Ferrari, la recensione (con spoiler) del film sul Drake con Adam Driver

Ferrari, la recensione (con spoiler) del film sul Drake con Adam Driver
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Abbiamo visto in anteprima Ferrari, la pellicola su Enzo Ferrari di Michael Mann con Adam Driver nei panni del Drake. Ecco la nostra recensione (con spoiler) del film in uscita il 14 dicembre
12 dicembre 2023

L’aspetto che più colpisce di Ferrari, il biopic di Michael Mann sul Drake che abbiamo visto in anteprima in lingua originale, non è certamente l’accento italiano con cui parlano in inglese i protagonisti. Non si tratta di una prerogativa esclusiva del film su Enzo Ferrari, visto che anche in House of Gucci - che curiosamente vede lo stesso protagonista di Ferrari, Adam Driver - succedeva lo stesso. L’effetto, per chi è italiano, è quello di una macchietta del nostro paese, con i “signor” e “signora” lasciati in lingua originale, come il chiacchiericcio di fondo.

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Non sono nemmeno le scene delle corse, seppur ben realizzate e decisamente rappresentative di un’epoca pericolosissima del motorsport, in cui i piloti si lanciavano con protezioni minime su piste rudimentali rispetto agli standard di oggi, o, peggio ancora, sulle stradine tortuose che collegavano Brescia a Roma e ritorno. Come accadeva nella Mille Miglia, l’evento fulcro del film, ambientato nel 1957, un anno di dolore e di ricerca di riscatto per Enzo Ferrari, ancora devastato dalla prematura morte del figlio Dino, avvenuta un anno prima.

Non c’entrano nemmeno i piloti che Ferrari scelse per la Mille Miglia di quell’anno, molti dei quali non avrebbero visto la metà del decennio successivo. Peter Collins, destinato a morire nel 1958 in Germania, sbalzato dalla sua monoposto. Wolfgang “Taffy” von Trips, scomparso nel 1961 in un tragico volo sugli spalti a Monza in cui morirono anche quindici spettatori. E, soprattutto, Alfonso De Portago, il bellissimo nobile playboy su cui l’ombra della morte aleggia minacciosa sin dal momento in cui lo vediamo apparire sullo schermo. Sarà lo scoppio di una gomma sulla vettura del pilota, a far diventare la Mille Miglia che avrebbe dovuto essere un trionfo per il Drake una tragedia devastante. Lo schianto in cui avrebbe perso la vita avrebbe ucciso nove spettatori oltre al suo navigatore, Edmund Nelson. 

La parte più interessante del film non sono neanche le didascaliche spiegazioni che possono risultare ridondanti per chi conosce bene la storia di Enzo Ferrari, ma sono un male necessario per chi, come buona parte del pubblico americano, non la conosce. Così sentiamo Ferrari nominare più volte gli amici Campari e Borzacchini, la cui morte lo portò a smettere di correre. E vediamo i piloti scrivere struggenti lettere d’amore alle proprie compagne la sera della partenza della Mille Miglia. Un espediente narrativo per far comprendere come, negli anni Cinquanta, la morte fosse sempre presente sullo sfondo delle corse. Concetto, questo, rafforzato dalle crude immagini degli incidenti, a cominciare da quello che costò la vita a Eugenio Castellotti.

A colpire maggiormente non è nemmeno l’interpretazione di Adam Driver, sicuramente non aiutato dal punto di vista fisico dalla sua imponente statura, né tantomeno dal fatto che a quarant’anni vesta i panni di un uomo di quasi sessanta. Driver, però, ha indubbiamente lavorato sui manierismi del Drake, e con il suo talento riesce a far trasparire la fragilità dell’uomo pieno di contraddizioni e di dolore che si nasconde dietro alla figura pubblica.

Ciò che centra davvero nel segno, in Ferrari, sono le donne. Laura, la moglie, interpretata da Penélope Cruz. E Lina, la madre di Piero, incarnata da Shailene Woodley. Figure spesso derubricate a un ruolo marginale nella vita del Drake, acquistano tridimensionalità nella pellicola. È vero soprattutto per Laura, incarognita dalla vita, e fierissima nella sua incredibile fragilità. La vediamo sorridere alla foto di Dino nel mausoleo di famiglia, prima che le lacrime le riempiano gli occhi. Non dice nulla, ma è come se dicesse già tutto.

Non proferisce parola nemmeno quando, arrivata nel cortile della proprietà di Castelvetro di cui ha scoperto casualmente l’esistenza, vede un modellino di una Ferrari e capisce che, oltre all’amante, in quella casa abita anche un bimbo. Il figlio di Enzo. È uno dei punti focali di un anno, il 1957, che ben rappresenta le contraddizioni e le peculiarità di una vita che non potrebbe essere raccontata esaustivamente in un film. Ma che è un ottimo punto di partenza per conoscere una figura che ha fatto la storia dell’Italia, oltre che delle corse.

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