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Per anni esponenti politici di diverse fazioni hanno continuano a promettere l’abolizione del tanto detestato bollo auto. Inutile dire che il bollo auto ancora oggi gode di ottima salute, tanto da continuare a portare nelle casse dello Stato, o meglio, delle Regioni, la bellezza di 5 miliardi e 600 milioni di euro all’anno.
Via il superbollo, ma il bollo sarà più caro per tutti
Evidentemente non devono essere sembrati abbastanza e così sul tavolo del governo, all’interno del disegno di legge per il riordino della burocrazia automobilistica (che dovrebbe includere, dita incrociate, anche l’accorpamento di PRA e Motorizzazione), spunta l’aumento della tassa automobilistica.
Se questa proposta si dovesse trasformare in legge a partire dal 2015 le Regioni avranno la facoltà di aumentare il bollo auto fino al 12%. La brutta, anzi, bruttissima notizia, considerati i continui rincari che continuano a colpire senza sosta il mondo dei mezzi a motore, ne porta con sé una buona. Per fortuna.
Superbollo, un errore costato molto caro
Il Governo questa volta sembra davvero intenzionato ad eliminare in maniera definitiva il superbollo. Meglio tardi che mai dal momento che i dati disastrosi sul fallimento della tassa automobilistica extra per le auto più potenti sono noti da diverso tempo: - 14o milioni nelle casse dello Stato, a cui si devono aggiungere tutte le ricadute negative in termini economici di un intero settore (concessionarie, officine, ecc.), messo letteralmente in ginocchio per colpa di questa norma.
Il mercato delle auto potenti, nuove e usate, è letteralmente crollato e lo Stato è andato incontro ad una perdita secca. Un giro d’affari così mortificato si è tradotto subito in meno entrate nelle casse pubbliche in termini di IVA (meno riparazioni si fanno, meno carburante si eroga, meno gomme si vendono si traducono subito in minori entrate fiscali), senza contare i danni a lungo termine come le concessionarie chiuse che non pagano più tasse (vedi l’IRAP) e che non offrono più posti di lavoro, con ricadute sull’intera società. Speriamo dunque che sia davvero la volta buona per l’abolizione del superbollo, che senza mezzi termini va considerato un macroscopico errore fatto da una politica miope.
“Speriamo che sia davvero la volta buona per l’abolizione del superbollo, che senza mezzi termini va considerato un macroscopico errore fatto da una politica miope”
L'IPT cambia nome e diventa IRI: cosa significa
Di pari passo con il ridimensionamento che il governo ha imposto alle Province il disegno di legge del governo dovrebbe prevedere poi l’abolizione dell’IPT, l’Imposta Provinciale di Trascrizione, altra odiata tassa che si versa nelle casse pubbliche quando si acquista un’auto nuova o usata. Calma con gli entusiasmi però. La tassa non scompare, ma, come troppo spesso accade, cambia soltanto nome divenendo IRI, Imposta Regionale di Immatricolazione. Significa che i soldi invece che andare alle province andranno alle regioni.
Resta ancora da capire se l’IRI aumenterà rispetto all’attuale IPT e se cambierà natura. Mentre oggi infatti l’imposta di trascrizione si paga in base ai kW del veicolo in futuro il governo Renzi sembrerebbe intenzionato a renderla proporzionale al valore commerciale del veicolo.
Per conoscere come cambierà l’elefantiaco mondo fiscale e burocratico che gravita intorno all’auto non resta che aspettare di vedere la riforma trasformata in legge dello Stato. Un momento che potrebbe arrivare prima del previsto, dal momento che il disegno di legge potrebbe essere approvato dall’Esecutivo già a partire da domani.