Niro, Penélope Cruz, Shailene Woodley, Patrick Dempsey e Adam Driver, non dovrebbe lasciare spazio ad un’eventuale delusione, soprattutto se si considera che il regista è il quattro volte candidato al Premio Oscar Michael Mann.

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