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È un piccolo cocktail per il momento, con ingredienti da miscelare secondo proporzioni ancora indefinite per centrare il gusto di tutti, quello che inaugura la prima sessione di lavori per Smart Mobility Forum, a Milano. L'intenzione è unire le molte aziende interessate a valutare come sarà la mobilità aziendale dei giovanissimi nel loro futuro, quello di cittadini italiani con un grande passato nei motori ma forse meno mezzi di proprietà nel proprio box; quello dove si raggiunge la meta usando anche più mezzi di trasporto, pagandoli però insieme; dove contano il tempo e la praticità, o la connessione, più che l’immagine di un oggetto con quattro ruote non più status symbol come un tempo.
Se i cambiamenti sociali e tecnici, rapidi, sono all’occhio di tutti, gli esiti non sono definiti a lungo termine. Esiti in tipologia utilizzo, più che prodotto, secondo quanto si discute in questa community che vede protagoniste Alphabet insieme a DriveNow, Telepass e Legambiente, alla ricerca di ulteriori partner che ambiscano definire con anticipo come sarà la domanda del futuro mercato per adattarvisi al meglio. Le intenzioni espresse da Andrea Cardinali di Alphabet sono buone, ma il percorso non è in discesa sebbene si parli tutti i giorni di un futuro fatto di auto 100% connesse, ecologiche e magari a guida autonoma, specie in Italia. “Globalizzazione, urbanizzazione, regolamentazione, attenzione alla sostenibilità ambientale ed economica, cambiamenti culturali: sono i macro Trend che stanno trasformando il mondo e con esso la mobilità.”
Questa mobilità di cui tanto si parla sarà definibile Smart, certamente, perché molto più adatta al mondo del futuro, diverso da quello di pochi anni addietro, ma sono ancora parecchie le incognite sul lungo termine e allora meglio stare sul breve. Non a caso vengono mostrati oggi i risultati di una ricerca sui giovanissimi, la Generazione Z (chi ancora è nella teenage, o da poco possiede la patente, 14-22 anni) messa in parallelo a una medesima rivolta a chi gestisce le flotte aziendali, quelle di cui potranno fruire un domani non lontano i giovani non ancora entrati nel mondo del lavoro. La spinta che emerge è quella di avere non più solo l'automobile come prodotto su cui ragionare, a livello azienda, ma un insieme di servizi come diciamo spesso sulle pagine di Automoto.it. Fronti diversi da portare su un'unica piattaforma informatica, magari una App, contenuti cui forse la Generazione Z non è ancora pronta ora, perché oggettivamente non ha ancora misurato certi parametri. Non tutti oggi pensano alla patente ancor prima di compiere diciotto anni e non tutti hanno come modello quello di un’auto in proprietà da coccolarsi. Le grandi capitali vedono però già ora un decremento dei veicoli presenti, anche se la causa non è propriamente quella ecologica ma più di costo e praticità. Qui si potrà inserire un car sharing evoluto. Ai giovanissimi pare interessare più il parametro tempo di trasporto che mezzo utilizzato, più la flessibilità che l’immagine percepita. Ai gestori di flotte invece sembra interessare ancora la mobilità individuale, fatta dall’auto e ancor minimamente dallo sharing, che però è in crescita.
Gli uomini di Alphabet, che conta 650.000 veicoli in flotta su diciannove Paesi, propongono il nuovo servizio AlphaFlex, che esce dal concetto di auto come mezzo principe e unico di spostamento anche per le flotte, aprendosi ad altro, fissando un budget multi uso. Budget che assegnato su una mobility card può includere l'auto aziendale, conteggiata per lavoro ma anche in altri momenti per uso privato; un mezzo di trasporto pubblico; un taxi; un pagamento di parcheggio piuttosto che pernottamento o noleggio bici. Oggi meno del 10% dei dipendenti italiani ha l’auto aziendale, di uso esclusivo, con queste nuove formule a budget di uso anche privato l’auto in sharing potrà arrivare a una maggiore base. Il sistema in Olanda e Belgio è attivo, nel Bel Paese si scontra con alcune inerzie strutturali e non sappiamo dove andremo a finire fra trenta anni in Italia, ma sappiamo che queste attività pur se non generano un valore netto positivo nelle singole gestioni delle aziende (come avviene in altri settori rivolti al futuro, ndr) vengono spinte da alcuni colossi per prepararsi la clientela e il mercato del prossimo decennio. Visioni talvolta opposte, che lo Smart Mobillty Forum mira a unire per trovare idee utili a tutti.
Esempio di un certo appeal, tutto milanese, per ora, è quello di DriveNow, che propone con successo auto premium del gruppo BMW in sharing cittadino. Come spiega Andrea Leverano si colmano esigenze e gusti diversi in momenti diversi per la medesima persona. Legambiente dal canto suo non può che applaudire chi miri a ridurre i veicoli in circolazione, come ci dice Andrea Poggio, tenendo magari sotto un profilo aziendale aperto quella flessibilità utile a sfruttare rapidamente mezzi anche sempre più ecologici (basti pensare alla manutenzione, ndr) specie per chi si sposti più volte al giorno ed è la fetta di popolazione su cui poter agire con nuovi servizi, rispetto al classico automobilista di provincia che necessariamente continua a usare, quando capiti, la propria amata auto. Anche se le motivazioni non sempre sono quelle dell’ecologia ma della convenienza, il trend tracciato è quello. I servizi Telepass si sposano al concetto di flessibilità sotto unico cappello, anche per l’aspetto pagamenti: un soggetto in spostamento che paga i vari servizi con un singolo strumento che non è il contante, per carburante, mezzi pubblici, taxi, pedaggi o accessi aree urbane. Aggiungiamo noi che l’aspetto di coinvolgimento degli Enti locali e della Politica è quello che al meglio chiuderebbe questo cerchio, pensando a quella necessaria disponibilità, o spinta, utile a far provare sempre maggiormente certe soluzioni atte a rimpiazzare il mezzo proprio con relativi oneri quando si possa, scoprendo poi come singolarmente si adatti o meno alle singole esigenze. Di certo se alcune cittadine di contorno alle capitali (citiamo per esempio Monza, rispetto a Milano) avessero dei servizi car-sharing più attivi, convenienti, a servizi integrati, parecchi giovani potrebbero vivere più spesso la mobilità nei grandi centri in totale libertà e autonomia.